Brindisi a Hitler e rinvii a giudizio una curva in mano all’ultradestra
Pubblichiamo questo articolo preso dal web ma segnaliamo due inesattezze:
-l’oi! non è genere nazirock, ma un genere punk rock con tematche skinhead. Anche di destra ma, ovviamente, non nate in ambienti politici neri.
– gli Erode sono di sinistra e sono nati nei centri sociali.
Ma il sindaco attacca: “Dal calciatore una reazione impropria”.
Il retroscena «Heil Hitler». «Brucia l’ebreo». È la notte del 23 aprile 2007 e i muri della birreria Biergarten Centro del Lago di Buguggiate trasudano nazismo formato provincia. Mentre la carriera di Kevin Boateng sta svoltando — dall’Hertha Berlino al Tottenham, la squadra ebraica di Londra — uno zoccolo del becerume che cinque anni dopo gli vomiterà addosso cori razzisti facendogli saltare i nervi («una reazione indegna», dice il sindaco di Busto Arsizio), si è data appuntamento lì, a Bügügià, tra tavoli di legno e pinte di birra, per celebrare il compleanno di Adolf Hitler (con tre giorni di ritardo). All’epoca il locale è gestito da un signore che per gli ultrà “neri” della Pro Patria è una specie di totem. Si chiama Francesco Lattuada: per i camerati “Checco”. Già capogruppo di An, oggi è consigliere comunale del Pdl a Busto Arsizio. È anche tra i membri più in vista di “Ardito Borgo”. Che cos’è? Per il sito è «un’associazione culturale nata per offrire unalternativa giovanile» nella paludata Busto. A destra la chiamano aggregazione non conforme. Il “Borgo” organizza concerti di musica Oi!, sottogenere del punk rock meglio conosciuto come nazirock. I loro iscritti, molti sono vicini a Forza Nuova, sono collegati con la Skinhouse di Bollate e con i duri di Militia Como, altri due avamposti dell’estremismo nero in Lombardia.
Tre anni di vita quest’anno, il Borgo è considerato, di fatto, un solo corpo con gli ultrà della Pro Patria. Una sintesi che ha tra i suoi artefici proprio “Checco” Lattuada. Sul profilo Fb c’è una foto che lo ritrae nella curva bustocca, in balconata che è il posto dei capi: torso nudo, sciarpa biancoblu legata in vita, fiero saluto romano. Per filtrare il brodo di fermentazione che ha prodotto gli ululati contro Boateng, Niang e Muntari, può non essere un particolare trascurabile il fatto che quel brindisi in onore del Führer, andato in scena cinque anni fa e catturato dalle microcamere della Digos di Varese, a Lattuada è costato un rinvio a giudizio assieme ad altri 21 estremisti che vi parteciparono (c’è anche Rainaldo Graziani, figlio di Clemente Graziani fondatore di Ordine Nuovo). Il reato contestato è istigazione all’odio razziale e alla discriminazione.
La stessa che ha ispirato i «buu» dedicati a Boateng. Dice Gianluigi Farioli, primo cittadino di Busto e collega di partito di Lattuada, che il Boa «ha avuto una reazione impropria », spropositata rispetto agli sfottò di «una sparuta minoranza della curva». Ora: questo è il punto. O uno dei. Davvero gli ultrà che hanno preso di mira il centrocampista del Milan per il colore della sua pelle sono una minoranza della curva della Pro Patria?
In città, 90 mila abitanti, medaglia d’oro della resistenza, sono in molti a dubitarne. Ecco il ragionamento informale di un investigatore che controlla i movimenti delle tifoserie sportive estremiste e razziste della provincia varesotta, un laboratorio molto borderline nel quale la palma dei più violenti spetta ancora ai ‘Blood and Honour’ del Varese. «È vero che si giocava col Milan, ma 200 ultrà della Pro Patria schierati il 3 gennaio in un giorno feriale alle due e mezza del pomeriggio, non si vedevano dal ‘45…». Quei cori martellanti spediti contro i giocatori di colore del Milan, insomma, potrebbero non essere affatto una «genialata» — dice così il poliziotto — buttata lì a casaccio da «gente che non vediamo mai allo stadio e che non c’entra con la tifoseria biancoblu» (così il presidente della Pro Patria, Pietro Vavassori).
La sensazione è che il pacchetto-Boateng, non un inedito per la curva bustacchina, sia deflagrato, in realtà, in modo tutt’altro che imprevisto da parte dei leader della curva. Un’esibizione organizzata, magari proprio con l’intenzione di «fare casino», sfruttando la visibilità offerta da una squadra blasonata, e seguita in tutto il mondo, come il Milan. Sullo sfondo di un pomeriggio storto emergono dettagli che rendono il clima e raccontano l’ambiente di una «certa Busto», come la definisce Gennaro Gatto che è responsabile di un osservatorio sulle nuove destre in provincia di Varese. Un’altra data. Quattro giugno 2011. La festa è intitolata “Avanti le pinte”. La organizzano gli ultras della Pro Patria e quelli di Ardito Borgo. «Tra sedi chiuse e altre vicende ben note (incidenti allo stadio e azioni della magistratura, fari puntati anche sulla sezione locale degli Ultras Italia che seguono la Nazionale esportando all’estero i saluti romani) — spiegano i camerati — abbiamo deciso di unire le forze e dimostrare che non molliamo». Pro Patria.
Alla squadra di calcio il gruppo Oi! “Erode” ha dedicato una canzone. A premiare la tifoseria biancoblu, invece, ci ha pensato la Regione Lombardia. Il primo giugno 2011 l’ex assessore allo sport leghista Monica Rizzi l’ha insignita del prestigioso premio “Rosa Camuna”, massima onorificenza concessa dal Pirellone come esempio positivo a sostegno di una squadra di calcio. Hitler, i saluti romani, le croci celtiche, il nazionalismo xenofobo e razzista, sono solo minuzie.
da www.osservatoriodemocratico.org, articolo di Paolo Berizzi
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