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Chi non ha capito che cos’è la resistenza

Il suo titolo “Chi vuole cambiare la Resistenza” di per sé dà già il senso della cosa: molta superficialità del giornalista e strumentale miopia.

Oggi più che mai la festa del 25 Aprile non deve cadere nella vuota ricorrenza, teatrino per politicanti sempre pronti a prendere la parola per strumentalizzare questa data per i propri interessi. Molto spesso politici provenienti da percorsi avversi a quei valori hanno tentano di snaturare quella giornata, arrivando ad affermare che si sarebbe potuto chiamarla la “Giornata della Libertà”, in modo da farci stare anche un omaggio ai defunti fascisti.

Solo su una cosa si può essere d’accordo con Boffo: non permetteremo che si cambi il significato della Resistenza, proprio alla luce del bisogno (sottolineato ad esempio anche dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di porsi il problema di come continuare a trasmettere i valori fondanti della lotta di liberazione dal nazifascismo all’interno della società attuale.

La risposta a quella parte di questo paese che vorrebbe, riuscendoci in parte, ridurre i valori della lotta di Liberazione a pura e semplice retorica, così come relegare questa importante giornata alla celebrazione fine a sé stessa, non potrà che essere sempre più determinata.

Oltre che far finta di non comprendere le riflessioni di alcune Sezioni Anpi sul senso della resistenza, quando dice: “Crediamo che trasmettere la memoria sia garanzia per il futuro, ma non dovrebbe diventare la scusa per rimanere fermi al passato e fare sterile esercizio di retorica”, Boffo si spinge oltre, snaturando il senso dell’appello delle diverse sezioni ANPI che ieri hanno partecipato allo spezzone più numerose di quell’altrimenti stanca processione: quello che parlava il linguaggio della lotta notav, della resistenza contro il salvinismo, dell’opposizione agli sfratti della povera gente in periodo di crisi. I valori della Resistenza non vengono intesi come vorrebbero questi individui, cioè sull’importanza del 25 Aprile come ricorrenza ma con l’attualità dell’Antifascismo nella società odierna.

Nel caso specifico trascurando (volutamente?) quella che è stata la vera essenza dell’Antifascismo, Boffo sostiene addirittura che le questioni riportate da alcune sezioni dell’Anpi all’attenzione di tutti e tutte siano: “uno strumentalizzare la lotta di Liberazione per ragioni che nulla hanno a che fare con quella causa, e quel momento storico”.

I nuovi fascismi, intesi anche come svolte autoritarie di una parte dello Stato, la distruzione ambientale, il rispetto delle comunità locali, sono le basi di un dibattito importante che ha preso piede all’interno di alcune sezioni animate da una nuova vitalità: fatevene una ragione!

Quando intoniamo le note di Bella Ciao, non è per moda o per una ricorrenza legata a un certo contesto storico che lo facciamo. Ieri come oggi i valori che migliaia di partigiane e partigiani ci hanno lasciato rimangono gli stessi. Rendere quei valori delle basi da cui partire per una società diversa è sempre stato il compito delle generazioni future; ne sono la testimonianza proprio la storia delle lotte contadine, operaie, studentesche che hanno avuto inizio dal 25 Aprile in poi e che sono state la linfa che ha animato le idee di uguaglianza e di diritti che hanno portato alla seppur limitata società attuale.

Il revisionismo di una parte della destra, peggio ancora di una parte della sinistra, sulla lotta di Liberazione in un certo modo è individuabile all’interno della logica sull’appiattimento delle differenze. Tuttavia da parte di questi soggetti vi è almeno un atto di sdoganamento coerente con il proprio progetto. Ma nel caso del caporedattore de La Stampa siamo arrivati all’ennesima prova che si scrive tanto per farlo, redigendo commenti senza arte né parte che si legano benissimo con quell’ignoranza che vuole fare del 25 Aprile una ricorrenza e basta. Relegare la festa di Liberazione a una giornata che celebra un momento storico dato, persino i vertici dell’Anpi non lo considerano desiderabile.

Quanto all’accusa di Boffo che i notav costituiscano una “ditta protestataria”, questa boutade non può che suscitare grasse risate. Tra cooperative mangia-appalti, professionisti dei bandi, sindacati in decomposizione, partiti politici e candidati sindaci tutti gli spezzoni del corteo del 25 aprile erano costituiti da gente che con la politica ci campa. Chi era lì non per timbrare il cartellino alla “rituale fiaccolata” che tanto appaga Boffo ma per festeggiare sinceramente il 25 aprile con canti e contenuti era nello spezzone più grosso del corteo: lo spezzone delle lotte sociali.

Molti sono morti senza poter vedere la Liberazione, convinti che il loro sacrificio ci avrebbe comunque condotto all’alba di una vita libera e di diritti uguali per tutti/e, chissà che cosa avrebbero detto quelle donne e uomini della pochezza non solo dei politicanti di oggi ma anche di quella di un certo giornalismo!

Soprattutto alla luce di un’Europa che alza muri anziché accogliere e sostenere chi scappa da una guerra o semplicemente chi vuole cambiare vita, si impone l’impegno di un Antifascismo che non ha limiti di contenuti.

Un Antifascismo che ci fa dire: “Partigiani Sempre”.

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