Da Lotta Continua a Casapound
Che la causa dei due fucilieri italiani detenuti in India con l’accusa di duplice omicidio per aver sparato a due pescatori indiani fosse molto cara a Toni Capuozzo è noto da tempo. Che il giornalista, inviato di guerra e vicedirettore di Canale 5 fosse vicino a Casapound pure. Anche se l’interessato smentisce non mancano le occasioni di ricordarglielo. A ribadirlo l’incontro che si è tenuto sabato 10 maggio a Milano. Location prescelta il prestigioso hotel Gran Visconti che ha affittato una sala conferenze ai fascisti del Terzo Millennio per la “Presentazione della perizia tecnica” redatta guardacaso da Luigi Di Stefano, sedicente ingegnere e padre di Simone di Stefano, candidato sindaco per Casapound alle ultime amministrative per il comune di Roma. A moderare l’incontro Gianluca Veneziani, giornalista di Libero e dell’Intraprendente, quotidiano on line diretto da Giovanni Sallusti (nipote di Alessandro). Come è noto la vicenda in questione è stata assunta come propria dall’estrema destra, a partire da Forza Nuova fino a Fratelli d’Italia: dietro le parole d’ordine “riportiamo a casa i nostri marò” si scatenano fanatismi nazionalistici conditi con un po’ di mistificazioni (le vittime dell’intera vicenda infatti sembano essere i due fucilieri e non i due pescatori uccisi Ajesh Binki e Valentine Jelastine), pietismi vari e tanta disinformazione.
Sulla perizia tecnica e sul suo illustratore, ma in generale sull’intera vicenda dei marò vi invitiamo a leggere l’articolo pubblicato sul blog di Wu Ming “I «due marò»: quello che i media (e i politici) italiani non vi hanno detto”.
Per quanto riguarda Capuozzo, già il 26 marzo 2009 fu ospite di Casapond, nella sede romana di via Napoleone III sul tema “Il giornalismo come coraggio” e oggi gira l’Italia divulgando la tesi complottista secondo la quale le autorità indiane manipolando prove e dati ufficiali avrebbero incastrato Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in un crimine che non avevano commesso. Tesi avvalorata dalle strampalate perizie di Luigi di Stefano, ritenute poco credibili anche in Italia. Resta un mistero come un giornalista proveniente da Lotta continua, vicedirettore di un Tg nazionale e inviato di guerra di chiara fama sia diventato da icona del giornalismo d’assalto a icona di Casapound e famiglia. Qui forse sarebbe il caso di scomodare Voyager, anzi no forse è meglio Cazzenger.
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