Firenze. Due giorni di resistenza contro istituzioni e fascisti
La polizia fa irruzione nello stabile occupato di via del Romito 55. Pochi secondi prima, un compagno del Movimento che si trovava all’esterno dello stabile viene immotivatamente prelevato e portato nel piano delle celle di sicurezza della Questura di Firenze. Dopo aver fatto un vero e proprio ostaggio, la polizia inizia le operazioni si sgombero. Gli occupanti resistono sul tetto e all’interno dell’edificio sedendosi per terra e rifiutandosi di uscire. La polizia interviene con violenza e trascina fuori, uno dopo l’altro, uomini, donne e bambini e ferendo a colpi di botte alcuni occupanti.
Ore 10:00.
Le operazioni di sgombero finiscono, e il compagno portato in Questura viene rilasciato senza accuse. Le famiglie sgomberato raggiungono il Servizio Sociale del Comune di Firenze in via Corridoni per rivendicare soluzioni abitative. La polizia sbarra l’ingresso e chiude di fatto gli uffici.
Due occupanti si arrampicano sull’edificio fino a salire sul tetto, prendendosi gioco del vergognoso dispositivo di polizia schierato per zittire le proteste contro un amministazione comunale che si sta facendo sponsor di una campagna di sfratti e sgomberi senza offrire alcun tipo di soluzione all’emergenza casa.
Ore 15:00.
Le famiglie sgomberate decidono di accamparsi sotto gli uffici comunali in risposta alla netta chiusura del Servizio Sociale di ascoltare le proprie istanze. Si montano le tende in strada e anche sul tetto, dove gli occupanti continuano a resistere. Molti abitanti del quartiere mostrano la loro solidarietà, fimando l’appello contro gli sgomberi e portanto alle famiglie cibo e bevande.
Ore 17:00.
Più di cento persone tra uomini, donne e bambini scendono in strada in via della Piazzola, zona Cure, per respingere la provocazione fascista architettata dal verme Donzelli (Fratelli di Italia). Il comizio per richiedere lo sgombero dello stabile occupato della Querce e di via Aldini e aizzare all’odio razzista è costretto a svolgersi lontano dalle case occupate, circondato da poliziotti e tra una valanga di fischi ed insulti.
Mercoledì.
Ore 9.00.
Polizia e Ufficiale Giudiziario si presentano all’occupazione di via Baracca 25 per eserguire uno sgombero ordinato dal Tribunale ed eseguire l’ordinanza di “rientro in possesso” richiesta dalla proprietà. Un presidio di cinquanta persone impedisce lo sgombero e la truppa si ritira.
Ore 17.30.
Più di duecento persone si ritrovano in Piazza Tanucci per manifestare contro gli sgomberi e l’amministrazione Comunale. Il corteo sfila nel quartiere di Rifredi. Dopo essere passati dallo stabile sgomberato di via del Romito 55 (dove decine di poliziotti fanno la guerdia alle case vuote), il corteo raggiunge la tendopoli in via Corridoni. Dopo più di 24 ore di presidio sotto il Servizio Sociale gli occupanti scendono dal tetto e si uniscono al corteo, mentre continuano a tacere l’amministazione comunale che fa orecchie da mercante quando si tratta di ascoltare chi vive le problematiche sociali in città. La manifestazione finisce davanti alla sede del Partito Democratico, dove per la terza volta in poche settimane le famiglie sfrattate vanno a protestare contro i responsabili del massacro sociale in atto. Almeno cinquanta poliziotti impediscono ai manifestanti di avvicinarsi… alla faccia della “sede sempre aperta al dialogo” di cui parla sui giornali il segretario del partito!
Insomma, nelle giornate di martedì e mercoledì, è continuata ad andare in scena la guerra che da alcuni mesi sta vedendo famiglie in emergenza abitativa resistere colpo su colpo ai duri e vergognosi attacchi portati avanti da un fronte che vede Prefettura, Questura, Comune, Regione e un ventaglio di forze politiche che va dal Partito Democrativo fino a Fratelli d’Italia e alla Lega Nord uniti nell’affrontare la questione casa come problema di ordine pubblico.
Il tentativo di spezzare le lotte a forza di sgomberi violenti e legislazioni punitive e peggiorative (dal Decreto Lupi alla Legge Saccardi), come continua a dimostrarsi, non può che fallire di fronte alla determinazione di centinaia di uomini e donne di rivendicare a testa alta il diritto alla casa, denunciare le responsabilità politiche dell’emergenza e praticare il diritto alla legittima difesa di fronte alla negazione dei propri bisogni.
Compagni presi in ostaggio, minacce di “prendersi i figli” rivolti alle famigle occupanti, minacce di espulsione ai migranti e un livello di violenza poliziesca che cresce di settimana in settimana non fanno che nascondere le profonde difficoltà politiche in cui le lotte stanno costringendo le controparti.
Nella città del Premier, il sogno renziano di governare senza opposizione sociale – nonostante gli eserciti di polizia impegnati nell’impresa – è costretto a fare i conti con i bisogni e le istanze che provengono dal basso. Prima o poi se ne faranno una ragione.
A presto nelle strade!
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