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I servizi tedeschi hanno sabotato le indagini sui killer neonazisti?

Sulle complicità tra servizi segreti tedeschi ed organizzazioni terroristiche neonaziste stanno emergendo sempre più elementi, anche se i quotidiani di Berlino si concentrano più che altro sugli aspetti ‘di costume’ della vicenda legata ai componenti della cosiddetta Nsu. Ad esempio nei giorni scorsi il quotidiano Sueddeutsche Zeitung parlava di Beate Zschaepe, l’unica superstite del gruppo di fuoco di ‘Clandestinità Nazionalsocialista’ sgominato a novembre, con toni da cronaca rosa: la 36enne, in carcere con altri quattro sospettati di aver favorito o partecipato alle attività criminali della Nsu, vive in isolamento con un’ora d’aria al giorno, a fumare una sigaretta dietro l’altra e a ricevere posta dai fan, comprese alcune proposte di matrimonio. Intanto è stato annunciato l’abbattimento della casa appartenente ai tre neonazisti ritenuti responsabili di aver ucciso 9 immigrati – otto turchi ed uno greco – ed una giovane poliziotta tra il 2000 ed il 2007. Il consiglio municipale di Zwickau vuole così tentare di eliminare ogni traccia della passata presenza della gang di estrema destra, anche perché la cittadina tedesca sarebbe nel frattempo diventata meta di pellegrinaggio non solo per turisti curiosi ma anche per neonazisti di varia provenienza. Gossip a parte, la Zschaepe si rifiuta di collaborare alle indagini e tiene la bocca chiusa. Anche perché sull’unica sopravvissuta della cellula neonazista la polizia tedesca sembra non avere prove sufficienti di una partecipazione diretta alla catena di omicidi.

Risultato dei depistaggi scientificamente orchestrati dai servizi segreti di Berlino? Può darsi. E’ la stessa polizia a lamentarsi delle coperture e del sostegno accordato alla Nsu da pezzi interi degli apparati di sicurezza tedeschi. Collaborazioni tali che non è chiaro se siano stati i servizi a infiltrarsi nei gruppi dell’estrema destra o il contrario. Il Bild am Sonntag è tornato a scrivere sul fatto che l’intelligence della Turingia ha sabotato il lavoro della polizia.
Secondo il giornale nel 2000 i servizi segreti locali hanno tentato, senza successo, di mettere a disposizione di un informatore e funzionario del partito di estrema destra Npd, Tino Brandt, alcune migliaia di marchi per procurare passaporti falsi al trio di persone riconosciute oggi come il nucleo dell’Nsu, responsabile di omicidi, attentati e rapine. L’intelligence sperava in questo modo di riportare allo scoperto Beate Zschaepe, Uwe Mundlos e Uwe Boehnhardt, spariti ‘nel nulla’ nel 1998 dopo il passaggio in clandestinità. Per arrivare a un contatto diretto con i tre ricercati i servizi puntavano a far affermare nel giro dell’estrema destra la figura di Brandt, allora a capo del gruppo ‘Difesa della patria della Turingia’, gruppo formato per espresso intervento dei servizi, di cui faceva parte il trio. All’informatore dell’Npd i servizi avrebbero per questo confidato informazioni riservate sulle indagini della polizia in corso su di lui. Brandt – cui era stata promessa una ricompensa da 10mila marchi per la cattura dei tre – sarebbe stato avvisato che la sua casa era sotto controllo e quale tipo di automobile stesse usando la Polizia per i pedinamenti. In un caso gli ‘spioni’ avrebbero addirittura seguito l’auto della polizia che lo teneva d’occhio. Intanto secondo i responsabili dell’inchiesta i componenti della Nsu si sarebbero resi responsabili anche di una serie di attentati incendiari ai danni di immigrati turchi, ma non solo, nel territorio della Saarland. La Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive che le attività della National Sozialistich Untergrund comprendeva una decina di roghi di case abitate da immigrati nella località di Volklingen che provocarono almeno 20 feriti, di cui alcuni gravi. Di fronte a questi nuovi sviluppi, le autorità del land hanno deciso di riaprire le indagini anche su un attentato dinamitardo contro un’esposizione dell’esercito nel 1999. All’epoca la Saarland ospitò un’esposizione contro i crimini dell’esercito nazista durante la seconda guerra mondiale. Un luogo simbolico, dato che il Bundesland fu un protettorato francese dopo la fine del conflitto, e ritornò alla Germania solo con un referendum popolare svoltosi nel 1957. L’esposizione fu duramente contestata dall’estrema destra e ora pare che tra gli organizzatori dei picchetti e delle minacce organizzate contro i responsabili della mostra ci fosse uno dei componenti della rete terroristica legata alla Nsu. Una rete terroristica ben più ampia di quello che gli inquirenti e i responsabili dell’ordine pubblico di Berlino lasciano intendere, e comunque ben più ramificata di quel manipolo di killer casualmente non più in grado di fornire elementi visto che si sono opportunamente ‘suicidati’. I complici della Zschaepe – il 38enne Uwe Mundlos e il 34enne Uwe Böhnardt – sarebbero stati infatti trovati già morti il 4 novembre scorso a Eisenach all’interno di un furgone da campeggio, segnalato alla polizia come veicolo di fuga dopo una rapina in banca. Secondo la controversa e contestata ricostruzione ufficiale, vistosi circondato dai poliziotti Mundlos avrebbe ucciso Böhnardt con un colpo di pistola alla testa e poi si sarebbe tolto la vita, non prima di aver dato fuoco al furgone cancellando numerose tracce. 
Della messa fuori legge – ventilata nelle scorse settimane anche da esponenti del governo Merkel – delle organizzazioni dell’estrema destra che si richiamano al neonazismo – non si parla più. Eppure la vicenda dell’NSU non è episodica né isolata. Sarebbero almeno altre 138 le persone uccise da attivisti dell’estrema destra tedesca solo dal 1990 ad oggi. Soprattutto immigrati, ma anche avversari politici, senzatetto considerati «asociali», agenti di polizia.

di Marco Santopadre per http://www.contropiano.org/

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