La Questura di Torino ha toccato il fondo?
Il giorno in cui un manifestante 18enne è stato trattato come un mafioso.
Che l’isteria politico-mediatica seguita al corteo antifascista di Torino dello scorso 22 febbraio esigesse a stretto giro un’operazione repressiva da esibire alle telecamere era piuttosto prevedibile. Per giorni sindacati di polizia e politici avevano strillato la propria indignazione invocando pene esemplari per chi era sceso in piazza contro i fascisti di Casapound e la macchina sbirresco-giudiziaria non ha perso tempo a mettersi in moto. D’altronde anche le perquisizioni e l’arresto di un compagno scattati la mattina stessa del corteo in maniera del tutto intimidatoria e preventiva lasciavano intravedere quanto in basso fosse disposta a spingersi la Questura torinese.
Pur con queste premesse, l’operazione di ieri che ha portato ad arresti, misure cautelari e perquisizioni è riuscita comunque a toccare nuove vette in termini di pateticità. I giornali hanno subito ripreso gongolanti la notizia, per darla in pasto all’opinione pubblica con la solita insistenza e dovizia di particolari (e di inesattezze). Giustizia è fatta! E giù di dichiarazioni compiaciute a reti unificate.
Vale la pena di soffermarsi in particolare sulle modalità dell’arresto di Jacopo, studente di 18 anni per il quale il GIP ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero (l’immancabile Rinaudo) della detenzione in carcere. Chissà che soddisfazione nel privare della libertà un ragazzo appena maggiorenne, sbattendolo in una cella e costringendolo a saltare giorni di scuola per aver preso parte a una manifestazione. Un’operazione così brillante meritava certo tutti gli onori del caso e Jacopo è stato trattato alla stregua di un mafioso, al punto da riprendere e diffondere le immagini del suo arresto all’alba e del suo arrivo in Questura scortato da una manciata di energumeni armati. Una messinscena patetica tutta a favor di telecamere, con tanto di mezzi della polizia che ripartono sgommando a sirene spiegate. Alcuni quotidiani torinesi ci hanno visto un boccone particolarmente gustoso e non hanno esitato a ripubblicare le immagini dell’arresto (peraltro in barba a qualsiasi norma deontologica in materia).
Insomma, la Questura di Torino ha davvero raschiato il fondo, ma bisogna ammettere che lì in basso trovano sempre compagnia.
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