Roma, l’infamia di Casapound non risparmia i bambini
E’ notizia di oggi che i cugini poveri di Matteo Salvini hanno tentato un blitz nei pressi del campo nomadi di via Cesare Lombroso, a Roma, impedendo di fatto l’uscita alle 200 persone residenti all’interno. Tra queste circa 90 bambini che si apprestavano ad andare a scuola come ogni mattina e che, di fatto, rappresenterebbero il vero obiettivo dell’iniziativa promossa dal Blocco Studentesco. Il fine era quello di rispondere a non meglio precisate “prepotenze” di persone appartenenti alla comunità rom, sulle quali ultimamente si è tentato di riversare ogni tipo di nefandezza avvenuta nella capitale.
Evidentemente il nuovo fronte dei camerati per il radicamento nelle scuole è questo! Proviamo un po’ ad immaginare gli impavidi fascistelli mentre si scagliano con tutta la loro forza contro dei ragazzini (si parla di scuole elementari e medie!) colpevoli, a loro detta, di lanciare pietre ai compagni di classe italiani. Viene da chiedersi se queste persone sono mai davvero entrati in un istituto scolastico! Quale potrà essere il nuovo passo della campagna? Chiedere il documento a chi ruba le merendine negli asili?
Si è andati ampiamente oltre al senso del ridicolo (e del pudore…), e ci sarebbe da ridere se la situazione non fosse tragica. Episodi come quello di oggi non servono ad altro se non ad aumentare l’astio tra gli abitanti dello stesso quartiere, a incentivare dinamiche razziste di esclusione che aiutano solo coloro che soffiano sul fuoco della guerra tra i poveri per ricevere un tornaconto personale, magari a fini elettorali.
Alla becera propaganda dell’odio, fortunatamente, si oppongono spaccati di vita reale e di movimento, che proponendo la via della resistenza quotidiana contro lo sfruttamento e la privazione delle nostre vite ci ricordano quale obiettivo perseguire giorno dopo giorno.
Respingere queste provocazioni e ricacciare razzisti e fascisti di ogni sorta nelle fogne da cui sono venuti deve essere il primo passo per riprendersi pezzo dopo pezzo i quartieri e le città per non abbandonarli al triste degrado della segregazione.
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