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Salvini, il vecchio che avanza

Arrivato negli Stati Uniti si è precipitato a Filadelfia per incontrare Trump, l’occasione un convegno a sostegno del candidato repubblicano alla casa bianca. Una foto, qualche battuta e via, che Donald non ha molto tempo da perdere, la candidatura alla presidenza degli USA non è certo un qualcosa di cui Salvini può rendersi conto, lui che rincorre banchetti in giro per l’Italia, preferibilmente al Nord, con le sue ridicole felpe e vecchi slogan. Vederlo poi davanti alla statua di Rocky, bisogna dire che non da proprio un’immagine del nuovo che avanza.

Ridicole maschere dell’ennesimo vecchio che avanza, nonostante tenti in ogni modo di cercare di rappresentare il politico vicino alla gente, al territorio: quella di Salvini è un’apparenza che si scioglie al sole. Un partito ben ancorato ai rapporti clientelari e di potere, dove appunto i legami con quei settori tessono ragnatele sempre più utili al vecchio più che a un presunto nuovo modo di fare “politica” di cui Salvini parla.

Se c’è qualcosa di vero è che la Lega e il suo “nuovo” leader (a parte un leggero distacco avvenuto nel 1994, che portò alla caduta del primo governo Berlusconi) sono stati sin dal 1993 il più fedele alleato dei lunghi anni di governo sotto la benedizione dell’ex Cavaliere. Lo stesso Salvini è in politica da 22 anni, di lui tutto si può dire tranne che sia “nuovo” nella cosa pubblica e senza peccato sulle responsabilità della politica che fino ad oggi ha governato questo paese.

Dai diamanti di Belsito, agli scandali di rimborsopoli in Piemonte, dagli arresti del braccio destro di Maroni per associazione a delinquere in Lombardia, fino al buco e successiva chiusura del “quotidiano” la Padania (di cui non si sente certo la mancanza) con uno spreco di almeno 61 milioni di euro pubblici. Anche in Liguria la Lega non se la passa bene, anche lì un filone d’inchiesta su presunti rimborsi illeciti, nel Veneto di Zaia alcuni leghisti sono sotto inchiesta per tangenti, e così via.

Alla fine “cambiare tutto, perché nulla cambi”, e questo accade anche tra le fila della Lega Nord.

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