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Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava. L’estratto è dedicato in particolar modo al concetto di Composizione nell’interpretazione che ci offre Soulèvements de la Terre a partire dalla sua esperienza concreta.

Composizione

Preferiamo la parola composizione alle metafore militari come “alleanze” e “fronti”, che evocano unioni utilitaristiche in cui ogni fazione rimane sulla propria posizione. La “composizione” è molto più di una confluenza effimera contro un nemico comune che funge da elemento unificante. Le lotte sociali di oggi sono scandite dal ritmo dell’”intersindacale”, l’ecologia istituzionale si struttura attorno a iniziative “inter-organizzative”. Questo vocabolario diplomatico tradisce la natura burocratica di tali alleanze. Grosse strutture si uniscono, ma il più delle volte sembrano assommare la rispettiva inerzia. Fondandosi sul consenso unanime delle sue parti, queste coalizioni finiscono troppo spesso per favorire il loro mantenimento invece che le reali dinamiche del movimento. Ma la composizione è tutt’altro discorso.

In meccanica si parla di “composizione di forze, velocità e movimenti”. In ambito tipografico, si parla di “assemblaggio di caratteri”. Ma la fonte più suggestiva è sicuramente la composizione musicale, che richiede senso dell’armonia, dell’orchestrazione e senso dei contrasti. Ma come definire la “composizione” in senso politico? Con Gilles Deleuze, diremmo che è una «strana unità che si dice soltanto del molteplice»1. Non si tratta né dell’unità superficiale dell’alleanza, né dell’omologante integrazione in un gruppo tale da cancellare le singolarità e le contraddizioni.

Fin dall’inizio, i Soulèvements de la Terre sono stati una dinamica di composizione. Nell’inverno del 2021 si sono riunite forze a priori estranee tra loro. Questo movimento è una polifonia in cui si intrecciano: 

– giovani attivisti e attiviste per il clima, stanchi di marce pacifiche e di trovate effimere, alla ricerca di una risposta concreta e duratura per affrontare la catastrofe climatica;

– abitanti in lotta, che si organizzano a livello locale per difendere il loro territorio minacciato da un progetto di infrastruttura, intraprendendo azioni legali e azioni dirette, riuscendo così a vedere più lontano del recinto del loro giardino;

– contadini e contadine, iscritte o meno al sindacato, desiderose di far rivivere l’eredità del movimento contadino e i tempi in cui la Confédération paysanne era la spina dorsale dell’altermondialismo, con l’obiettivo di ristabilire un equilibrio di potere attorno alle questioni fondiarie discostandosi dal corporativismo;

– abitanti delle ZAD, che hanno constatato che l’occupazione è uno strumento potente, ma non una formula miracolosa, e che vogliono così continuare a far vivere quella composizione vittoriosa contro questo o quel progetto al fine di affermare un rapporto di forza su scala nazionale;

– Fautrici e fautori dell’autonomia politica spinti dal desiderio di organizzarsi a partire da una rete di complicità al di là della propria cerchia radicale, per travalicare i confini stretti della manifestazione urbana e diffondere pratiche di attacco e prospettive rivoluzionarie.

A queste forze già impegnate si aggiungono gradualmente una molteplicità di gruppi e organizzazioni. A priori, cosa hanno in comune? Non molto, se ragioniamo in termini di identità e di portata. Se infatti si fossero riunite sulla base di un previo accordo politico e teorico, le parti si sarebbero accapigliate su questioni tanto essenziali quanto il ruolo dello Stato, l’uso della violenza politica, l’analisi delle cause del disastro ecologico, la questione democratica… Se invece riescono a comporre insieme, è innanzitutto per via di una stessa valutazione strategica e un campo d’azione comune. La necessità di congiungere le lotte contro l’accaparramento di terra e acqua da parte del sistema agroindustriale con quelle contro la voracità delle metropoli che riversano sul mondo un flusso continuo di cemento. La necessità di intensificare blocchi, disarmo e occupazioni in tutta la Francia per instaurare un rapporto di forza in difesa della Terra.

Ogni forza, presa isolatamente, si scontra con la propria impasse: la frenesia degli attivisti, il localismo, la cogestione sindacale, il feticismo della sommossa e così via. Ma dal momento in cui queste forze entrano in gioco insieme, si assiste a spostamenti e sconfinamenti. E questo accade senza che una cerchi di convincere o convertire l’altra, ma nell’ascolto attento, a partire dalla sensibilità verso uno stesso diapason. A volte, alcune voci si mettono in sordina e lasciano spazio a quelle che vanno in fortissimo, prima di riunirsi di nuovo in coro. Le voci dei Soulèvements cercano sempre di evitare la cacofonia delle dissociazioni e delle opposizioni binarie attraverso una sottile arte dell’accordo e dell’arrangiamento. E così sperimentano l’armonia delle dissonanze, come nella blue note del jazz.

L’avventura del processo compositivo all’opera nei Soulèvements può forse dirsi una forma di creolizzazione politica. In altre parole, la costruzione ibrida di un linguaggio comune e di una nuova cultura che trascende le diverse sensibilità politiche, senza tuttavia fonderle o confonderle, e che lascia una traccia indelebile al suo passaggio.

Le lingue creole sono tracce aperte nelle acque dei Caraibi e dell’Oceano Indiano. La musica jazz è una traccia ricomposta che ha girato il mondo Édouard Glissant2

Blue Monk

➡ Cfr. anche Comune, Queer, Vivente

  1.  G. Deleuze – F. Guattari, Come farsi un corpo senza organi?, in Millepiani. Capitalismo e Schizofrenia, tr. it. G. Passerone, P. Vignola, Orthotes, Napoli-Salerno 2017, p. 236. ↩︎
  2.  É. Glissant, Traité du tout-monde, Gallimard, Paris 1997, p. 19. ↩︎

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