Affrontare la morte per vivere – nelle parole di uno scioperante della fame
Per rompere l’isolamento di Abdullah Ocalan e del popolo curdo
In occasione delle giornate di mobilitazione nazionale dell’11 e del 12 maggio per rompere l’isolamento di Abdullah Ocalan e del popolo curdo riportiamo da Komun Akademy l’intervento di Imam Sis, uno dei 7000 scioperanti della fame che hanno aderito all’azione lanciata l’8 novembre 2018 della parlamentare HDP Leyla Guven; il quale – in una lettera indirizzata ad una conferenza solidale organizzata al community center curdo di Newport, in Galles – ricorda i sacrifici di rivoluzionari come Bobby Sands (a ridosso dell’anniversario della sua morte) e Kemal Pir, rinnova il legame esistente tra le lotte di liberazione nazionale in Irlanda, Turchia e nel mondo.
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Cari compagni, cari amici!
Credetemi [se dico] che le parole non bastano a descrivere l’importanza dei vostri contributi alla nostra lotta per l’umanità, la giustizia, la liberazione e la dignità. Voglio estendere la mia infinita gratitudine a coloro che hanno organizzato e contribuito a questo panel e a tutti quelli che sono lì oggi per far sì che le nostre voci siano ascoltate.
Oggi è il 27 marzo. In questo giorno, nel 1981, il rivoluzionario irlandese Bobby Sands trascorreva il 27° giorno della sua protesta di sciopero della fame contro il colonialismo inglese per ottenere lo status di prigioniero politico. Il compagno Bobby Sands, la cui eredità include poemi e lettere pregnanti, ha lasciato la propria impronta nella storia come uno dei più importanti rappresentanti della lotta del popolo irlandese per la liberazione e la dignità. Quando cominciò la sua azione di sciopero della fame il 1° marzo, il compagno Bobby scrisse nel suo diario le seguenti parole:
“Il mio cuore è profondamente dolente perché so che ho spezzato il cuore della mia povera madre, e la mia casa è colpita da un’apprensione insopportabile. Ma ho considerato tutte le posizioni e cercato con ogni mezzo di evitare ciò che è divenuto l’inevitabile: ciò che è stato imposto a forza a me ed ai miei compagni da quattro anni e mezzo di cruda disumanità.
Sono un prigioniero politico. Sono un prigioniero politico perché sono una vittima di una guerra perenne che sta venendo combattuta tra il popolo irlandese oppresso ed un regime alieno, oppressivo, indesiderato, che rifiuta di ritirarsi dalla nostra terra.
Credo nel diritto divino della nazione irlandese all’indipendenza sovrana e lo sostengo, come al diritto di ogni irlandese di asserire questo diritto nella rivoluzione armata. Ecco perché sono imprigionato, denudato e torturato.”
Davvero, amici! Quando Bobby Sands, uno dei più bei militanti del socialismo e della storia umana – che aveva iniziato la sua resistenza dello sciopero della fame con tali magnifiche parole piene di emozione e significato – chiuse i suoi occhi al mondo il 5 maggio 1981, la leader del colonialismo inglese dell’epoca, Margaret Thatcher, stava chiudendo i propri occhi alle sue richieste umane. Parlò della morte del compagno Bobby in maniera spietata e glaciale quando disse: “Mr.Sands era un criminale già condannato. Ha scelto di togliersi la vita. E’ una scelta che la sua organizzazione non ha concesso a molte delle sue vittime”.
Tuttavia, Bobby Sands, allora ritratto come un criminale fuorilegge da stati sfruttatori guidati da assassini crudeli e spietati, rispose alla barbarie dei colonizzatori affermando “la nostra vendetta sarà la risata dei nostri bambini”; in ciò svelando a tutti chi fossero i veri assassini e criminali.
C’è una famosa citazione del filosofo tedesco Karl Marx. Dice:
“Hegel sottolinea da qualche parte che tutti i grandi fatti e personaggi storici del mondo, si manifestano due volte. Ha scordato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.”
Senza dubbio, compagni. Margaret Thatcher, che liquidò Bobby Sands, parlamentare legalmente eletto e rappresentante delle legittime istanze di liberazione del popolo irlandese, apostrofò anche Nelson Mandela come “terrorista”. La sua gemella spirituale, Theresa May, si sta muovendo con passo deciso nel confermare oggi queste parole di Karl Marx.
In maniera tragicomica, nel 100° anniversario dell’accordo Sykes-Picot, che inaugurò divisione e catastrofe nel Medio Oriente, Theresa May – che si riferisce al leader del popolo curdo come a un “terrorista”, e che sta sviluppando sempre più relazioni con il presidente turco Erdogan, gemello spirituale di Hitler – ha portato divisione e catastrofe nel suo stesso paese insistendo sul proprio accordo di Brexit.
Non importa dove nel mondo – come sottolineato da Marx – i governanti e gli sfruttatori finiscano sempre nella tragedia o nella farsa: per gli oppressi e gli sfruttati il risultato sarà sempre lo stesso: non importa l’esito, attraverso la resistenza concluderemo la nostra lotta nella vittoria.
Con la guida di Abdullah Öcalan, il popolo curdo ha condotto una lotta per l’umanità, la giustizia, l’eguaglianza e la libertà per 45 anni contro tutte le forme di sfruttamento nel Medio Oriente, contro il colonialismo, l’arretratezza, il genocidio, il patriarcato ed il capitalismo. Le loro istanze di liberazione sono giuste e legittime. Va compreso che quanti cerchino di criminalizzare questa lotta o di definirla terrorista sono in realtà coloro che forniscono il massimo sostegno al terrorismo.
Cari compagni, care sorelle e fratelli!
Dato che ho già puntualizzato molte cose in diverse occasioni, non desidero ripetermi. Richiedo che tutti voi che siete qui oggi vi impegniate appena possibile in qualsiasi azione entro i vostri mezzi e le vostre capacità. Sacrificando le loro vite, gli scioperanti della fame non solo contestano le politiche irresponsabili dello stato turco e delle istituzioni internazionali; ma stanno anche ponendo una critica a tutti noi, perché i circoli solidali mancano di sostenere le azioni di sciopero della fame nella maniera oggi necessaria. Occorre autocritica da parte nostra davanti a questa critica sacrificale e dobbiamo organizzare grandi manifestazioni, proteste e raduni appena possibile per prevenire ulteriori perdite di vite. Per rompere l’isolamento imposto ad Abdullah Öcalan, dobbiamo premere sul governo inglese, sul Consiglio d’Europa e sul suo Comitato per la Prevenzione della Tortura – tutti coloro che hanno il potere di impattare sullo stato turco.
Cari compagni, cari amici!
Alla fine delle mie parole, voglio raccontarvi di una persona, che visse nello stesso periodo storico di Bobby Sands, sebbene in un luogo diverso. Una persona che difese idee simili a quelle di questo rivoluzionario irlandese, un militante della lotta per il socialismo e l’umanità, e che dunque potrebbe
essere descritto come il suo gemello spirituale in Kurdistan. Desidero raccontarvi di un rivoluzionario prigioniero, che avviò uno sciopero della fame con i suoi compagni per contestare le politiche dello stato turco di torturare la gente fino alla resa ed alla sottomissione nella prigione di Amed (Diyarbakir), e che morì il 7 settembre 1982, il 55° giorno della sua azione di sciopero della fame. Desidero raccontarvi di un rivoluzionario turco del Kurdistan – di Kemal Pir…
Il medico della prigione Orhan Özcanli stava facendo del suo meglio per convincere Kemal Pir a desistere dalla sua azione di sciopero della fame. Questa è una conversazione documentata dai suoi compagni imprigionati con lui:
“Guarda, Kemal. Stai morendo, la morte ti si sta avvicinando passo dopo passo. Pensa solamente a questo, ti stai avvicinando alla fine della tua vita. Stai per migrare da questo mondo. Lascia perdere questa cosa e basta. Non c’è sbocco a questa strada…”
Kemal Pir: “Dottore, mi guardi attentamente! Apra le sue orecchie ed ascolti. Si imprima le mie parole in testa. Ho iniziato questa causa volontariamente. Sono ben conscio che la morte mi stia aspettando al termine della strada. Mi rendo anche conto di essere al termine di questa strada proprio ora. Posso avvertire la presenza della morte e del suo carnefice. Posso udirli respirare.”
Dottore: “La vita è bella, Kemal. Dovresti amare la vita. Anche se gli uomini sono mortali, vogliono vivere in questo mondo, e perciò essi temono immensamente la morte. Ecco perché è una bugia sostenere di non aver paura della morte. Vediamo quanti si considerino essere i più valorosi e coraggiosi tremare di paura davanti alla morte. E dato che anche tu sei umano, di sicuro anche tu hai paura. Ma posso ancora salvarti, persino in questa situazione in cui ti ritrovi…”
Kemal Pir: “Chi pensa che io sia, dottore? Lei ancora non è riuscito a conoscermi? Sono Kemal Pir. Non per vantarmi, ma ho aperto i miei occhi alla vita sulle sponde del Mar Nero. E’ con gli attributi di quella regione che ho scoperto la vita nella sua forma più piena e pura tra persone genuine, che sanno come essere amici verso gli amici e nemici verso i nemici. Sono Kemal Pir, che è arrivato a questo giorno incontrando persone di settantadue nazioni nelle terre dell’Anatolia, per poi dedicare sé stesso alla libertà del popolo curdo. Non sono sicuro di essere stato abbastanza chiaro?”
Dottore: “Lo sei stato, ma…”
Kemal Pir: “Non c’è un ‘ma’ riguardo a questo, dottore. Mi sono presentato a lei come sono, senza esagerazione o menzogne, in maniera onesta, in linguaggio semplice. Tuttavia, se lei continua a dire ‘ma’ dopo ciò, è un problema suo.”
Dottore: “Ma la vita va in modo diverso, Kemal. A prescindere dal modo in cui tu ti descriva, nessuno può sfuggire al pensare la stessa cosa davanti alla morte. La paura della morte è una sensazione terrificante. Crea un terremoto di emozioni che possono metterti in qualsiasi condizione o forma. E’ un terremoto che può sottrarti la tua umanità.”
Kemal Pir: “Ora finalmente dalla sua bocca è uscito qualcosa di esatto.”
Dottore: “Che cosa vuol dire?”
Kemal Pir: “Non è comprensibile?”
Dottore: “Sto parlando di vita e paura. Sostengo che ogni umano sia lo stesso davanti alla morte. Ognuno teme la morte. Chiunque si trovi in quella situazione tremerebbe come se avesse la febbre. Anche se quella persona sia Kemal Pir.”
Kemal Pir: “Guardi, dottore. Sono pienamente consapevole del significato della vita e della morte. So esattamente chi tema la morte e chi tremi davanti ad essa. So anche che conduciamo vite mortali e sono conscio dei concetti di paradiso ed inferno nell’oltretomba. Siete voi e quelli come voi a non conoscere simili cose. A non capire e, persino se lo fanno, a comportarsi come se non capissero. E volete che vi dica un’altra cosa, dottore?”
Dottore: “Certamente.”
Kemal Pir: “AMO COSI’ TANTO LA VITA DA VOLER MORIRE PER ESSA!!
Nella persona di questi rivoluzionari, che illuminano il nostro cammino nella storia rivoluzionaria del mondo attraverso le loro lotte e le loro azioni di sciopero della fame – Bobby Sands in Irlanda e persone come Mehmet Hayri Durmus e Kemal Pir in Kurdistan, rispettivamente nel 1981 e nel 1982 – ancora una volta omaggio, con amore e anelito, quei rivoluzionari che hanno perso le proprie vite durante queste azioni. Rinnovo la nostra promessa collettiva di condurre alla vittoria le lotte di liberazione che hanno avviato e di porre fine al sistema di sfruttamento capitalista nel mondo.
Vi saluto tutti dal profondo del mio cuore. Con la fede che tutti si assumano la responsabilità richiesta dall’urgenza della situazione, auguro a tutti voi il miglior successo.
Lunga vita alla lotta per la libertà dei popoli oppressi! Lunga vita alla solidarietà tra tutti i popoli del mondo!
Lunga vita al Confederalismo Democratico e al Socialismo!
Lunga vita al leader dei popoli oppressi, Abdullah Öcalan!
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