Bologna, lo sgombero del Galliera e un renzismo sempre più sprezzante verso la società
Qui la cronaca della giornata nello specifico, con video,foto e audio
Applausi che mostrano la dignità di un percorso di lotta per il diritto all’abitare cittadino che in relativamente pochi anni di vita ha saputo costruire una relazione fortissima tra sfrattati, occupanti, assegnatari di case di transizione della città, che prima vivevano la loro triste storia in dura solitudine. Una dignità che sta scrivendo una storia tuttora inconclusa e pronta a nuovi rilanci in avanti, capace di raccogliere una enorme solidarietà da tutta una città che non si vuole arrendere alla devastazione sociale e politica degli ultimi anni, intensificatosi con l’avvento del renzismo.
Nel presidio creatosi in porta Mascarella alle prime foto e ai primi video che su Facebook narravano quanto stava accadendo, c’erano tanti studenti dell’università e dei licei aziendalizzati, tanti lavoratori già in lotta nelle fabbriche della logistica e dello sfruttamento, insomma tanti uomini e donne coraggiose irriducibili ai progetti assassini del Pd renziano sui territori.
Quegli stessi progetti assassini che destinano risorse pubbliche a salvare le banche e non a chi ha bisogno di cure mediche, quegli stessi progetti assassini che distruggono decine di vite in Puglia mentre si finanzia la Tav, quegli stessi progetti assassini che preferiscono la legalità degli sgomberi alla legittimità del bisogno di avere un tetto sopra la testa.
Progetti per niente rifiutati anche da quei pupazzi aggrappati alle poltrone che, come la nuova giunta comunale bolognese, appena eletti dichiaravano attenzione agli ultimi e ai penultimi delle società, alle periferie sociali ed economiche della città. Per poi non perdere l’occasione di potersi presentare con la stessa ferocia e cattiveria nei confronti delle figure della povertà mostrata in tutto il paese dal ducetto fiorentino in via di auto-immolazione referendaria.
Cinque le cariche nei confronti del presidio solidale, che aveva l’unico obiettivo quello di sostenere la resistenza degli occupanti portando l’acqua al suo interno, per impedire che una nuova barbarie potesse ancora compiersi. Molteplici gli atti di intimidazione nei confronti di chi resisteva nel palazzo ora tornato alla polvere e alla speculazione edilizia, e che magari anche questa volta si trasformerà in un hotel di lusso come gli spazi che un tempo avevano dato casa a centinaia di persone nell’ex-Telecom nel quartiere Bolognina.
Eccola la legalità tanto adorata dalla nuova giunta, nelle persone soprattutto del nuovo assessore alla casa Gieri (che a 10 ore dai fatti non si è ancora espressa!) e del nuovo assessore al Welfare Rizzo Nervo; la legalità che prende forma nel respingere con i manganelli la solidarietà, per continuare l’opera di terrorismo messa in campo nell’occupazione, tra bambini intimiditi, donne in cinta minacciate, botte e spintoni verso gli occupanti più grandi.
Ecco che il disprezzo verso le fasce più deboli della nostra società emerge nei confronti della signora Aurora, che a oltre 60anni viene cacciata brutalmente dalla sua casa, lei che è affetta da problemi di natura cardiaca, e fortunatamente viene aiutata dall’arrivo di una ambulanza. La sua è solo una delle tante storie degli occupanti di Mura di Porta Galliera, storia che condivide con il suo compagno romano, tour operator devastato dagli effetti della crisi.
Ecco che il disprezzo emerge verso le più di 60 persone, tra cui 21 minori, che vivevano nell’occupazione; verso donne in cinta al nono mese ( tra cui una che dovrebbe partorire venerdì) obbligate non solo a perdere la casa, ma a vivere lo sgombero con una enorme paura di conseguenze fisiche dato che l’acqua e la luce vengono staccate all’inizio delle operazioni poliziesche per forzare i resistenti ad abbandonare la difesa di quanto costruito in più di due anni di autogestione dell’edificio.
Ecco che il disprezzo emerge nei confronti di chi prova a fermare questa barbarie, e per questo viene duramente caricato dentro e fuori l’occupazione, riportando ferite ed ematomi, da una polizia in assetto di guerra, armata fino ai denti e che svolge il ruolo di apripista ad assistenti sociali che arrivano solamente a scenario definito per provare a giocare sul terrore degli occupanti.
Durante la quinta carica viene tra l’altro fermato Enrico, un compagno di Medicina. Verrà rilasciato soltanto dopo essere stato tradotto in Questura per le pratiche di identificazione, a cui anche tutti gli occupanti presenti all’interno del Condominio Sociale sono stati sottoposti. Non era necessario: quelle figure sono infatti da due anni a questa parte protagonisti alla luce del sole di un esperimento sociale capace di dare da un lato soddisfazione ad un bisogno primario, dall’altro di portare nel quartiere un nuovo luogo di socialità e discorso critico.
Le persone sgomberate sono state inviate a soluzioni temporanee di alloggio, alberghi per i nuclei familiari, dormitori per i singoli. Ma come insegna bene la vicenda del Galaxy, dove alcune famiglie lì insediatesi dopo lo sgombero dell’ex-Telecom sono oggi a loro volta sotto sgombero, la battaglia per dare una casa e non una soluzione tempranea ad ognuno ed ognuna a Bologna non si può ovviamente fermare.
A partire dalla sistemazione negli alberghi continuerà la lotta nel segno del conflitto per conquistare alloggi dignitosi per tutti, come fatto nella battaglia apertasi dopo lo sgombero dell’ex-Telecom. Così come continuerà il conflitto insieme alle migliaia di persone sotto sfratto in città che rendono sempre più la lotta per il diritto all’abitare estranea a logiche emergenziali e invece sempre più cifra strutturale della precarietà esistenziale di questo paese. Giovedì sera, al Galaxy, una prima assemblea cittadina farà il punto della situazione, aggiornando la città solidale sulle prossime mosse.
Verso nuovi conflitti, verso nuove barricate! Adelante Social Log!
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