InfoAut
Immagine di copertina per il post

Carrefour di Massa: è il capitalismo, baby!

Da qualche giorno, gira on line un breve articoletto del Tirreno dove si racconta la situazione “particolare” che si è venuta a creare presso il supermercato Carrefour di Massa e che ha scatenato numerosi commenti inviperiti e indignati sull’intera faccenda. Dato che parecchi sono gli elementi, che lungi dall’essere “particolari”, risultano educativi ed esemplari, vogliamo qui spendere, anche noi, due ragionamenti.

In breve i fatti. A partire da Giugno Carrefour decide di estendere il lavoro all’interno del negozio anche di notte (riempimento scaffali, controllo scadenze, ecc…); all’inizio il tentativo è quello di coinvolgere i dipendenti con l’allungamento dell’orario (uscita posticipata alle 24 ed entrata anticipata alle 5), ma i lavoratori “storcono il naso“. Si decide allora di aprire a nuove assunzioni (50) tramite una ditta esterna (cooperativa) che avvia le selezioni.

A due mesi di distanza ancora si fatica a terminare le selezioni e ancora 20 sono i posti vacanti (“nonostante la penuria di lavoro che c’è in giro” tiene a sottolineare prontamente la giornalista). Molte le dimissioni dopo pochi giorni di lavoro e, con arguzia inaudita, la giornalista individua prontamente le cause: lavoro notturno senza rotazione, attività faticosa e frenetica, salari da fame (430 euro per un part – time da 20 ore settimanali, 80 mensili).

Sui social network, e in generale su internet, si scatena la legittima indignazione di molti a fronte delle pessime condizioni di lavoro: sorpresa, rammarico, rabbia sono i sentimenti dominanti nella maggioranza dei commenti.
Ma, d’improvviso, un dubbio ci assale: non è che anche questa volta si limiterà tutto al “caso specifico”, alla “banda di ladri” (in questo caso francesi), al padrone cattivo assetato di guadagno; alludendo implicitamente all’esistenza, da qualche altra parte, di un capitalismo etico e di padroni buoni ed onesti elargitori di salari “giusti ed equi”?
Perché, se così fosse, poco avremmo capito dell’intera vicenda, poco avremmo capito delle dinamiche che muovono l’attuale fase e in generale la società capitalistica in cui viviamo, poco sarebbero serviti commenti e indignazione. La giusta indignazione si trasforma così in ingenuità o, ancor peggio, in illusione.

Il capitalista –  buono o cattivo, onesto o disonesto, umano o autoritario – si muove unicamente sulla necessità di valorizzazione del capitale investito e anticipato e, oggi, si muove in un quadro di crisi capitalistica in cui, restrizione dei mercati e aumento della concorrenza, impongono abbassamento dei salari, allungamento degli orari, intensificazione dei ritmi e in generale della produttività, che sono i lavoratori a dover pagare, e a prezzo pieno. Alla concorrenza sempre più estrema tra la forza – lavoro, la classe lavoratrice ha la sua unica arma nella coalizione che frena la concorrenza, la repressione salariale e la quota di plusvalore ad essa estorta. Contrariamente i 430 euro o, in alternativa, la disoccupazione – sono le uniche prospettive che la società capitalistica offre, soprattutto in fasi di crisi.

In riferimento al “caso” della Carrefour di Massa, potremmo, dunque, chiudere con un “è il capitalismo, bellezza!”, ma ciò oltre ad essere limitativo, non sarebbe neppure utile nel cercare d’individuare alcune delle direttive generali che, nell’attuale fase, stanno emergendo e che, nel caso di Massa, trovano altrettanti elementi di prova che dovranno essere sommati a quelli registrati, in questi mesi e anni, lungo tutto il settore della logistica e della grande distribuzione, ma, in verità, trasversalmente a tutti i settori. Per far questo, cerchiamo di porre l’attenzione su 3 elementi, di cui, a nostro parere, occorre avere piena consapevolezza:

La crisi capitalistica, se da una parte, restringe gli ambiti di mediazione, rende insostenibili passate condizioni di vita e lavoro, costringendo i lavoratori a muoversi e difendersi; dall’altra, rende la difesa operaia più difficile, sfiancata dal ricatto occupazionale, dall’esercito di disoccupati disponibile a lavorare per salari sempre più bassi, dalla selva contrattuale di cui i padroni possono servirsi per dividere e segmentare. La sproporzione tra domanda e offerta di lavoro rende possibile l’abbassamento dei salari, fino ai 430 euro della Carrefour. Il padrone lo fa, perchè le condizioni oggettive, i rapporti di forza – lo permettono, avvantaggiandolo così sulla concorrenza che, naturalmente, cercherà di fare altrettanto per non soccombere. Il nodo della ricomposizione e ricostruzione della coalizione operaia, del sindacato come monopolio della forza lavoro che frena e argina la concorrenza tra lavoratori,  diventa quindi il primo terreno su cui cercare di aggredire la sfida che crisi e padronato lanciano ai lavoratori. La necessità d’impostare la lotta in maniera unificante, creare ponti e contatti tra lavoratori di diversi settori e tra lavoratori e disoccupati diventa necessità e non vezzo teorico.

Esternalizzazioni e appalti, in particolare tramite cooperative (non a caso la Carrefour sulle nuove 50 assunzioni si è appoggiata alla Elpe), sono emersi negli anni come il principale strumento che permette rastrellamento e pieno controllo di forza lavoro a basso costo, implementando, inoltre, un’ulteriore frammentazione (contrattualistica, salariale, normativa, ecc..) dei lavoratori, accettata a pieno dal sindacalismo concertativo che ha, addirittura, costruito il proprio profilo organizzativo proprio su quel modello, in questo modo avallandolo. Il  caso del settore della logistica è emblematico, ma è la grande industria ad aver funzionato da battistrada; Fiat, Ansaldo, Fincantieri, Ilva, in Italia, sono stati i laboratori della tendenza generale e della nuova dinamica di concentrazione del capitale che si è andata formando a livello mondiale. In questo senso, le lezioni che le lotte dei facchini della logistica, che in questi anni hanno portato avanti scioperi esemplari, mettendo – tra le altre cose – in discussione il ruolo delle cooperative e il sistema degli appalti, assumono un importanza centrale e strategica. Questo, non solo per le sorti della battaglia in quel settore; ma per l’orizzonte unificante e di prospettiva che da essa può emergere rispetto alla questione della frammentazione, caporalato, controllo della forza lavoro e repressione salariale.

Chi rivendica, oggi, politiche per la crescita, investimenti e lavoro, come per altro fanno tutte le organizzazioni politiche e sindacali opportuniste, appoggia e foraggia, consapevolmente o meno, le dinamiche sopracitate. Perchè nel quadro attuale la “crescita” non può che sostanziarsi nella violenta contesa sui mercati mondiali, perchè gli investimenti tanto richiesti vanno remunerati e per remunerarli sono necessari i 430 euro di salario, i ritmi frenetici, il costante peggioramento delle condizioni di lavoro, il caporalato e via così…Perchè il lavoro è quello salariato e le condizioni da imporre sono queste, e non si scappa. Le visioni utopiche e opportuniste di una crescita e di investimenti che creano ricchezza per tutti sono destinate a scontrarsi con le condizioni determinate della produzione capitalistica materiale, diventando in questo senso strumentali a questo tipo di dinamiche.

Spinti e spronati dai molti commenti di giusta e legittima indignazione alla notizia diffusa dall’articolo del Tirreno, questi gli elementi che ci tenevamo porre in rilievo, proprio perché l’indignazione non basta, ma è una capacità d’analisi e azione prospettica che occorre costruire. Chiudiamo con un ultimo elemento.

Sorprendentemente, dei molti commenti a seguito della notizia, nessuno si soffermava sulle parole del sindacalista Cgil, riportate nell’articolo. In questa storia, infatti, manca un pezzo: dove sono i sindacati? Cosa dicono dell’intera faccenda? Quando pensi di averle viste e sentite tutte, spunta, invece, il responsabile della Cgil di turno che ti fa capire quanto limitata sia la tua esperienza in materia di opportunismo. Come parte il nostro eroe nel commento della vicenda? Inizia col chiosare sul tentativo iniziale infruttuoso della Carrefour di estendere il turno notturno ai dipendenti, spiegando il ruolo responsabile svolto dal sindacato. Infatti, viste le difficoltà incontrate,

“[…] avevamo rilanciato proponendo il prolungamento dell’orario fino a mezzanotte e l’anticipo dell’entrata alle cinque della mattina”.

Ma come? Invece di opporsi al lavoro notturno, questo cerca in ogni modo di cercare di convincere i lavoratori? Nel momento in cui una delle rivendicazioni centrali per la classe lavoratrice è la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, questi chiedono l’allungamento dell’orario? Nessun accenno ad apertura dello stato d’agitazione, forme di lotta, ecc…Allucinante…ma il meglio viene dato nel tentativo di spiegare le difficoltà che la ditta appaltata sta incontrando nel riempire gli ultimi 20 posti vacanti.

“È un orario non semplice da gestire, in quanto non c’è alternativa di rotazione, ma certo è che se una persona ha bisogno di lavorare non si formalizza”.

Non si formalizza!!!?! A lavorare a 430 euro, a ritmi frenetici, di notte?!? Risposta degna del più navigato dei responsabili aziendali delle risorse umane! La domanda, come si dice, sorge spontanea: ma questo da che parte sta? A chi legge la risposta, noi l’abbiamo già data da parecchio tempo. Per far si che l’indignazione non si tramuti in ingenuità, dicevamo, occorre coscienza dei rapporti che connaturano la società in cui viviamo, ma è necessaria anche la coscienza di chi sono i nostri amici e i nostri nemici, diversamente saremo sempre carne da macello sacrificati ai loro profitti e alle briciole che alimentano “sindacati” complici.

da Corto Circuito

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

capitalismocarrefourmassa carrara

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Breaking the waves (II)

Composizione e destituzione nel recente ciclo di movimenti tra Stati Uniti e Francia – seconda parte

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Breaking the waves (I)

L’articolo di Nicolò Molinari si pone in dialogo con alcuni testi recenti intorno alla questione della composizione come problema strategico. Per riflettere sui limiti e sulle potenzialità di questa intuizione prende a riferimento il movimento delle pensioni in Francia, Soulevements de la Terre, la lotta contro i megabacini, e Stop Cop City ad Atlanta.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Se ne è andato Alberto Magnaghi, animatore dei Quaderni del Territorio

Ci ha lasciato ieri Alberto Magnaghi, architetto ed urbanista, tra i fondatori di Potere Operaio a Torino e animatore dei “Quaderni del Territorio”, fondamentale rivista promossa negli anni Settanta da collettivi di architetti, urbanisti e ricercatori di diverse discipline operanti in molte università italiane, impegnati nelle mobilitazioni sociali di quegli anni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Australia, Referendum “The Voice”: riflessione sul corteo di Sydney a sostegno della voce aborigena all’interno della Costituzione australiana. 

Nonostante il caldo di Sydney sono in migliaia a radunarsi domenica 17 settembre ore 14:00 al Redfern Park, per partecipare alla marcia in sostegno del referendum del 14 ottobre 2023 che promette di dare una voce aborigena all’interno della Costituzione Australiana. L’afflusso delle persone al concentramento è accompagnato dagli interventi dal palco, tra cui la […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Distruttori del Pianeta: come i piani di estrazione di petrolio e gas di 20 paesi rischiano di bloccarci nel caos climatico

Questo nuovo rapporto, intitolato “Distruttori del Pianeta: come i piani di estrazione di petrolio e gas di 20 paesi rischiano di bloccarci nel caos climatico”, viene pubblicato pochi giorni prima del vertice del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, “Climate Ambition Summit”, a New York, dove più di 10.000 persone marceranno per protestare contro l’inazione verso i combustibili fossili.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il rompicapo della ricomposizione dentro le rivolte della banlieue

Frutto di una lunga ricerca sul campo, Atanasio Bugliari Goggia ha scritto, per i tipi di Ombrecorte, due importanti volumi sulle lotte e le organizzazioni politiche di banlieue.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Exor, la Juventus e la nuova strategia finanziaria degli Agnelli

Al comando delle partecipazioni Agnelli è in corso un cambiamento di ruoli, almeno parziale, che sembrerebbe motivato dalla volontà di John Elkann in primis di rendere più semplice lo spostamento della holding Exor verso nuovi orizzonti di investimento. Quali? Sanità privata e (ancor più) finanza speculativa.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il gran bazar della guerra

Così come non sono stati i malumori dei contribuenti americani a chiudere una guerra di vent’anni in Afghanistan, così probabilmente non saranno le decine di miliardi già bruciati in diciotto mesi di guerra a riportare la pace in Ucraina.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cultura del rispetto o patriarcato militarista? La scuola con l’elmetto del governo Meloni 

Alla fine dello scorso giugno, il Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha annunciato di voler riformare alcune leggi in materia di valutazione del voto di condotta e delle misure di sospensione nelle scuole secondarie con l’obiettivo, a suo dire, di “ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’ovovia a Trieste: i primi passi di una grande opera e il fronte dei boschi che si ribella

da Burjana Vogliamo dare il nostro contributo sugli avvenimenti degli ultimi giorni intorno alla questione della cabinovia metropolitana di Trieste, progetto finanziato con i fondi del PNRR per la mobilità sostenibile che intende costruire un impianto a fune che colleghi la zona del Porto Vecchio in prossimità del centro città con l’altopiano del Carso in […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il problema non è che la fine è vicina, ma che la stiamo già vivendo

Il 24 giugno 2023, il governo giapponese e la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) hanno deciso di scaricare in mare oltre 1,3 milioni di tonnellate di liquami generati dall’incidente nucleare di Fukushima, causato dal Grande Terremoto del Giappone Orientale, e di riavviare la produzione di energia nucleare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Possiamo ancora parlare della Cina come della “fabbrica del mondo”?

Come in qualsiasi altro Paese, anche in Cina esistono fabbriche dove le condizioni di lavoro si fondano su un elevato sfruttamento. Tuttavia, occupazioni quali il fattorino e l’impiegato sono più rappresentativi della struttura produttiva odierna rispetto ad un lavoratore migrante in una catena di montaggio che produce scarpe o elettronica per l’esportazione.

Immagine di copertina per il post
Culture

La silenziosa coazione verso il baratro

Il dominio di classe proprio del capitalismo, precisa Mau, non è definito prioritariamente dallo sfruttamento, ma dalla relazione tra chi controlla le condizioni della riproduzione e chi ne è escluso.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Acque agitate

Accade in Piemonte. È la battaglia in atto tra due marchi dell’imbottigliamento, Eva di Paesana e S. Anna di Vinadio. Il motivo del contendere – concorrenza sleale utilizzando i social – non ci riguarda.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Apuane, di chi è la montagna? Tra inquinamento estrattivo, lotte e siccità

Alpi Apuane, il distretto del marmo. Luogo dove da secoli il rapporto conflittuale e complesso tra uomo e montagna, intesa come risorsa, non può che essere più evidente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato

Questo non è un libro sulla Natura.
È un libro sul capitalismo, sui rapporti umani di potere e ri/produzione, e su come entrambi si sviluppano nella rete della vita.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La Francia al bivio? Considerazioni inattuali sulla riforma delle pensioni

Continuiamo a condividere alcune analisi e letture di quanto sta succedendo in Francia con il movimento contro la riforma delle pensioni. Di seguito un interessante documento di Il Lato Cattivo. Buona lettura!

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nazione Mapuche: Pronunciamento del Coordinamento Arauco Malleco, “Le fiamme sono del capitale, le vite dei popoli oppressi”

Gli ultimi incendi forestali che hanno devastato il Ngulumapu (territorio abitato dai mapuche ad ovest della cordigliera delle Ande, ndt) e altre zone di quello che attualmente chiamano Cile, non sono altro che una delle espressioni criminali del modello forestale, che anno dopo anno mostra la sua vera faccia.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Matteo Messina Denaro o dei tempi andati

L’epilogo della trentennale latitanza di Matteo Messina Denaro svolge molte funzioni all’interno dell’epica contemporanea ed è a suo modo un altro dei segnali della ristrutturazione dei rapporti politici e sociali nel nostro paese.

Immagine di copertina per il post
Culture

A prescindere dal risultato, l’avidità dei padroni batte la sicurezza dei giocatori di football

I tifosi e i giocatori di football sono rimasti sconvolti il 2 gennaio quando Damar Hamlin, 24 anni, safety dei Buffalo Bills, è andato in arresto cardiaco dopo aver effettuato un placcaggio di routine in una partita trasmessa a livello nazionale contro i Cincinnati Bengals.