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Tramonto liberale sulla voragine

Mentre ci si concentra a discutere se Elon Musk abbia fatto o meno il saluto romano (certo i simboli hanno il loro peso, ma non sono tutto) il capitalismo in continua crisi alla vorace ricerca di una realizzazione smette di suonare lo spartito liberale.

Qualcosa tramonta, chissà se sarà l’ora di un risveglio?

Eccoli lì, tutti schierati, i tre guru delle big tech si mostrano pronti a sostenere il nuovo corso trumpiano senza rimpianti e con tutta probabilità senza vergogna. Certo ci si potrebbe soffermare sul fatto che sono tre ricchi (tra i più ricchi) maschi bianchi su per giù della stessa generazione, si potrebbe sottilmente porre l’accento sul fatto che alcuni di loro hanno rappresentato per un certo periodo dei fari per i fan del “capitalismo illuminato” così moderno, così “progressista”, così attento ai diritti e all’ambiente, almeno a parole. Ma questo continua ad essere lo sguardo superficiale su voragine sempre più profonda.

Trump è un fascista? Ed Elon Musk? Forse se lo domandano anche loro. Ma il fascismo come fenomeno storico non è sovrapponibile a questa versione sempre più estremista e belligerante del libero mercato ad ogni costo. Difficile dire cosa sia meglio, ma bisogna essere consapevoli delle differenze. Le contraddizioni continuano a maturare incessantemente e la maschera liberale dietro cui nascondeva la sua brutalità un capitalismo talmente maturo da essere marcio sta andando in pezzi.

Elon Musk non è stato altro che l’apripista, gli interessi capitalisti si stanno ricomponendo dietro la bandiera comune dei profitti, di fare la guerra all’ambiente, fare la guerra al pianeta, fare ancora più guerra ai poveri e alle classi lavoratrici. Bisogna trivellare, estrarre risorse, estrarre valore, bisogna aumentare la produttività, aumentare lo sfruttamento, aumentare la disciplina. Bisogna costruire più armi, vendere più armi, comprare più armi, bisogna distruggere di più per ricostruire di più, per tirare fuori gli ultimi flebili vagiti di valore.

Ogni laccio, laccetto, lacciuolo minimo può determinare una crisi, una stagnazione, un punto di blocco per questo sistema di sviluppo, il più piccolo limite è una picconata insopportabile per lo stato di fragilità in cui versa. Bisogna aumentare la concentrazione, la centralizzazione… ancora vi chiederete? Nonostante una manciata di megaricchi possieda ricchezze quanto tutto il resto del pianeta?

La voragine assomiglia a un Tremors per sopravvivere deve ingoiare ogni cosa ed essere vivente e trasformarlo in valore. Ecco che qui non c’è più spazio per le ipocrisie, non ci sono più soldi da spendere per le campagne di greenwashing, pinkwashing ecc… Ogni singolo muscolo, ogni singola moneta, ogni singolo grammo di polvere dev’essere teso a tenere in piedi questa architettura fastosa e malconcia.

Chi ancora pensa che possa esistere un capitalismo dal volto umano, di cui tutti (chi più o chi meno) potranno godere i frutti, si troverà ben presto davanti ad una scelta: scoprire che è una menzogna o farsi ingoiare dolcemente dalla voragine. Questo è il tramonto liberale. Fatevene una ragione, magari in questo buio nascerà un nuovo giorno.

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pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

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