Contro l’ipocrisia di Expo per costruire lotte sociali e territori resistenti!
“Nutrire il pianeta, energia per la vita”, questo è lo slogan di Expo 2015 ma nulla centra con quello che rappresenta realmente questo evento nei nostri territori, ulteriori cementificazioni, propaganda degli Ogm come nuovo modello di business basato sull’agroalimentare, una vera e propria passerella per le grandi multinazionali che sfruttano il precariato e devastano il pianeta.Per verificare l’ipocrisia del “modello Expo” dunque, sarebbe sufficiente soffermarsi sul tema che si attribuisce sin dal titolo, in una grande operazione di Gree-washing dei grandi eventi. Ma poiché appunto Expo attraversa i territori per governarli e trasformarli, è da li che vogliamo partire. Expo è come una macchina che assieme divora (campi, quartieri, diritti acquisiti) e produce immaginari (economia della promessa, rilancio dell’economia, e di nuovo presunta attenzione all’ambiente).
Expo dunque è stato qualcosa di più dei miliardi spesi e degli ettari distrutti in Provincia di Milano. Expo è una tecnica di inganno (piena di crepe) in continuità con l’imbroglio del Piano Casa, del Job Acts, del Sblocca italia e della Buonascuola. La neo-lingua con cui Renzi ha chiamato rispettivamente il piano per liquidare l’edilizia residenziale pubblica, le residue tutele sul lavoro, le critiche alle speculazioni pericolose per l’ambiente e così via…
Proprio sui territori che viviamo e agiamo ogni giorno centrale per noi sono le battaglie contro questi attacchi che, complessivamente prendono di mira le nostre vite (nel presente e nel futuro).
Per quanto riguarda i movimenti per il diritto all’abitare il terreno di scontro principale è senza dubbio la battaglia contro il Piano Casa di Renzi e Lupi (e i suoi effetti concreti). Un decreto infame che prevede con l’ ART 5 la negazione di diritti fondamentali come la salute, gli allacci di luce, acqua e gas e la possibilità di avere la residenza per chi ha occupato per necessità e nel suo complesso prevede l’intensificarsi dei piani di vendita degli alloggi popolari, nonostante la domanda strutturale di case a prezzi accessibili sia in continuo vertiginoso aumento.
Una politica, quella portata avanti dal Governo e dall’ex ministro delle infrastrutture Lupi, costruita sulla gestione clientelare e mafiosa degli appalti pubblici, un modus operandi oramai sotto gli occhi di tutti che da decenni si è fatta unico ed assodato metodo nella gestione delle grandi opere e dei grandi eventi.
Al posto che costruire grandi opere inutili, ghiotta occasione non certo per le popolazioni che vivono i territori, le risorse pubbliche vanno investite per casa e redditto per tutti, questa è l’unica grande opera necessaria.
In piazza il Primo Maggio, giornata di lotta del precariato metropolitano e inaugurazione di Expo 2015 , come movimenti per il diritto all’abitare costruiremo all’interno della MayDay uno spezzone che sia la reale espressione del corpo sociale meticcio che ci compone, per portare al centro della città le lotte sociali che in questi anni hanno saputo modificare i territori e le relazioni che in essi si sviluppano; ci saranno le famiglie e i giovani precari che abitano i quartieri popolari, le persone sotto sfratto e i tanti altri che hanno deciso in questi anni di mettersi in gioco per riprendersi un pezzo di ciò che ci spetta, con tutta la determinazione, la bellezza e la complessità di cui sono fatte le nostre comunità.
La nostra lotta è riprendersi casa e reddito, è resistere a sgomberi e sfratti ma è anche costruire territori differenti, nei quali i rapporti tra le persone si basano su pratiche di mutualismo e solidarietà, e rifiutano con fermezza ogni razzismo e ogni guerra tra poveri; è a partire da tutto questo che ci organizziamo come comunità resistenti in grado di mettere in crisi il neoliberismo e i suoi processi di riproduzione.
Abbiamo visto in questi anni la nascita di decine di occupazioni abitative e di altrettanti progetti sociali, dalle palestre popolari, ai mercatini dello scambio alle attività per i bambini, abbiamo costruito momenti conflittuali e allargato il consenso attorno alle nostre parole d’ordine e l’abbiamo fatto a partire dai nostri territori per confluire tutti insieme in mobilitazioni moltitudinarie come il 19 Ottobre a Roma dove in centomila abbiamo assediato il ministero delle infrastrutture e occupato Porta Pia.
Expo verrà inaugurato il primo maggio 2015 ma non finisce certo quel giorno; nei sei mesi successivi dispiegherà i suoi tentacoli sule nostre vite a venire, proponendo modelli di vita insostenibili che vengono presentati come una grande opportunità per tutti.
Proprio per questo rilanciamo fin da ora che vogliamo dare vita a sei mesi di iniziativa politica e lotta, attacco e ragionamento attorno ad un altro modello possibile, un Alter Expo che a partire dalle tante lotte che costruiscono i nostri territori, da quelle per l’abitare, agli studenti, dai lavoratori della logistica alle reti di produttori, distributori e contadini fino ad arrivare alle lotte contro la devastazione del territorio, sappia cogliere la sfida quotidianamente dentro questi sei mesi e oltre.
Il nostro sforzo in questo senso sarà a partire dalla costruzione delle giornate di giugno che ci vedranno nuovamente impegnati a Milano come movimenti per il diritto all’abitare.
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