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Dentro il corteo: il fiume di No durante la manifestazione contro Renzi e la Leopolda

Passeggiando in tarda mattinata tra le strade del centro, aldilà del consueto viavai di turisti e avventori di bancarelle e boutiques, si poteva scorgere il meticoloso disporsi di decine di mezzi delle forze dell’ordine, tra blindati, defender e vetture semplici.

La voce circolata dà un dispositivo di ottocento celerini e poliziotti in assetto antisommossa pronti a difendere Renzi e il suo gioiellino, la settima Leopolda, dapprima rampa di lancio del primo Ministro, poi giunta a essere la triste esaltazione del sé renziano di fronte a una (scarna) platea di “vips” e imprenditori prezzolati.

Ma da chi si è dovuto difendere il Matteo di Rignano? A un mese dall’attesa data del Refendum Costituzionale, l’ establishment del Partito Democratico perde via via fiducia, al suo esterno e al suo interno, e le paure di vedere sottratti pezzi di potere all’ accentramento attuato in questi anni di riforme fa capolino negli incubi renziani. Da qui, il trincerarsi dentro il palazzo, la Stazione della Leopolda, che è stata simbolicamente e non l’ennesima riprova della lontananza sempre più incolmabile tra chi detta le regole del gioco mediatico tra sorrisi e promesse, e il Paese reale, sempre più stressato e disilluso.

Dopo l’epic fail della piazza democratica di Roma del fine settimana prima, la paura di vedere una piazza contraria alle politiche governative pronta a ribadire un NO secco e a tutto campo proprio nella culla del renzismo si è materializzata in tutto il suo essere a partire dal primo pomeriggio,

In realtà, le avvisaglie di una tolleranza zero nei confronti di chi portava il No in piazza si sono date esplicitamente dalla giornata prima, con il divieto della questura a manifestare.
Un divieto giudicato inaccettabile dagli organizzatori della campagna Firenze Dice No, espressione cittadina della piattaforma di mobilitazione sociale “C’é Chi Dice NO”, che intende portare la contrapposizione al Governo a partire dal No al Referendum dal basso, senza tornaconti elettorali né interessi di bandiera.

La piazza del NO così, senza cadere nel gioco al ribasso lanciato dalla questura, si è data ugualmente appuntamento in piazza San Marco, completamente circondata da blindati a chiudere le strade e centinaia di agenti.

La piazza dei No si è man mano arricchita della presenza di persone e comitati che incarnano i tanti NO locali e non solo che si sono sviluppati in riposta alle politiche di impoverimento e di mala distribuzione delle risorse perpetrate in questi anni. Persone da tempo conscie che la cosiddetta rottamazione renziana è in realtà una prosecuzione ancora più verticistica degli interessi delle classi dirigenti degli ultimi trentanni.

La paura data dai tanti piccoli NO che si sono uniti sabato è stata incarnata dalla aggressiva presenza di apparati di polizia a perimetrare la piazza, come a voler scoraggiare gli animi di chi si sta schierando apertamente e senza fronzoli contro il Governo.

Ma era davvero possibile contenere e zittire così tanti NO, forti delle esperienze di lotta accumulate nel corso del tempo? La risposta si è palesata intorno alle quattro, quando rigettando il divieto di poter manifestare il corteo ha proceduto in una delle uscite della piazza, chiusa dalla celere.

Lo scontro è stato inevitabile. Molti giornalisti sono rimasti imbottigliati e schiacciati dalla celere che ha arginato a suo modo le prime fila del corteo, tra manganellate e scudate.
Si è dovuto ricorrere all’ uso di gas cs per sedare gli animi delle persone che non hanno arretrato di fronte al divieto imperituro di infastidire i convitati della torre d’avorio di questa piccola Leopolda. Ma tant’é, la notizia di una piazza conflittuale ha spostato l’ asse dell’ attenzione mediatica su cosa stava avvenendo fuori dal perimetro imposto da Matteo Renzi & Co.

La piazza non si è scomposta al lancio dei gas, ha risposto alle cariche ed è defluita utilizzando un’altra uscita per andare a portare il proprio NO in città, sfidando ancora la militarizzazione a mò di zona rossa.
L’ aspetto forse più tangibile e interessante è stato notare come dopo gli scontri e le cariche, il numero dei manifestanti sia aumentato e mentre si camminava in corteo ci si rendeva conto di essere migliaia e migliaia: un dato non da poco tenuto conto il “gelo” degli ultimi anni, dove a parte alcune sporadiche occasioni non ci sono state mobilitazioni di massa e conflittuali, tantomeno a livello nazionale.
Certo, una parte importante del corteo era composta da militanti, che fanno della politica dal basso e dello stare in piazza una pratica quotidiana, ma un buon occhio non ha potuto non notare la presenza di tanti ragazzi e ragazze così come quella di ultra-quarantenni ben contenti di partecipare ad una manifestazione viva, di appartenere al No sociale che si sta componendo a Firenze come in tante altre città del Paese.

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“Tout le monde deteste la police” ha echeggiato nelle strade fiorentine, anche dopo la carica di contenimento lungo Via Colonna, nonostante la conferma del ragazzo fermato precedentemente in piazza, un altro lancio di lacrimogeni dalle retrovie, fino a giungere a un momento in cui l’ingente dispositivo di militarizzazione è rimasto quasi sorpreso dal fatto che il corteo continuasse ad avanzare, con decine di celerini costretti a giungere di corsa per fermare il camion da dove si susseguivano gli interventi.
Nel frattempo, la notizia delle cariche e del rigetto del divieto a manifestare il NO ha eclissato l’immagine dorata quanto distante di un Renzi che appare sempre più caricaturale nonostante un filtro mediatico tutto a suo favore. Segno che le piazze possono e devono incidere come sabato e ancor di più, ben sapendo che i livelli della contrapposizione sociale richiedono tante pratiche e altrettanti sforzi, per migliorarsi, completarsi, misurarsi abbattendo i finti steccati che paiono separare tante persone da una loro messa in gioco.

E’ proprio a partire dai passi in avanti fatti dalla piazza fiorentina di sabato che si può guardare a una generalizzazione del popolo del NO che includa coloro che non sono più disposti a stare a guardare e accettare i meccanismi decisionali che lo coinvolgono. Al di là dei titoli roboanti (e un pò seccati) dei giornali, il 5N non può che influenzare in maniera positiva il vicino esito referendario, avendo mostrato a tante persone l’arroganza del PD, completamente arroccato a difesa dei suoi privilegi.   

 

Come il premier, anche il sito della Leopolda è stato oscurato, da Anonymous, rimanendo off dal secondo pomeriggio in solidarietà con la manifestazione e il ragazzo fermato.

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Una volta sciolto il corteo, le persone restavano a guardare video e commenti in drappelli sparsi, come il video di colui che ha contestato al grido di “fascisti” il teatrino renziano da dentro la Stazione Leopolda. Il messaggio che al di fuori della kermesse si fosse perpetrata la sistematica violenza poliziesca con cariche e uso di lacrimogeni era giunto fin lì, disturbando il non più quieto vivere dei presenti.

Con il rilancio alla centralità data dal corteo di Roma del prossimo 27 Novembre si è chiusa una giornata che può fare iniziare un’altra bella storia per i tanti piccoli grandi NO che fanno capolino nel Paese e devono continuare a sedimentare organizzazione e farsi sentire

 

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