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Di neve, dissesti e uno stato sempre più predatore in Sardegna

Esondazioni, frane, venti fortissimi e tanti centri rimasti senza comunicazione o corrente elettrica, pastori bloccati per giorni nei propri ovili. E tanti animali morti. Un clima di apprensione e problematiche crescenti che hanno fatto emergere i contrasti latenti tra istituzioni locali, consce dei lamenti profondi delle popolazioni, e la macchina per nulla pronta dello Stato Centrale.

Ora che si cominciano a contare i danni mentre scema il maltempo, a fioccare sono le accuse dei sindaci contro la Protezione Civile, con Massimo Zedda sindaco di Cagliari che cerca di cavalcare e assumere su di sé il ruolo di rappresentante dei sindaci isolano.

Tra tornaconti elettoralistici e interessi di categoria, si profila il toto-compensazioni per danni subiti, con gli strascichi di invidie che ne conseguono. Ma la ferita aperta per una sensazione diffusa e poco nascosta di abbandono da parte dello Stato centrale tornerà ad essere rimarginata con facilità, o il risentimento sarà capace di tradursi politicamente e socialmente in atti che non vadano oltre alla mera invettiva? Questo non è dato saperlo..

Di certo di nodi al pettine ce ne sono e tanti. La terra costellata da basi militari per gli interessi Italiani e della NATO non ha visto l’ attivazione dei contingenti nell’intervenire nei casi di grossa difficoltà che si sono venuti a creare. Lo hanno lamentato in primis i pastori orgolesi, facendo subito capire il nucleo della questione: centinaia di militari vengono nell’isola per esercitarsi, sottraendo e devastando terre e usando bombe assassine, ma non ci sono per prestare soccorso con i loro mezzi e capacità le popolazioni locali. E,quando lo hanno fatto nel passato, il loro apporto è costato salatissimo, con ricadute gravose a danno degli enti locali (!). ()

La situazione di calamità che ha toccato la Sardegna allora ha riaccentuato gli interessi di parte di uno Stato predatore e sempre maggiormente distante dalle comunità, se non in forma di recupero tramite compensazioni, e quello di un asservimento strutturale del sistema-isola ai piani bellici della NATO.

Un dare senza ricevere (o ricevendo contentini) che diviene insostenibile quando un dissesto naturale palesa l’incapacità di voler gestire la situazione per il bene delle persone che abitano i territori. Incapacità che non può né deve essere taciuta, per rompere l’isolamento, rinsaldare la solidarietà con pratiche di lotta che esigano e vogliano ottenere per tutto e tutti: ad esempio non fermarsi alla sola rivendicazione dei risarcimenti privati, ma ottenere la rimessa in sesto vera della viabilità rurale laddove compromessa in queste settimane, e appoggiare le forme di lotta che già si danno nella difesa delle terre e contro le servitù militari.

Le possibilità di poterlo fare ci sono tutte.

Di seguito rpubblichiamo un video con  commento ripreso dalla pagina di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare da sa Sardigna:

Nella terra più militarizzata d’Europa dove per 365 giorni all’anno i cieli sopra le basi militari sono solcati da ogni genere di velivolo, i pastori di Urzulei sono costretti a noleggiare un elicottero per raggiungere i loro ovili. I pastori di Orgosolo si chiedono: “la Regione poteva anche mandare di questi militari a darci una mano di aiuto, perché li abbiamo in Sardegna, siamo pieni di militari. Perché non li hanno mandati ad aiutarci?”
A Foras!

 

 

 

 

 

 

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