Dove sono i miliardi che Renzi ha promesso alla scuola?
Poi, dopo appena un mese dalla proposta, il premier si è rimangiato dichiarazioni e milioni da una parte e dall’altra, a causa del Patto di Stabilità (creato dal suo stesso esecutivo) e arrivando a praticamente annullare del tutto le risorse promesse per edilizia scolastica, digitalizzazione, rinnovo dell’amministrazione.
Ovviamente queste notizie sono state date “a bassa voce”, non vedendo certo la sproporzionata quantità di servizi e articoli dedicati invece al progetto di “Buona Scuola” in sé. Allo stesso modo, lo sbandierato annuncio dell’assunzione di 150 mila insegnanti si è risolto nel nulla, con la cifra che è calata fino a diventare dei circa 50 mila attuali. Un numero che però non è assolutamente sufficiente a coprire tutti i posti vacanti che costringono i docenti di un istituto a prendersi a carico troppe classi, facendo quindi fatica a mantenere un buon livello di insegnamento per tutti. Il Governo ha quindi provato a far passare in secondo piano questi problemi annunciando investimenti e rinnovamento dei contratti.
Da quasi 7 anni ormai i lavoratori della scuola e, in generale, del pubblico impiego vedono i loro stipendi bloccati, senza alcuna variazione. A Luglio però la Consulta aveva emesso una sentenza sull’illegittimità del blocco dei contratti. Così quest’autunno arriva la tanto attesa notizia: si andrà in breve tempo a firmare la nuova Legge di Stabilità in cui ci sarà anche un investimento di 300 milioni di euro per il rinnovo contrattuale. Informazione che pare positiva finché non si va a fare il calcolo per cui, essendoci 3 milioni e duecento mila lavoratori statali, ognuno otterrà un aumento di circa 7 euro al mese. Un calcolo al ribasso rispetto quelli fatti pochi giorni fa quando sono uscite le prime indiscrezioni sull’argomento.
Ma perché una tale pubblicità alla cosa se poi in realtà cambia ben poco? In questo modo Renzi ha svicolato la sentenza della Corte Costituzionale e così potrà rimandare le contrattazioni, gestite dall’Aran (agenzia privata), all’anno prossimo. Una mossa strategica che probabilmente ha il solo scopo di tentare di calmare gli animi del circa milione di docenti che da questa primavera si sta mobilitando per contrastare la legge 107 o “Buona Scuola”, a cui il premier non ha mantenuto nessuna delle promesse inizialmente fatte.
Un altro stratagemma che Renzi ha provato a utilizzare è stata la promessa di 500 euro di “Bonus formazione” per tutti i docenti, anche i neoassunti: uno specchio per le allodole che non corrisponde a un incasso netto dei lavoratori. Infatti questi bonus saranno solo utilizzabili solo per spese specifiche legate alla formazione e da rendicontare.E i 200 milioni di euro che la “Buona Scuola” ha stanziato per il premio di merito? La loro spartizione avverrà nel 2016, strettamente ai docenti che saranno selezionati dal dirigente scolastico, ma a conti fatti in realtà ci saranno appena 10 euro per chi ne avrà diritto.
Insomma, un quadro generale che non lascia spazio a dubbi: Renzi con la sua politica della promessa sta tentando in ogni modo di prendere tempo e continuare a imporre nuove e sempre meno accettabili riforme. Una strategia che si basa sul mantenere un rapporto di fiducia e ascolto fittizi con gli elettori, proponendo continui bonus e aumenti che in realtà vengono poi detratti da qualche altra parte: tra tasse, ricalcolo dell’ISEE e aumento dei prezzi infatti non c’è che l’imbarazzo della scelta.
I dati parlano chiaro: le risorse da investire ci sono, le cose su cui investirle pure. Ad esempio, il problema delle supplenze è la conseguenza di una carenza cronica di insegnanti nel mondo della scuola. Perché allora non vengono risanate situazioni inaccettabili come questa? La risposta è meno complicata di quanto sembri, il vero nodo sta nell’individuazione di priorità da parte di questo Governo. Non ne vede nel mondo dell’istruzione, bensì in grandi opere inutili che vanno a deturpare l’ambiente senza creare valore sui territori, lavoro, progresso come lo chiamano.
Lo vede nelle spese militari, negli aiuti alle banche, nel privato. Sulle scuole private ancora si investono milioni, per un semplice motivo, che chi le frequenta paga migliaia di euro all’anno e in quelle aule ciò che viene insegnato è rimesso alle decisioni del dirigente, mentre la scuola pubblica non da alcun profitto allo Stato, se non giovani che hanno imparato a pensare con la loro testa, argomentare idee, riconoscere nel mondo che li circonda un’eredità che viene dalle invenzioni, ma anche grandi errori fatti nella storia.
In sostanza, ciò che interessa meno a Renzi oggi, è avere i nuovi giovani elettori consapevoli e in grado di capire a cosa stanno puntando le riforme messe in campo in questi mesi. Privatizzazione di scuola, sanità, servizi; lavoro gratuito “volontario” per i giovani; nessun sostegno alle fasce più povere della popolazione che vengono private dei diritti basilari alla casa, cibo, dignità.
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