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Torino: al Peano convocati genitori di studenti e studentesse che si mobilitano contro i femminicidi

Costruiamo solidarietà tra le scuole contro i presidi-sceriffo…

da KSA Torino

Il 4 giugno 2025 nel cortile dell’Istituto Superiore Giuseppe Peano si è tenuto un momento di riflessione in memoria delle vittime di femminicidio. Un’iniziativa nata dalla nostra volontà di studenti e studentesse di opporci alla violenza di genere, in seguito all’ennesimo femminicidio, questa volta nei confronti di una nostra coetanea, Martina.

Durante l’intervallo sono stati appesi degli striscioni dalle scale antincendio.
Noi crediamo che non ci sia stato alcun uso improprio degli ambienti scolastici, ma anzi la valorizzazione di un luogo comune per un fine profondamente formativo. Eppure, a questa azione pacifica è seguita una risposta sproporzionata: convocazioni dei genitori di chi ha partecipato alla protesta, contestazioni procedurali, tentativi di delegittimazione dell’iniziativa. Una reazione che si inserisce in un clima più ampio di repressione del dissenso studentesco, spesso mascherata da esigenze di “sicurezza”. Ma quale sicurezza, se le scuole restano fatiscenti, sovraffollate e trascurate?
Non è la prima volta che i presidi di questa città provano ad usare strategie di questo tipo per fermare sul nascere qualsiasi forma di protesta.

Chi manifesta e si impegna per la giustizia viene troppo spesso punito, come in questo caso, invece che valorizzato. E non ci interessa chi vuole lucrare sulle nostre lotte, noi vogliamo unirci tra scuole e persone che vivono le stesse condizioni per costruire qualcosa di diverso.
In un tempo in cui si accusa la gioventù di apatia, chi dimostra il contrario viene messo a tacere. Ma noi non ci stiamo. Siamo cittadini e cittadine consapevoli, pronti a prendere parola contro ogni forma di discriminazione e violenza. Il gesto del 4 giugno è stato simbolico, civile e politico: un atto di memoria e di denuncia perché non vogliamo essere costretti/e a contare i nostri morti, che siano femminicidi o morti in alternanza scuola lavoro.

La scuola dovrebbe essere il cuore pulsante della formazione del pensiero critico, non un luogo di repressione. Il dissenso non è un crimine, ma un valore da coltivare. Gli studenti non sono un problema da contenere, ma una risorsa da ascoltare. Difendiamo il diritto alla parola, alla partecipazione, all’impegno civile. Oggi più che mai invitiamo tutte le scuole a lottare per una scuola in cui si possa parlare di politica, delle nostre condizioni, in cui si possa vivere veramente. Perché la partecipazione non si può punire, e la libertà non si può negoziare.

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