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È sciopero del multiservizi: giornata di lotta a Torino e Pisa

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Dal 2013 è fermo il contratto nazionale multiservizi. Il multiservizi contrattualizza circa un milione e mezzo di lavoratori – nella stragrande maggioranza lavoratrici – dei servizi mensa e pulizie presso grandi multinazionali nei grandi appalti pubblici: soprattutto scuole, università e ospedali. Lo stallo della trattative tra associazioni padronali e sindacati ha portato oggi alla convocazione di uno sciopero generale di settore da parte di tutte le sigle confederali, in risposta anche ai tentativi padronali di attaccare alcuni dei nodi del contratto su cui si costruiscono le strategie di resistenza dei lavoratori contro gli alti tassi di sfruttamento imposti: le malattie e gli infortuni. Il tentativo infatti è quello di imporre nel nuovo contratto la non retribuzione dei primi tre giorni di malattia e la riduzione del periodo di comporto, ovvero il periodo in cui godere dell’infortunio senza perdere il posto di lavoro, da 12 a 10 mesi in 3 mesi. In settori dove, per carichi di lavoro, fioccano le malattie professionali non riconosciute, “mettersi alla mutua” è la prima strategia del conflitto contro il padrone. Una ulteriore invarianza, su cui a ogni cambio appalto viene attaccato il costo del lavoro, è il monte ore settimanale: nei servizi di pulizia non supera la media delle 24 ore settimanali, costringendo tantissime donne a cercare un doppio impiego o a indebitarsi per sostenere le spese di mantenimento.

Lo sciopero ha visto un’adesione altissima – non ci sono dati certi, ma si parla di tassi superiori all’80% – e la mobilitazione dei confederali è confluita a Roma in un presidio statico a Bocca della Verità con la partecipazione di quasi 100 bus provenienti da tutta Italia. Ma accanto alle mobilitazioni dei confederali per il rinnovo del CCNL, spesso in dissidio con questi, proliferano in questo settore anche tante lotte che vedono l’emersione di una soggettività di classe che non si accontenta e che ha visto nella giornata di sciopero di oggi uno spazio di crescita ed espressione ulteriore.

Torino, dopo le proteste dei giorni scorsi è andato in scena “il funerale dello stipendio”. Le lavoratrici della Dussmann in sciopero hanno sfilato in centinaia dall’ospedale Molinette fino alla sede della Confindustria di Torino dietro un carro funebre. “Rappresentano i soldi che ci vogliono levare e che già sappiamo che se firmiamo il nuovo contratto non rivedremo mai più” hanno spiegato. “Molte di noi hanno figli da mantenere ora ci riducono le ore, guadagneremo 300 euro al mese, chi anche meno” dice Stefania, che fa le pulizie all’ospedale da 13 anni “pretendono però lo stesso livello di pulizia, con 40% in meno di tempo di lavoro. Avremo 3 minuti per ogni stanza da pulire. Ma cosa ci si fa con 3 minuti? Manco un uovo ci si cuoce!”. “Io spero che i pazienti e gli utenti si sveglino” spiega Giulia, un’altra lavoratrice “ne va anche della loro salute, l’igiene è fondamentale in un ospedale ora invece ci vogliono spingere a lavorare male!”. La cooperativa tedesca aveva ieri annunciato che avrebbe lasciato un mese di tempo in più per decidere se firmare o meno il nuovo contratto al ribasso ma si è poi rimangiata la parola. “Entro fino aprile ci vogliono obbligare a firmare” continua Giulia “ma nessuna di noi è intenzionata a farlo. Se pensano che la cosa finisca qui si sbagliano di grosso”. Sono state annunciate diverse iniziative per i prossimi giorni per continuare a fare pressione sulla Dussmann.

A Pisa, dove nel contesto delle mobilitazioni dell’8 marzo le lavoratrici delle pulizie della multinazionale Sodexo in appalto presso gli ospedali Cisanello e Santa Chiara lanciarono uno stato di agitazione per il miglioramento delle condizioni di lavoro, la battaglia non si ferma. Questa volta lo sciopero ha visto decine e decine di donne scendere in piazza davanti alla rotonda del pronto soccorso di Cisanello per poi dirigersi all’interno dell’edificio 30, inscenando per diverse ore una forte e determinata protesta. Sono stati infatti occupate simbolicamente delle aree accanto al CUP (luogo di prenotazione e pagamenti dei ticket per le visite): due ampie stanze che le lavoratrici del comitato per lo sciopero dell’8 marzo hanno subito allestito con decine di cartelloni, tavoli, sedie. Nella mattinata l’azione ha coinvolto altre figure lavorative dentro l’ospedale oltre che l’utenza. Infatti la battaglia che da più di un mese le lavoratrici della sodexo stanno conducendo è immediatamente legata ai diritti dell’utenza per la tutela della sanità pubblica.

Lo stato di agitazione infatti va avanti denunciando la pericolosità sia per gli operatori che per tutti i cittadini che usufruiscono del servizio sanitario pubblico della politica di sodexo che da “multinazionale vecchio stile” risparmia su materiali, non fa attenere le giuste procedure in merito all’inquadramento professionale, alla formazione, alla sicurezza. Non soltanto infezioni, ma anche stress e malattie professionali sono all’ordine del giorno, con una costante tensione delle lavoratrici con i responsabili aziendali ma anche con i vertici dell’Inail ed il medico aziendale.
Dopo circa due ore e mezzo di occupazione delle aule interne all’edificio ospedaliero, le lavoratrici hanno preso tende, gazebo e cartelloni e si sono spostate in corteo all’edificio 200, centro direzionale dell’azienda ospedaliera, già meta l’8 marzo di contestazione durante la giornata di sciopero globale del movimento “non una di meno”. Qui il direttore generale Tommasini ha incontrato il comitato di lavoratrici.

Lo stato di agitazione sta vedendo la azienda Sodexo reagire in modo scomposto ed isterico alle rivendicazioni di più sicurezza e più tutela economica e sociale delle donne impegnate nel servizio di pulizia. Le lettere di richiamo disciplinare spedite come ritorsione e come grave comportamento antisindacale ammontano, dall’8 marzo ad oggi, a 6. Il direttore generale non può “mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi” dicono le lavoratrici “bensì ha il dovere di vigilare sull’appalto”. Non soltanto la recente modifica al decreto sugli appalti che prevede la piena responsabilità solidale del committente, ma anche lo stato di agitazione e la procedura di raffreddamento attivata dovrebbe vedere immediatamente coinvolta l’AOUP nelle trattative sindacali. Ma se da parte di sodexo queste trattative sono “rimandate a date da destinarsi” e sostituite con tentativi maldestri di intimidazione, le lavoratrici della Sodexo hanno mostrato oggi (e non solo), anche ai vertici dell’AOUP, che sono ben determinate a proseguire sulla strada della lotta e della mobilitazione.

Lo stato di agitazione infatti continua… fino alla convocazione dell’incontro con la Sodexo e con l’Aoup e la stipula di un accordo che recepisca i punti avanzati dalle lavoratrici, che ricordiamo essere:

1) aumento delle ore contrattuali per i part time fino a 6 ore e conseguente diminuzione dei carichi di lavoro;

2) corsi di formazione e materiale idoneo per lo svolgimento corretto delle procedure;

3) indennità di rischio per il riconoscimento retributivo del lavoro in ambito ospedaliero;

4) premio di produzione di 100 euro mensile.

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