Elezioni amministrative: battuta di arresto per il PD
Nei mesi di campagna elettorale i media sono stati apertamente schierati a sostegno del partito di governo oscurando qualunque voce differente e attaccando sistematicamente chiunque riuscisse a fare trapelare contestazioni o critica. I contemporanei attacchi incrociati della magistratura (che persegue il proprio specifico interesse) sembravano poter far particolarmente male ad un M5s in loop sulla retorica dell’onestà. La disintegrazione della destra sembrava aver consegnato al PD l’egemonia come polo liberale e moderato. Nonostante questo, oggi, il progetto renziano si ritrova più debole. L’attacco al ceto medio con il Salva Banche ha pesato su una composizione sociale per lo più orientata verso una voto PD. Così come le situazioni diventate pubbliche in cui il PD ha funzionato da comitato di affari per imprenditori amici e faccendieri hanno contribuito ad offuscare l’immagine positiva ed efficiente voluta dal premier.
Le promesse del Jobs Act, della Garanzia giovani, dei grandi eventi, dello Sblocca Italia hanno prodotto effetti di ritorno di immagine (la speranza nell’uscita dalla crisi) per il governo solo sul brevissimo periodo (l’Italia riparte). Nella maggior parte dei casi si verifica che si è trattato di provvedimenti di facciata o di sostegno a grandi interessi economici.
Sul piano locale le amministrazioni PD si sono distinte per aver gestito le città nel nome “dell’ordine” e per l’incapacità di offrire risposte ai bisogni delle persone. La retorica del nuovo si è concretizzata in tagli, corruzione e manganelli. Anche qua difficile tirare per le lunghe l’illusione dei grandi eventi/grandi opere e delle smart city.
Il dato dell’astensione è in crescita di diversi punti percentuali rispetto alle tornate elettorali precedenti. Sempre più persone non vedono il senso del voto per la sfiducia e lo schifo crescenti nella politica istuzionale.
Napoli: Luigi De Magistris chiude il primo turno al 42,5%, mentre il candidato PD non arriva neanche al ballottaggio superato da quello della destra. Le comparsate (sempre contestate dalle piazze) di Renzi a Napoli a poco sono servite.
Roma: Grande, annunciato, fallimento per il PD. Virginia Raggi – m5s è in testa con un solido vantaggio — 35,4% contro 24,8% del PD Giacchetti. Il M5S diventa il primo partito. Il Pd si è sudato fino all’ultimo voto la possibilità di arrivare al ballottagio, tallonato da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni. Mafia Capitale, l’affare Marino e le conseguenti scelte scomposte (o interessate, a seconda dei casi) dei partiti hanno sicuramente pesato su questo risultato.
Torino: insieme a Roma, l’altro grosso schiaffo in faccia al PD. Fassino-PD al 41,9%, Appendino M5S 30,9%. Nel capoluogo piemontese non si andava al ballottaggio per le elezioni amministrative da 15 anni (di incontrastato potere PD/ds). Nella città il cui il sistema politica-affari-magistratura ha trovato il massimo dell’integrazione intorno agli intrecci PD, Compagnia di San Paolo e ex-FIAT qualcosa scricchiola. Parliamo della città più impoverita del nord italia, dove il conflitto sociale è stato gestito esclusivamente con il manganello e con la pesante repressione giudiziaria degli oppositori politici. Questo ballottaggio ha il sapore del fallimento per il PD.
Bologna: un’altra città in cui il PD soffre e perde terreno (5 punti) rispetto al passato. Il 39,5% del candidato Merola è un altro fallimento. Il ballottaggio, come previsto, sarà con la destra guidata dalla candidata leghista. Mentre va a picco l”affluenza complessiva (-12% rispetto alla tornata precedente), soffrono anche i partiti che si sono erti come alternativi al potere Democratico, a partire dalla Lega che va al ballottaggio ma riscontra 2000 voti in meno rispetto al 2012, con il Movimento 5 Stelle che si attesta invece distante dalla coalizione guidata dalla Bergonzoni, al 16%, quando le aspettative per questa formaizione la vedevano come possibile concorrente per il ballottaggio. Dunque, se da una parte Merola e i suoi incassano una clamorosa perdita di consenso, gli altri principali partiti registrano ugualmente una evidente emorragia di voti: stessa sorte a sinistra (coalizione Civica e la lista civica guidata da Amelia Frascaroli, ex assessore al welfare) che perde complessivamente tremila voti rispetto al precedente risultato ottenuto da Sinistra Ecologia e Libertà. Per il ballottaggio si aprono le danze tra chi appoggerà l’attuale sindaco,e si fa strada una ipotesi di coalizione PD – Manes Bernardini (NCD, ex-Lega Nord, che ha ottenuto il 10% di preferenze). nella città felsinea, a fronte di una campagna elettorale altamente sterile, all’indomamni del voto aleggia forte la sensazione di una incapacità di presa ormai cronica su una grossa fetta di potenziali elettori, che non vedono nelle opzioni partitiche soluzioni credibili per una amministrazione soddisfacente della città metropolitana.
Milano: altra delusione per il PD, dove la ricetta di destra con il candidato Sala (41,7%) non convince la borghesia milanese che di fronte alla copia sostiene ancora in larga parte l’originale: il condidato di destra Parisi (40,8%). I due uomini di Expo andranno al ballottaggio.
seguiranno maggiori aggiornamenti…
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