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Hevala Sara, in ogni momento della vita lottando…

È il secondo anniversario dell’assassinio di Sakine Cansız (Sara), membro fondatore del PKK e del Movimento per la Libertà delle Donne, personalità della lotta del movimento femminile curdo, leggendaria protagonista della resistenza nelle carceri, grande veterana della battaglia per la libertà dei curdi. Una contestatrice coraggiosa, tenace e determinata all’interno del movimento per la libertà, simbolo della donna di grande statura morale, emblema dello spirito di solidarietà internazionale e dell’atteggiamento combattivo delle donne nel ventunesimo secolo.

Sakine Cansız è stata ed è una delle principali fonti di vita del Movimento per la Libertà dei Curdi. Era una sorgente di forza, di morale e di motivazione.

Il suo bagaglio di quarantennale esperienza fatta di lotta e di rivoluzione, la sua saggezza, il suo atteggiamento nobile e volitivo, il suo coraggio, il suo legame passionale con la vita, il suo entusiasmo, la sua contestazione decisa e determinata che non conosceva ostacoli né difficoltà, la sua percezione sincera, semplice, scrupolosa e modesta della vita, la sua personalità rivoluzionaria e il suo grande amore per la leadership curda e per il Kurdistan libero, tutto questo ha determinato l’identità e il temperamento del Movimento per la Libertà dei Curdi.

In quanto fondatrice del Movimento per la Libertà delle Donne del Kurdistan, Sakine Cansız, oltre ad impegnarsi in infiniti sforzi, fece parte di un gruppo d’avanguardia che giocò un ruolo determinante nello sviluppo dell’identità del Movimento per la Libertà dei Curdi. La sua personalità combattiva, rivoluzionaria, proletaria, nobile, volta al sacrificio e fervente sostenitrice della libertà ha forgiato il Movimento per la Libertà delle Donne.

Pioniera e leader della battaglia per la libertà delle donne, ha portato avanti varie ricerche in varie aree del Kurdistan, dato vita a organizzazioni, unito un infinito numero di uomini e donne nella lotta, trascinato milioni di donne sui campi di battaglia, indirizzato migliaia di donne verso le montagne, rappresentato la principale spinta morale e motivazionale della leggendaria rivolta da lei stessa organizzata nella prigione di Amed contro il fascismo a ridosso degli eventi del 12 settembre, suscitato ammirazione e rispetto perfino nel nemico grazie al suo carattere combattivo e ribelle che non l’ha fatta mai piegare di fronte alle ingiustizie e alle scorrettezze.

Sakine Cansız ha dedicato tutta la vita alla battaglia per la libertà e ha fatto della resistenza, della lotta, del lavoro incessante e della gioia di vivere una filosofia e uno stile di vita.

Questa personalità, che non contemplava la resa e lo sconforto, mostrò sempre e in ogni situazione, grazie alle sue peculiarità, la forza e il coraggio, di spiccare il volo anche quando si trovava sull’orlo del precipizio. Con questo atteggiamento costituì sempre anche una grande fonte di vitalità e uno stimolo per le compagne di lotta. Sakine Cansız è sempre riuscita a manifestare, in modo molto netto e in ogni situazione, la sua tempra e il suo essere differente, e a trasmettere coraggio e motivazione alle compagne di lotta con il suo atteggiamento ostinato e volitivo.

Membro del gruppo d’avanguardia del PKK e del Movimento per la Libertà delle Donne, ha trascorso ogni istante della sua vita a lottare, vivendo intensamente la rivolta di Dersim e lavorando per offrire possibilità di reazione e di risposta al massacro, battendosi in prima linea con la sua risolutezza nella resistenza nella prigione di Diyarbakır e lasciando in chiunque la conoscesse segni profondi e indimenticabili.

Hevala Sara, ti ho conosciuta quando ero piccola. Eravamo i bambini che venivano a visitare in carcere i propri cari. Eri la mia zia di quel tempo, la sorella rivoluzionaria di papà.

Poi ci siamo ritrovate quando ho perso mio papà in un scontro, e tu sei stata una sorella maggiore che mi dava forza…

Ancora ci siamo viste quando eravamo in Siria con il presidente Öcalan, per me oramai eri hevala Sara e lo sarai sempre. Sei la mia crescita, la mia vita, la mia storia, come sei la storia di tutte le donne curde. Perché sei anche il nostro futuro. Nel solco che hai tracciato, seguendo le tue tracce, in ogni momento della vita lottando…

Sakine Cansız, con il suo nobile atteggiamento e il dissenso dimostrato nei sentimenti, nelle idee e nella vita di fronte a ogni tipo di tortura da parte del nemico, era una persona che aveva un effetto positivo sulla gente.

Sputando in faccia a traditori e aguzzini, ha perseverato nella battaglia per la tenace difesa dei valori in cui credeva e lottato affinché restassero sempre vivi. Durante la resistenza nella prigione di Amed ebbe molta influenza nello stimolare le donne a uscire di casa, a socializzare e a politicizzarsi. Ricoprì un ruolo fondamentale affinché le donne e le madri curde acquisissero la consapevolezza della lotta contro le atrocità perpetrate nelle carceri.

In particolare, nella persona di Sara si concentrava la caratteristica rivoluzionaria della donna curda insieme alla determinazione a lottare e ad una forte volontà, tanto da impressionare anche l’opinione pubblica internazionale. La compagna Sara ha mostrato il livello che la donna raggiunge ribellandosi e diventando militante del PKK, e la realtà della donna curda che si ribella alla modernità capitalistica.

Nel corso della storia rivoluzionaria di Sakine Cansız, durata quarant’anni, le sue battaglie si collocano a livello pratico in tutti gli aspetti della sua vita e in tutte le sue attività.

Nei sacrifici e nell’impegno dimostrato ha sempre aggiunto importanti valori alle proprie battaglie.

Anni dopo, ritornata sulle montagne della libertà di cui aveva sentito la mancanza, prese posto tra le fila dei guerriglieri. Fu pioniera nell’associazionismo e nell’evoluzione della militarizzazione femminile.

Partecipò attivamente al primo Congresso Nazionale della Donna, che si proponeva di rinverdire la cultura della deità matriarcato, in estinzione proprio nella terra delle “dee”, e fu eletta nel comitato centrale.

Nel corso di una battaglia di ampio respiro durata quarant’anni, la compagna Sara è stata una donna coraggiosa, libera, tenace e ostinata che si è dedicata alla salvaguardia dei popoli minacciati e oppressi, alla libertà della donna, all’essenza dell’essere umano, alle montagne, alla lotta.

Per lei il principio di base e la dimensione dell’essere umano consistevano anzitutto nell’opposizione all’ingiustizia e alle persecuzioni, perché la resistenza è vita! Ha continuato la sua battaglia senza timore, senza mai tornare sui suoi passi, senza mai arrendersi di fronte alla crudeltà, all’ingiustizia, alle disuguaglianze, all’ipocrisia, alla disonestà.

Sara-Sakine Cansız reagiva con veemenza all’oppressione. Nutriva una profonda rabbia nei confronti delle vessazioni e delle aggressioni perpetrate dalle forze conservatrici predominanti nei confronti del popolo curdo, delle diverse identità etniche e religiose, degli aleviti e in massima parte contro le donne e le persone in generale. Se era diventata una così grande militante della libertà femminile, era perché sentiva dentro di sé tutte le prevaricazioni attuate nei confronti delle donne nel corso della storia, e vi si approcciava con questo sentimento e questo spirito, manifestando tutto il suo essere nello sviluppo del Movimento per la Libertà delle Donne.

Quando si pensa a Sara, si pensa all’amore. E l’amore è l’essenza della vita, il potere spirituale della volontà, il lievito della fede.

La compagna Sara ha amato molto profondamente la lotta, i cambiamenti, la vita, la rivoluzione, i compagni, la gente e tutti i popoli, al punto che nel suo cuore c’era posto per tutti gli esseri umani di qualsiasi popolo del mondo, fede o credo religioso.

Non l’avreste mai ricordata con la sua età. Poteva essere un’agile gazzella sui monti dello Zagros o del Çarçella, qualcuno tra la gente con il nostro stesso stato d’animo, amica fraterna con i compagni, amica con i giovani, confidente dei bambini. Per le donne era una fonte di soluzioni immensa quanto l’oceano.

Ha vissuto mettendo in pratica quello in cui credeva. Le parole non prescindevano mai dalle azioni e viceversa. La nobiltà femminile era impersonificata dalla compagna Sara. Fu una delle ingegnose leader del futuro della resistenza nelle prigioni. Il fascismo e le atrocità uscivano sconfitti al cospetto del suo atteggiamento. “Azione” era la sua prima e anche la sua ultima parola. La compagna Sara è la storia della lotta per la libertà della donna curda.

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