I “capoclan” del liceo Virgilio
Di come a Roma la mafia sia ovunque, tranne dove girano i soldi.
In una città che paga un prezzo altissimo alla criminalità organizzata sotto forma di devastazione ambientale, cementificazione del suolo, moltiplicazione delle sale slot, business dell’accoglienza, spaccio di droga e gestione dei campi Rom a essere sotto attacco non è la commistione tra politica, forze dell’ordine e organizzazioni mafiose ma i movimenti per il diritto all’abitare e gli studenti del liceo Virgilio.
Il “racket” del diritto all’abitare
Il 15 ottobre la commissione parlamentare sulle periferie ha ascoltato le relazioni di Giuseppe Pignatone, procuratore della repubblica di Roma e Michele Prestipino, magistrato della stessa procura che dirige il pool antimafia. I due parlano della criminalità organizzata e della povertà nella capitale facendo un grosso calderone in cui mettono insieme il “clan” Cordaro di Tor Bella Monaca, banda di quartiere che gestisce la compravendita di case popolari e i movimenti per il diritto all’abitare senza particolari distinzioni. Parlano di un “racket ammantato di ideologia antagonista” e di 99 palazzi in mano agli abusivi. Dimenticano di spiegare che i movimenti per il diritto all’abitare occupano quei palazzi per chiedere che vengano assegnate case popolari a chi ne ha diritto, che questo “racket” non arricchisce nessuno e che esistono diverse sentenze che confermano questo.
Il collettivo del Virgilio come il “clan” Spada?
Se i tentativi di descrivere i movimenti per il diritto all’abitare come un’organizzazione criminale sono innumerevoli, il salto di qualità è rappresentato dal dibattito sull’occupazione del liceo Virgilio.
Dopo una campagna di qualche settimana sulle pagine di cronaca dei quotidiani locali, sabato scorso Carla Alfano, la preside dell’istituto, ha rilasciato un’intervista a Gramellini su Rai Tre in cui parla di “clima mafioso” nell’istituto, intervista seguita da dichiarazioni di genitori che parlano solo dietro la promessa dell’anonimato, preoccupati di possibili ritorsioni. I telegiornali nazionali rimbalzano la notizia, il ministro Fedeli esprime solidarietà alla Alfano, il presidente dell’associazione presidi chiede la chiusura del liceo e la questura annuncia un presidio di polizia davanti all’istituto. A Radio 1 la preside è arrivata a paragonare gli studenti del collettivo che protestano contro la fatiscenza del suo istituto a Roberto Spada che gestisce usura, spaccio e case popolari a Nuova Ostia.
Quale sarebbe la prova della diffusa omertà nel liceo di via Giulia? Il fatto che la preside abbia chiesto agli studenti della scuola di denunciare la violenza dell’occupazione, segnalando i responsabili e che gli studenti non abbiano accolto l’invito alla delazione.
A nessun giornalista (tanto meno alla preside) è sembrato rilevante che l’occupazione in questione sia stata partecipata da centinaia di studenti del liceo, con decine di iniziative su temi di attualità. Una protesta promossa contro l’insostenibile condizione strutturale della scuola in cui pochi giorni prima era crollato un soffitto, organizzata alla luce del sole in assemblee partecipate da centinaia di studenti.
L’inconfessabile verità è che in pochi denunciano perché in molti condividono e partecipano.
Polizia da per tutto, informazione da nessuna parte
Lunedì mattina gli studenti del Virgilio hanno deciso di sedersi in silenzio in cortile per tutta la durata della ricreazione. Hanno chiesto che il loro silenzio sia d’esempio per i troppi che in questi giorni si sono permessi di usare parole gravissime.
In questo dibattito impazzito in cui le lotte sociali e i momenti di partecipazione politica vengono descritti come organizzazioni criminali si perde il senso delle parole e il silenzio sarebbe auspicabile. Ci prendiamo il rischio di parlare di questa vicenda per segnalare gli effetti che questo dibattito produce: polizia come unica soluzione.
Sgomberi e sfratti militarmente organizzati contro i senza casa e licei presidiati dagli agenti. Si costruisce un deserto di partecipazione, criminalizzando chiunque provi a esprimere un altro punto di vista.
Se proprio non si può far a meno di usare Ostia come termine di paragone, bisognerebbe riflettere sul fatto che i “clan” sono cresciuti dove sono state cancellate le esperienze di partecipazione politica, dove si eseguono gli sfratti di persone disabili da 10 anni in attesa di una casa popolare. Riempire di polizia le strade per garantire il ballottaggio ha garantito solo che pochissimi andassero a votare.
In tanto, a pochi metri dal Virgilio, è stato da poco ultimato un parcheggio interrato sopra i resti di una villa romana. Le autorizzazioni necessarie sono state ottenute in cambio di mazzette e favori ai consiglieri comunali. Il costruttore è un certo Caltagirone, proprietario de “il Messaggero” giornale che ha promosso per primo la campagna contro l’occupazione della scuola. Non ci si risulta che Gramellini abbia trovato preoccupante la commistione tra politica, informazione e palazzinari.
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