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Il prezzo impazzito dello zucchero e l’impatto della finanza sui beni agricoli

Si stanno “negoziando” i contratti 2023-2024 e sono partite forti speculazioni finanziarie al rialzo, con conseguenze sui prezzi reali pagati dai consumatori. Diversi Paesi produttori stanno decidendo perciò di bloccare le esportazioni per difendersi, con effetti amari già osservati nel caso del riso.

L’analisi di Alessandro Volpi, da Altreconomia

I prezzi sono ormai impazziti e per trovare una giustificazione al loro andamento folle si chiamano in causa i fattori che maggiormente colpiscono l’immaginario comune. Nelle ultime settimane il riferimento costante è quello alla “siccità globale”. Come se i prezzi di tutti i beni agricoli fossero esplosi a causa della siccità e delle ondate di calore. Questo genere di affermazioni, che si legano al tema del cambiamento climatico, ha certamente elementi di fondatezza, ma tende a trascurare un dato fondamentale rappresentato dalla speculazione. Può essere utile a riguardo una breve storia per capire come la finanza condiziona la vita del Pianeta.

I prezzi dei cereali sono tornati a impennarsi dopo le dichiarazioni russe di un eventuale blocco del Mar Nero e, appunto, dopo il diffondersi delle notizie su possibili cattivi raccolti causati da siccità e incendi. 

In realtà, questi fenomeni hanno riguardato una quantità molto limitata di minori esportazioni dei grani che tuttavia ha scatenato la speculazione al rialzo dei prezzi. In altre parole, è stato sufficiente che si diffondesse la notizia delle ulteriori tensioni russo-ucraine e della perdurante carenza idrica perché i contratti derivati sui cereali generassero immediatamente una nuova fiammata di prezzi, a prescindere da una valutazione reale sui volumi attuali e futuri degli scambi di grano.  

Questo rialzo, prettamente speculativo, ha indotto una parte dei grandi operatori a spostarsi sul riso, i cui prezzi sono rimasti più bassi perché, in condizioni normali, meno sensibili alle quotazioni finanziarie. Appena si è diffusa la percezione di un simile spostamento, insieme alle prime notizie di possibili minori raccolti, è partita la speculazione anche sul riso che ha raggiunto i livelli più alti da dieci anni. 

Dunque, la speculazione finanziaria sul grano ha trascinato quella sul riso. Ora, però, gli effetti rischiano di essere disastrosi perché l’India, il principale esportare mondiale dell’alimento, di fronte all’impennata dei prezzi, ha deciso di bloccare le proprie esportazioni del cereale, mettendo a repentaglio le forniture di tale bene per almeno 1,5 miliardi di persone.  

La finanza ha trascinato l’economia reale verso il disastro, partendo da dati come la guerra e la siccità che non sarebbero stati in grado di produrre un’inflazione tanto marcata. Un esempio ulteriore proviene dal prezzo dello zucchero che è impazzito e ha raggiunto i mille euro a tonnellata, il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.

Che cosa sta succedendo? È crollata la produzione a causa della siccità? Certamente no, le stime dicono che si tratta di una riduzione complessiva inferiore al 10%, a fronte di una domanda ferma. Ma si stanno “negoziando” i contratti 2023-2024 e sono partite in maniera massiccia le speculazioni finanziarie al rialzo con inevitabili conseguenze sui prezzi reali, quelli pagati dai consumatori. Ciò dipende anche dal fatto che vari Paesi produttori, di fronte all’aumento dei prezzi, di nuovo speculativo, stanno decidendo di bloccare le esportazioni per difendere i propri consumatori, con conseguenze analoghe al caso del riso. La siccità e il grande caldo sono un problema decisivo per la sopravvivenza del Pianeta ma non possono essere utilizzati come la causa pressoché esclusiva di un aumento su cui insiste in maniera evidente la speculazione.  

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento.

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