InfoAut
Immagine di copertina per il post

Speculazione sul burro e altre storie del capitalismo globalizzato

Il capitalismo è una follia e la prova è data da un prodotto che tutti i bretoni amano: il burro. Il 28 dicembre, un articolo di Le Parisien ha raccontato di un biscottificio dell’Ile et Vilaine costretto ad acquistare burro dai Paesi Bassi, anche se prodotto a 90 chilometri dalla sua fabbrica… in Normandia!

Tradotto da Contre Attaque

Burro congelato

Come si spiega questa diavoleria? Gli speculatori con sede nei Paesi Bassi acquistano grandi quantità di burro in Francia, lo congelano e lo rivendono successivamente, a un prezzo più alto, alle aziende francesi. Così questo burro fa un viaggio di andata e ritorno dalla Francia solo perché i parassiti possano aumentarne il prezzo. Una vera assurdità.

Il biscottificio “La Mère Poulard” ha sede a Maen Roch, vicino a Fougères, e utilizza burro proveniente dalla vicina Condé-sur-Vire. Il suo proprietario si lamenta: “Ha viaggiato fino ai Paesi Bassi per essere congelato, prima di tornare in Bretagna scongelato”. I commercianti olandesi immagazzinano il burro acquistato da vari caseifici europei prima di venderlo a un prezzo elevato. Da parte sua, il produttore di biscotti non è in grado di stipulare contratti diretti con i produttori locali, perché “nessun produttore vuole prendere un impegno a lungo termine”.

Il prezzo del burro industriale è aumentato dell’80% in un anno, ma questa inflazione, che mette in difficoltà i consumatori, non va a vantaggio degli agricoltori. Sono i commercianti che speculano sulle materie prime a raccogliere i profitti. “Il burro consegnato al biscottificio era stato prodotto otto mesi prima e immagazzinato prima di essere rivenduto a un prezzo molto più alto”, spiega il direttore de ‘La Mère Poulard’.

Pesce volante (con l’aereo)

Sempre in Bretagna, dal 2024 tonnellate di pesce proveniente dal Sultanato dell’Oman, a diverse migliaia di chilometri di distanza nel Golfo Persico, sono disponibili all’asta del pesce di Lorient. Pesce dalla penisola arabica in un porto di pesca bretone che da decenni vende pesce pescato localmente! Come parte di un consorzio omanita-francese, il porto di Lorient ha dichiarato di voler “investire nello sviluppo di un complesso portuale di 250 ettari nel sud del Sultanato dell’Oman”, secondo il quotidiano Ouest-France.

Si tratta di un’assurdità promossa dalla società Ker’Oman, che ha vinto una gara d’appalto per la progettazione e la gestione di questo nuovo porto nel sultanato. Il suo direttore ha spiegato: “L’aereo è oggi un normale mezzo di trasporto per il pesce. La “norma” sarebbe far arrivare il pesce dall’altra parte del mondo piuttosto che mangiare il pesce pescato vicino a noi”. Nel febbraio 2024, il gruppo anticorruzione Anticor ha aperto un’inchiesta contro l’agglomerato di Lorient per appropriazione illecita di interessi e distrazione di fondi pubblici in relazione a questo folle partenariato.

Latte prodotto dall’altra parte del mondo

Sulla stessa linea, nel novembre 2023, il Parlamento europeo ha votato a favore di un accordo di libero scambio tra l’Unione europea e la Nuova Zelanda, per “facilitare gli scambi” tra l’Europa e quest’isola situata a 20.000 chilometri dalla Francia. L’accordo, entrato in vigore nel maggio 2024, ha abolito i dazi doganali su cipolle, mele, pesce, vino, latte e carne della Nuova Zelanda. Un’altra assurdità assoluta. In primo luogo, perché la Francia è un grande Paese agricolo che non ha bisogno di importare latte o carne: produciamo troppo e lo esportiamo! In secondo luogo, perché crea concorrenza tra gli allevatori europei e quelli neozelandesi, visto che la Nuova Zelanda è il primo produttore di latte al mondo. Infine, è ovvio che importare a 20.000 chilometri di distanza prodotti agricoli che produciamo qui è un disastro ecologico.

Fagioli kenioti

Un altro esempio? Sapevate che la maggior parte dei fagioli francesi proviene dal Kenya? Il Kenya è il secondo esportatore di fagioli in Europa, oltre che di broccoli, zucche, cipolle e piselli. Grazie al clima del Paese, le coltivazioni possono essere effettuate tutto l’anno e la manodopera viene pagata solo pochi euro al giorno. I sacchi di verdure fresche lasciano ogni giorno il magazzino per l’aeroporto di Nairobi, da dove vengono trasportati ogni notte in Europa, a 7.000 chilometri di distanza”, spiega un articolo di Le Monde. Un altro crimine ecologico e sociale, per il solo profitto degli azionisti. E per finire, questi fagioli prodotti in Kenya sono pieni di pesticidi vietati in Europa.

Il grano costa una fortuna

L’ultimo esempio esasperante è la speculazione sul grano. Nel 2022, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il prezzo del grano è esploso. Questo mercato è detenuto da soli quattro commercianti che hanno dominato il mercato mondiale del grano per decenni. Si tratta di Archer-Daniels-Midland, Bunge, Cargill e Louis Dreyfus. Sono soprannominate “ABCD”.

“I mercati mondiali dei cereali sono ancora più concentrati di quelli dell’energia e ancora meno trasparenti”, ha spiegato un esperto delle Nazioni Unite al quotidiano britannico The Guardian nel 2022. Cargill ha annunciato un aumento del 23% dei suoi ricavi, raggiungendo la cifra record di 165 miliardi di dollari nello stesso anno. Sono queste quattro aziende a stabilire i prezzi di un bene vitale come il grano, giocando sulle incertezze geopolitiche e climatiche per massimizzare i profitti.

Speculatori e multinazionali avvelenano la terra con l’agricoltura intensiva, speculano sul cibo spostandolo in tutto il mondo, affamano i più vulnerabili e truffano gli agricoltori. Che si tratti di burro congelato nei Paesi Bassi, di pesce proveniente dall’Oman o di grano, abbiamo davanti agli occhi le illustrazioni del vicolo cieco del capitalismo globalizzato.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

catene del valoreFranciaINFLAZIONElogisticaprezzispeculazione

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: Lecornu s’est mazziat

500 000 persone in tutta la Francia contro Macron e la sua politica a due giorni dalla caduta del Primo Ministro francese Bayrou, record per il neo incaricato Sébastien Lecornu, contestato al suo secondo giorno di mandato.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: il 10 settembre blocchiamo tutto, atteso il voto di fiducia per Bayrou

Da circa un mese sui social e sui siti di movimento, ma non solo, è iniziato a girare un appello per una giornata di mobilitazione e di blocco per il 10 settembre. In questa giornata infatti, in tutto l’esagono si terranno iniziative, manifestazioni, blocchi stradali per cacciare Macron e il primo Ministro francese François Bayrou.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Quarticciolo: 26 e 27 settembre “Alza la voce, alza la testa!” Due giorni di festival per un cambiamento radicale

A Quarticciolo il 26 e il 27 settembre si terrà una due giorni di festival per un “cambiamento radicale”, ancora una volta la realtà romana alza la voce e alza la testa per portare i propri contenuti, le proprie istanze di lotta per una vita dignitosa, per un quartiere sicuro. A partire da questi temi […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Lotte operaie: sabato 6 settembre manifestazione SUDD Cobas a Forlì contro caporalato e sfruttamento

Non si placano le proteste dei lavoratori della filiera Gruppo 8 a Forlì e a Cesena. L’azienda vuole delocalizzare gli stabilimenti romagnoli, dai quali escono prodotti di lusso brandizzati Made in Italy.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Bologna: cariche della polizia contro il picchetto antisfratto a difesa di una famiglia con minori

Manganellate di polizia contro attiviste e attivisti di Plat – Piattaforma di intervento sociale, stamane in occasione di un picchetto antisfratto in via Cherubini a Bologna.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sullo sgombero del Leoncavallo

I “centri sociali” sono luoghi dove persone giovani e meno giovani si riprendono il senso dell’esistenza, si riprendono i loro desideri, non sono (o non dovrebbero essere) ambiti in cui una generazione ripiegata su se stessa cerca consolazione alle proprie sfighe.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Calabria: vincere la rassegnazione. Costruire l’alternativa

La Calabria si avvicina a una nuova tornata elettorale e ciò che emerge, senza troppi giri di parole, è l’ennesima prova di quanto poco i principali partiti nazionali tengano davvero a questa terra. In questi giorni assistiamo al solito teatrino: spartizione di poltrone, nomi tirati fuori dal cilindro senza radici, senza sostanza, senza un’idea chiara […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Botulismo in Calabria: come la sanità privata ci lascia morire per strada

La vicenda non riguarda solo le intossicazioni, ma l’intero sistema sanitario calabrese ed il ruolo delle cliniche private.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Urbanistica: cosa hanno in comune Milano e Torino?

Fa notizia in questi giorni (finalmente!) come una giunta sedicente di sinistra abbia stravolto la città di Milano, ma in realtà non molto diversa è la situazione di quell’altra metropoli del nord che è Torino.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: il 10 settembre “Blocchiamo tutto”

Ovunque in Francia, dei gruppi si incontrano, si organizzano e condividono delle idee con un obiettivo comune: bloccare tutto il 10 settembre prossimo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Blocchiamo tutto”. Mobilitazioni diffuse nel paese contro l’austerity di Macron

Intensa giornata di mobilitazione mercoledì 10 settembre in Francia, dietro la parola d’ordine “Bloquons Tout”.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Francia: tre militanti contro la linea alta velocità Bordeaux-Toulouse sotto sorveglianza giudiziaria

Dopo l’arresto di venerdì scorso, avvenuto in seguito alla protesta contro l’abbattimento di alberi secolari lungo il tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Bordeaux-Tolosa (vedi il nostro articolo), tre attivisti sono stati posti sotto sorveglianza giudiziaria. Nelle prime ore di venerdì 29 agosto, quattro persone sono state arrestate a Saint-Jory mentre protestavano contro l’abbattimento […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia. 10 settembre: il popolo deve organizzarsi al di fuori dei quadri imposti dai sindacati e dai partiti politici

Continuiamo a dare contro del dibattito che sta accompagnando la costruzione della giornata del 10 settembre in Francia contro il piano di austerità del governo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia, 10 settembre: bloccare le periferie delle grandi città per fermare il Paese?

Dall’inizio di luglio, la data del 10 settembre e lo slogan «blocchiamo tutto» circolano massicciamente. Si formano gruppi, si organizzano assemblee, si discute sui modi migliori per impedire il piano di austerità di Bayrou.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Milano: urbanistica, speculazione e stratificazione di classe

Mettiamo per un attimo da parte gli aspetti corruttivi dell’intricata vicenda che vede coinvolti imprenditori, architetti, assessori e dipendenti comunali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per salvare Gaza e noi stessi, è ora di razionalizzare la speranza

Ormai le volte in cui abbiamo pensato “speriamo” dopo le dichiarazioni di qualche governo o di qualche grande istituzione sono centinaia. di Alessandro Ferretti Abbiamo sperato in una svolta con i pronunciamenti della corte dell’Aja e dell’ICC, con le voci di dissidi Biden-Netanyahu e Trump-Netanyahu, con gli stati che hanno riconosciuto la Palestina, con il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuovo accordo tra la Francia e Kanaky: indipendenza o truffa coloniale?

Qualche giorno fa è stato siglato un nuovo accordo tra i partiti indipendentisti kanak e lo Stato coloniale francese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.