L’opposizione al TTIP continua!
Le trattative sul TTIP paiono in una fase di stallo. Nonostante l’amministrazione Obama ce la stia mettendo tutta per poter raggiungere l’intesa con l’Unione Europea, le distanze rimangono.
Dopo l’ennesimo incontro di fine Aprile andato a vuoto, la possibile firma è stata rinviata a Giugno.
Tuttavia gli interessi misti tra governi e multinazionali sono molti e le influenze delle lobby sulle politiche nazionali sono altrettanto forti, di qui le pressioni per risolvere velocemente la chiusura del trattato.
La censura intrinseca a questo trattato ha fatto in modo che gli Stati Uniti e l’Unione Europea portassero avanti segretamente le basi e gli sviluppi del TTIP. Sulla stessa linea gli stessi mass media, sempre pronti a ricordare quanto sia importante acquistare e tutelare la salute e l’ambiente, essi tacciono volutamente il danno di questo trattato, di fatto distruggendo quello che comunemente si chiama “fare informazione”.
A Roma sabato 7 Maggio si svolgerà una manifestazione indetta dal Comitato STOP TTIP. Le premesse parlano di una grande partecipazione (associazioni, comitati, sindacati, ecc. ecc.) per quella che sarà una prima di una serie di manifestazioni per dire NO ad un trattato che non farà altro che peggiorare le condizioni di vita di centinaia di milioni di persone da ambo le parti dell’oceano.
Il TTIP come parte di quel processo di mercificazione dei beni comuni, della salute delle persone e dell’ambiente, dell’alimentazione e la sua sicurezza, dei servizi pubblici ( sanità, scuola ,trasporti), lavoro e diritti, ecc. ecc. I più elementari diritti acquisiti in anni di lotte per garantirci un minimo di vivibilità all’interno degli Stati europei, saranno fatti fuori con un paio di firme, e la cosa non può che essere inaccettabile e rispedita ai mittenti.
Nelle carte riservate di cui Green Peace è venuta in possesso e successivamente rese pubbliche, la situazione è come ci si aspettava.
Altro che opportunità economiche, sviluppo, aumento delle esportazioni e dell’occupazione. Le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si piegherebbero alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende, un’armonizzazione delle norme fatta al ribasso, non certo a vantaggio dei cittadini. Le belle parole spese dai pro TTIP sono come neve al sole. Quello che ne rimane sono ricatti tra le due sponde, l’eliminazione di regole in materia di salute pubblica e di protezione ambientale è una parte importante all’interno dell’accordo.
Dal punto di vista della protezione dell’ambiente e dei consumatori, quattro gli aspetti seriamente preoccupanti:
– Nelle 248 pagine non si fa nessun accenno alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions). “Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante o per la conservazione delle risorse naturali esauribili. L’omissione di questa regola suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante.”
– La salvaguardia del clima sarà più difficile con il TTIP: “Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti.”
– Il principio di precauzione (norma europea) secondo il quale un prodotto potenzialmente pericoloso può essere ritirato dal mercato se non è provato scientificamente che è sicuro, è una di queste eliminazioni. Tanto cara alle lobby degli OGM a stelle e strisce, e che spalancherebbe di conseguenza le porte anche a carni trattate con ormoni e antibiotici, latte arricchito, ecc. ecc.
– Un’altra clausola richiesta dagli Stati Uniti da il senso dell’ appiattimento dei Governi agli interessi delle lobby, si chiama ISDS ( Investor-State Dispute Settlement), prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti. Le aziende potrebbero insomma opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli paesi reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti, magari chiedendo che vengano applicati i Contratti nazionali del lavoro. L’ISDS darebbe alle multinazionali la possibilità di ostacolare qualsiasi legge che va contro i loro interessi. L’esempio più citato è quello della Philip Morris, che ha fatto causa ai governi di Uruguay e Australia che volevano (giustamente) regolamentare il mercato del tabacco per garantire migliori livelli di salute. Solo per aver inserito il divieto di fumo in alcuni spazi pubblici, per aver chiamato in causa le multinazionali per le loro responsabilità sull’aumento delle morti da sigaretta e avendo così costretto le case produttrici a risarcire le famiglie, i governi sono stati fatti oggetto di altrettanti ricorsi mossi dal cartello del tabacco.
La (s)vendita di diritti inalienabili come la salute pubblica, il diritto allo studio, un reddito dignitoso, che già oggi sono sempre più oggetto di attacchi dagli stessi governi nazionali e da un Europa dei sempre meno diritti, finirebbero nel tritacarne delle regole del TTIP. Le garanzie di questo trattato danno alle grandi aziende la possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi.
Un trasferimento dei poteri democratici di ogni nazione dai cittadini al grande business.
Per quanto riguarda questa parte dell’oceano, la cosa grave è che questa decisione sia delegata alla Commissione Europea, dove la firma è in mano ai rappresentanti dei 28 governi che decideranno su mandato dei Governi nazionali e non sul voto della popolazione.
Crediamo che la Manifestazione di Sabato 7 Maggio a Roma possa essere l’inizio di un percorso d’iniziative volte a far crescere sempre di più la percezione nell’opinione pubblica dell’importanza dello STOP TTIP e della ripresa in mano del potere decisionale che ci spetta, quando le decisioni riguardano il futuro di tutte le persone e la salvaguardia di tutto l’ambiente.
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