La questione urbana nella crisi neoliberale
L’idea di città ha un fortissimo appeal ideologico, al medesimo tempo dispositivo discorsivo che produce soggettività e materiale piattaforma per la mobilitazione e l’assorbimento di capitali. La città è anche spazio emblematico del capitalismo neoliberale (globale, finanziario, cognitivo), l’archivio dei discorsi entro cui sono iscritti i diversi paradigmi della crescita. Creatività,conoscenza, sino ad arrivare al modello eco-tecnologico della smartcity, hanno fornito nuovi immaginari e alimentato nuove configurazioni materiali delle città, alternativi al connubio urbanizzazione-industrialismo del “secolo breve”.
La crisi ha imposto un cambio di scena, da un lato portando alla luce diseguaglianze e inediti fenomeni disegregazione, dall’altro ponendo radicalmente in discussione, nonostante le retoriche sulle “nuove geografie del lavoro” fondate sul matrimonio tra hitech e crescita urbana, l’idilliaca prospettiva di uno sviluppo inclusivo trainato da unceto diffuso di professional, al lavoro nella produzione e circolazione di contenuti e servizi intelligenti.
Alcuni degli assi che hanno concorso a definire la centralità del “mondo urbano” nella formazione di profitti, rendite, patrimoni, sembrano oggi in difficoltà (es.investimenti immobiliari), ma la crisi fornisce tuttavia l’ambiente per radicalizzare vecchie e nuove pratiche predatorie: mercatizzazione o sottrazione di beni collettivi (suoli, servizi perla vita quotidiana, utilities, welfare), cattura di risparmi, svalorizzazione del lavoro e attacco alle forme di vita esterne alla“ragione neoliberale”. Questa la posta in palio nelle città, questo l’obiettivo esplicito delle politiche anticrisi.
La crisi è tuttavia anche terreno di incubazione di nuove insorgenze, come indicano le lotte – con tutte le specificità del caso – esplose in diversi snodiglobali, dal Nord Africa a Istanbul, dalle metropoli brasiliane aquelle degli Stati Uniti, per giungere alle pratiche di resistenza sui nostri territori (sul terreno dell’abitazione, dellaprivatizzazione dei servizi, della fiscalità). Lotte diverse per obiettivi e composizione sociale (con molti studenti, precari, poveri metropolitani), accomunate tuttavia da forme di mobilitazione (la riappropriazione dello spazio) e innescate spesso da temi a variotitolo attinenti il “diritto alla città”.
Focalizzare l’analisi sulle città equivale ad occuparsi delle mutevoli geografie del capitale, del lavoro e delle lotte nella crisi. O – per dirla seccamente –interrogarsi sulle nuove forme di sfruttamento, sui processi di soggettivazione e sulle chance che potrebbero schiudere. Quali sono i tratti della nuova urbanizzazione? Come sono sfidati e messi in tensione dalla crisi? Quali le pratiche predatorie che si radicalizzano nella crisi? Quali i conflitti in atto e quelli potenziali? Quali le questioni da porre al centro di un’agenda di trasformazione? Queste sono alcune delle domande che hanno alimentato questo breve ciclo di incontri, il cui duplice obiettivo è squadernare alcune tendenze e concorrere a fornire materiali per riformulare un’agenda della trasformazione, coerente con i mutamenti intervenuti e in corso.
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