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La sanatoria Ciccioli

Un contributo del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa.

 

«Occorre, in altre parole: un’attenzione particolare per le categorie di utenti caratterizzati da fragilità sociale in senso sanitario; la presa d’atto della necessità per lo psichiatra di farsi carico di nuovi o dismessi campi di attività che, comunque, continuano ad appesantire la quotidianità dell’assistenza; il recepimento di prassi ormai consolidate da tempo in termini di esecuzione del trattamento sanitario obbligatorio (TSO)»

testo proposta di legge 2065/2008 – onorevole Carlo Ciccioli

 

«Gli uomini possono salire sui propri cadaveri pur di salire in alto»

“The alchemical marriage of Alistair Crompton”- Robert Sheckley – 1978

 

La condizione quotidiana di molti individui divenuti utenti psichiatrici è già quella che si trova descritta in questa nuova legge tutta riferita all’uso estensivo dei trattamenti sanitari senza consenso e che non sarebbe legittima stando ad una corretta applicazione delle tutele per i pazienti previste dalla Legge Basaglia.

E’ dunque facilmente comprensibile l’urgenza di un condono all’edificazione abusiva della minaccia psichiatrica che rende la quasi totalità dei trattamenti sanitari psichiatrici volontari (TSV) di fatto obbligatori (TSO); all’architettura fatiscente delle terapie psichiatriche che permette lobotomie farmacologiche, contenzioni fisiche, terapie elettroconvulsive e relative sperimentazioni; ai muri sanitari sempre più alti ed estesi.

I confini normativi attualmente in vigore si ritrovano nella cosiddetta legge Basaglia: la legge 13 maggio 1978 n.180 “Accertamenti e Trattamenti sanitari e volontari e obbligatori”. Lo stesso testo normativo che metteva fine all’internamento in manicomio istituendo, col primo articolo, il carattere volontario degli accertamenti e dei trattamenti sanitari, prevedendo, in caso di non ottemperanza, responsabilità penali per il personale medico. Lo stesso testo normativo che ha anche permesso per più di trent’anni un garantismo di facciata e che ha reciso la libertà personale e i diritti più elementari di migliaia di individui.

Di certo questo aspetto abusivo che si manifesta già durante il trasferimento dai manicomi agli ospedali, se e dove questo passaggio avviene, non è sfuggito né al legislatore né agli staff medici. Già dal 1978 molte furono le richieste di intervento normativo, sia a favore della compiutezza della Legge Basaglia, che riguardo la sua inapplicabilità. Infatti c’era già stato un tentativo di riforma nel 2002 con la proposta Burani Procaccini poi bloccata dalla conferenza Stato-regioni e dalle contraddizioni interne alla stessa maggioranza di governo.

Bisogna però attendere il secondo governo Berlusconi, frutto coagulato di forze politiche estremamente conservatrici, quando la figura del legislatore coincide perfettamente con quella di alcuni dirigenti e operatori psichiatrici, per andare a modificare la legge 180/78. Già nel 2008 le proposte di modifica della legislazione in vigore presentate sono 9: alla Camera le proposte Ciccioli (2065), Guzzanti (1423), Marinello (919); Barbieri (1984), Jannone (2831), Picchi e Carlucci (2927), Garagnani e altri (3038); al Senato le proposte Carrara (348) e Rizzi (1423).
Tutti onorevoli proponenti del PdL, escluso il leghista Rizzi e aggiungiamo che tra i firmatari delle varie proposte si possono contare una decina di medici.

Leggendole si trovavano gia questi dispositivi e concetti che si sono poi solidificati nel Testo Unico redatto dal Dr. Carlo Ciccioli:

– si istituisce la prevenzione psichiatrica per l’intero ciclo di vita, in termini, però, non di informazione ma di individuazione precoce di patologie; (Ciccioli (2065), Guzzanti (1423), Marinello (919) Jannone (2831), Picchi e Carlucci (2927)Garagnani e altri (3038)Carrara (348) e
Rizzi 1423))

– i trattamenti sanitari che andavano a limitare la libertà personale per un massimo di 8 giorni non si chiamano più obbligatori ma necessari (o urgenti come in altre proposte) e hanno durata minima di due settimane; in base al principio di necessità non è più solo il parere medico ha disporre tali trattamenti dunque si prevedere un ruolo attivo delle forze dell’ordine e di chiunque abbia interesse.
Un restyling linguistico che va a presentare principi ispiratori altri – capofila quello di pericolosità – rispetto alla correttezza delle cure mediche per esercitare un potere segregante di cui si raddoppia la
durata. (Ciccioli (2065) Guzzanti (1423), Picchi e Carlucci (2927) Carrara (348) e Rizzi (1423))

– si istituisce il Trattamento Sanitario Prolungato di cui non si indica la massima durata ma quella minima di 6 mesi prorogabili di altri 6, (la massima durata non viene indicata) senza il consenso del
paziente, in strutture di lungodegenza accreditate e/o in tutto un vastissimo arcipelago istituzionale che va a sostituire l’ospedale pubblico Ciccioli (2065) Picchi e Carlucci (2927) Garagnani e altri (3038) Carrara (348) e Rizzi (1423))

– il Trattamento Sanitario Obbligatorio a domicilio o in regime extraospedaliero (Ciccioli (2065), Guzzanti (1423,) Carrara (348)

– il contratto terapeutico vincolante o «contratto di Ulisse», per cui una volta autorizzata piena discrezione allo staff psichiatrico di mettere in pratica il trattamento ritenuto opportuno, non si può più tornare indietro sulla propria decisione (Ciccioli (2065)

– il sistema previsto per le dimissioni è sempre revocabile e sostituibile con un nuovo ricovero,
perpetuando sia la necessità di un sistema obbligatorio di cura sia l’impossibilità di poter definire con certezza la durata e soprattutto il termine dei trattamenti medici coercitivi. Inoltre non si dà di conto del tipo di azioni volte a ottenere consenso e collaborazione al programma terapeutico previste dal nuovo testo unico. (Ciccioli (2065), Guzzanti (1423))

Le proposte guardano tutte all’individuazione già dalla prima infanzia dei soggetti che possono sviluppare patologie psichiatriche; questo porta con sé una possibilità d’ interventi precoce, profonda e non priva di errori che ricorda l’eco non troppo lontano dei criteri di “selezione scolastica” ispirati al mito eugenetico della purezza della razza fortemente voluti e applicati nel ventennio dalla psichiatria istituzionale.

Sotto un profilo sanitario si assiste a un investimento di potere relativo alla figura del medico psichiatra, senza sempre far comprendere le rispettive responsabilità, congiunto a un’ evidente perdita di centralità dei dipartimenti pubblici di salute mentale.

Sul quadro normativo si va a riedificare i dettami del testo unico del 1904 che regolamentava l’accesso in manicomio pubblici istituendo l’esclusione dai contesti familiari e sociali prolungata e discrezionale dettata principalmente dalla pericolosità del soggetto. Ci si “libera” del garantismo che animava la riforma Basaglia e del suo spirito deistituzionalizzante, senza prevedere come ci si può opporre al giudizio medico.

Sul versante del linguaggio, opposto all’apertura che operava la legge 180/1978 vietando anche l’uso della parola “alienati”, qui si cerca di trasmettere l’idea di pericolosità del malato e quindi la necessità di alienarlo dal consorzio umano avvicinando, fino quasi alla sovrapposizione, il paziente col reo folle che peraltro si sta per andare a scarcerare dagli ospedali psichiatrici giudiziari ritenuti indegni proprio per legge dello Stato.

Ma quel che più preme evidenziare è che nella realtà quotidiana di molti individui divenuti utenti psichiatrici il panorama è già questo.

Dal momento che tutto questo e’ confluito nel testo unico approvato in commissione affari sociali ed è in attesa di passaggio alle Camere, è doveroso aprire un immaginario e un dialogo sulle conseguenze dell’entrata in vigore di questa sanatoria che moltiplica nel tempo e nello spazio i campi di intervento psichiatrici istituzionali senza consenso.

E’ disperatamente noto che quanto si sta cercando di condonare con questo testo unico già avviene, è sempre avvenuto e avverrà vista l’ostinazione nel concepire la figura e il ruolo del malato di mente e dunque il suo allontanamento dal consorzio umano, dotandoci per questo di strumenti coercitivi e dimenticando che l’omologazione non porta con sé nessuna evoluzione.

Avverrà se non si saprà accogliere l’alterità liberandoci dalla necessità dell’esclusione.

 

CollettivoAntipsichiatrico Antonin Artaud

 

335 7002669 artaudpisa.noblogs.org

antipsichiatriapisa@inventati.org

 

Alcuni link utili:
legge 180/78

legge 833/78

testo unico di riforma della legge 180 di Carlo Ciccioli

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