InfoAut
Immagine di copertina per il post

Le origini dei patogeni dell’agricoltura industriale

||||

di Rob Wallace, Alex Liebman, David Weisberger, Tammi Jonas, Luke Bergmann, Richard Kock e Rodrick Wallace

 

#Biosecurity
The Origins of Industrial Agricultural Pathogens, di cui iniziamo da oggi la pubblicazione in quattro puntate, è il frutto del lavoro multidisciplinare di un gruppo di ricerca composito, formato dall’epidemiologo evoluzionista Rob Wallace, dall’antropogeografo Alex Liebman, dallo scienziato delle colture e del suolo David Weisberger, dall’agricoltore agroecologico Tammi Jonas, dal ricercatore di geografia economica Luke Bergmann, dal biologo della fauna selvatica Richard Kock e dall’epidemiologo Rodrick Wallace.
Il testo è tratto dal libro di Rob Wallace, Dead Epidemiologists: On the Origins of COVID-19, edito nel 2020 dalla Monthly Review Press.
È parte, dunque, di un lavoro più ampio di ricostruzione delle cause strutturali della attuale crisi pandemica, la cui origine e  modalità di espansione è da ricercarsi negli sconvolgimenti ecosistemici e sociali prodotti dal capitalismo.
Una pandemia che nasce dalla distruzione degli habitat ad opera dell’agroindustria, per poi diffondersi sull’intero pianeta alla velocità della circolazione delle merci attraverso le reti del commercio globale, seguendo le vie dell’urbanizzazione, trasformando le megalopoli in epicentri di contagio, impattando su sistemi sanitari pubblici distrutti da decenni di politiche neoliberiste.
The Origins of Industrial Agricultural Pathogens, nel contesto di questa analisi complessiva, si concentra sul rapporto tra l’espansione dell’agricoltura industriale e la contrazione dei territori naturali, la distruzione degli elementi basilari per la stessa produzione del cibo, la creazione delle condizioni per lo sviluppo di nuovi patogeni e del loro passaggio dal mondo animale a quello umano.
Indaga le modalità della trasformazione dell’esistenza animale in merce finanziarizzata, destinata ad essere sottoposta a trattamento industriale mentre è ancora in vita – con sofferenze indicibili – all’interno di allevamenti intensivi dove lo sviluppo di nuove morbilità, sempre più selezionate e virulente, è il diretto risultato del processo di produzione, e di quelle stesse strategie di biosecurity adottate per contenerle.
Esamina l’agricoltura industriale come forme di esercizio, da parte del capitale, del potere sulla sfera della vita, anche se la vita sfugge dalle pretese di comando, magari sotto forma di patogeni o infestanti incontrollabili.
Esamina un sistema che esternalizza le sue “diseconomie”, i suoi enormi costi ambientali, sanitari e sociali scaricandoli sui territori, i loro ecosistemi e le popolazioni che li abitano (umane e non), sui lavoratori, contadini e piccoli appaltatori, e più in generale sull’intera umanità.
Descrive la complessità dei processi reali superando gli steccati fra discipline umanistiche e scientifiche, in aperta opposizione alla scienza del capitale, interna alla logica della governance biopolitica.
E infine, si pone a fianco di quelle infinite sperimentazioni e resistenze che oppongono all’agribusiness il controllo delle colture da parte delle comunità, in contrasto con le logiche di omogeneizzazione e di espropriazione.

Traduzione di Ecor.Network

mais3 copia

Dead Epidemiologists: On the Origins of COVID-19
Rob Wallace
Monthly Review Press, 2020 – 260 pp.

Dead Epidemiologists è una raccolta eclettica di commenti, articoli e interviste che rivelano la verità nascosta dietro la pandemia: il capitale globale ha guidato la deforestazione e lo sviluppo che ci hanno esposto a nuovi agenti patogeni.
Rob Wallace e i suoi colleghi – ecologisti, geografi, attivisti e, sì, epidemiologi – spiegano le origini materiali e concettuali del COVID-19.  Dal profondo Yunnan ai consigli di amministrazione di New York City, questo libro offre una diagnosi convincente delle radici del COVID-19 e una prognosi severa di ciò che, senza ulteriori interventi, potrebbe accadere, a meno che non adottiamo subito azioni radicali.

Info sul sito della Monthly Review Press.
 

Segnaliamo inoltre articoli e interviste di Rob Wallace già disponibili in rete in italiano:
L’agroindustria e le epidemie, intervista di Yaak Pabst (Marx 21) a Rob Wallace, su Z NET ITALY.
Il Covid-19 e le spire del capitale, di Rob Wallace,  Alex Liebman, Luis Fernando Chaves, Rodrick Wallace, pubblicato da Il Pungolo Rosso.

Le origini dei patogeni dell’agricoltura industriale

L’agricoltura moderna ci sta conducendo verso la prossima estinzione di massa.[1]
Con l’avanzare dell’agricoltura, l’habitat naturale primario e le popolazioni non umane si stanno contraendo ovunque a tassi record.[2]  Allo stesso tempo, l’agricoltura sta fondando al loro posto nuove ecologie. La produzione e il commercio agricolo promuovono specie invasive e relazioni xenospecifiche alternative, consentendo ad agenti patogeni emergenti, parassiti e altre popolazioni precedentemente emarginate di interrompere la funzione ecosistemica a lungo termine.[3] 
In effetti, i raccolti e il bestiame rappresentano di per sé la più grande di tali introgressioni.[4]
La successione, una comunità di specie che sostituisce un’altra, è senza dubbio un processo ecologico pervasivo.[5]
Tutti i biomi della Terra hanno avuto origine in parte proprio da questa scoperta casuale, con taxa che si mescolano e si abbinano in tutto il mondo fin dalle origini della vita.
Ma c’è qualcosa di fondamentalmente diverso nella scala e nella velocità con cui la produzione guidata dal capitale ha trasformato sia l’ambiente che la comunità. Dando la priorità al profitto delle merci, un’astrazione con un impatto fondamentale nel mondo reale, l’agricoltura industriale rischia di minare la capacità rigenerativa degli insiemi biologici da cui dipendono anche la maggior parte delle attività antropocentriche, compresa la produzione alimentare.[6]
Iniziamo dunque esaminando la natura peculiare di tale produzione. Apriamo con una sintesi sull’agricoltura di oggi, seguita da una breve storia di come siamo arrivati a una tale configurazione dalle origini delle coltivazioni. Successivamente esploriamo i mezzi con cui il bestiame e il pollame sono stati trasformati in merci nelle loro stesse carni. Descriviamo come il passaggio del bestiame dall’ecologia dell’allevamento iniziale alla produzione industriale abbia contribuito a produrre esattamente la nuova raffica di malattie pericolose che ora dobbiamo affrontare. Spieghiamo come queste economie si manifestano anche nelle colture e nell’emergere delle loro infestazioni, in particolare, nel nostro esempio, nel proliferare dell’infestante Amaranto di Palmer.
Lungo il percorso, affrontiamo il modo in cui il capitale monetizza il controllo delle malattie che lui stesso crea, anche se accidentalmente. Suggeriamo che, per quanto ingegnose, le strategie di controllo delle malattie messe in atto per proteggere gli animali e le piante alimentari forniscono una difesa apparente, agendo più come uno scientismo auto-discolpante brandito contro sistemi alimentari alternativi.
Suggeriamo, cioè, che la biosecurity è una imposizione nella biogovernance, il modo in cui il capitale e i suoi alleati nel settore pubblico governano le società intervenendo nelle popolazioni umane, dai singoli corpi a più ampie demografie.
Noi sosteniamo che la biosecurity sia impiegata prima di tutto per proteggere i mercati più redditizi dell’agricoltura invasiva.

Wallace4

Agricoltura invasiva: Origini e capitalizzazione

Molte ricerche non comprendono che l’agricoltura stessa è invasiva.
Il divario concettuale sembra essere originato da un particolare contesto culturale. Varie forme di pensiero – dall’antico al moderno – hanno confuso la nostra percezione, eminentemente giustificabile, del fatto che noi umani abbiamo il diritto di sopravvivere, con un prometeismo profondamente radicato in contrasto con la conservazione dell’ambiente.[7]  Dopotutto, l’agricoltura primordiale – tanto un atto di disperazione quanto una sfacciata innovazione quando le popolazioni di prede della megafauna si ridussero – alla fine servì come contributo fondamentale per l’espansione umana.[8]
Reimpostando le ecologie in gran parte della loro stessa visione, molte popolazioni umane acquisirono un lungo vantaggio demografico nella crescita della popolazione e nella diffusione geografica.
Tuttavia, abbinare sopravvivenza  e distruzione ambientale non è una connessione necessaria. Si può accettare, anzi celebrare, la sopravvivenza umana e rifiutare le ipotesi produttiviste sulla coltivazione di prodotti alimentari a tassi sempre crescenti.[9]
Quali alimenti, dopotutto, possiamo coltivare quando gli input di cui abbiamo bisogno – terriccio, acqua dolce, controllo naturale dei parassiti, conoscenza degli agricoltori, tra gli altri – sono stati così degradati dall’agricoltura convenzionale da essere concepiti come concorrenti che devono essere sostituiti da lucrative materie prime fittizie, come fertilizzanti, pesticidi, carne prodotta in laboratorio, agricoltura di precisione e altri sostituti tecnologici ?[10]
Sebbene attualmente collocato in esplicita opposizione alla  salute e al benessere pubblici, il cibo era, e per gran parte dei contadini del mondo rimane, agroecologico in origine, legato allo stato del paesaggio circostante da cui le risorse vengono continuamente assunte (e restituite).[11]
Come fonte di nutrimento organico che dovrebbe essere limitato dalla durata di conservazione, il cibo dovrebbe rimanere intimamente legato alla rigenerazione biosferica e alla comunità locale.[12]
In altre parole, un altro mondo del cibo è possibile.
In effetti, tale ricerca è in corso da lungo tempo a dispetto di un’economia politica dominante che per cinque secoli ha esteso l’egida dell’“umanità”, da cui dipende ancora gran parte del discorso ambientale, principalmente sui ricchi e gli eurocentrici.[13]
Queste alternative alimentari non ignorano la dura realtà che l’agricoltura industriale – e gli interessi che rappresenta – attualmente domina la produzione con effetti sorprendenti.  
Il  40% della superficie della Terra priva di ghiaccio è dedicata all’agricoltura, ora il bioma più grande del pianeta, con molti milioni di ettari in più che verranno portati in produzione entro il 2050.[14] Pascoli e coltivazioni occupano rispettivamente il 24,9% e il 12,2% della superficie  globale dei terreni.[15] Il pollame e il bestiame, che rappresentano il  72% della biomassa animale globale e superano di gran lunga quella della fauna selvatica, sono allo stesso tempo molto concentrati e molto dispersi.[16] Il 64% di tutti i polli (22,7 miliardi in totale nel 2016), dei bovini (1,47 miliardi), delle pecore (1,17 miliardi), delle capre (1 miliardo), dei suini (981 milioni) e delle anatre (1,2 milioni) si trovano sul 2% della superficie della Terra.[17] Allo stesso tempo, il 10% di questo stock si trova sul 69% della superficie terrestre.
L’impatto risultante da tale produzione antropogenica è di scala geologica. Mentre l’agricoltura utilizza complessivamente quasi il 70% dell’acqua dolce globale, il settore dell’allevamento utilizza un terzo dell’acqua e tra il 50 e il 60% dei terreni coltivati e dei pascoli per il foraggio.[18]La produzione di mangime, la fermentazione enterica, il letame, la lavorazione degli animali e i relativi trasporti producono ogni anno gas a effetto serra per  7,1 miliardi di CO2 equivalente, il 71% dell’aumento delle emissioni  nel 2010.[19] Le galline ovaiole e i polli da carne industriali producono il 96% del contributo globale specifico dei polli ai gas a effetto serra (FAO 2019).[20]
Non considerando i sistemi intermedi, il maiale industriale rappresenta il 54% del contributi dei suini.

Wallace6

Come siamo arrivati a una simile configurazione agroambientale?
L’agricoltura primitiva del Neolitico non poteva competere con la portata dell’impatto attuale.
I nostri antenati hanno dato avvio a ciò che si è andato trasformando in una serie di riformulazioni riguardo a ethos e materia, un sistema che sostituisce l’altro, ma dove ogni ripresa di nuove produzioni  avviene ancora in gran parte nei limiti di risorse naturali abbondanti, difficili da sfruttare e delimitate a localmente.[21]
Le forze della produzione agricola furono infine liberate (anche se i fattori di produzione furono sempre più, ma non completamente, privatizzati nelle mani di pochi eletti).[22] Le origini dell’agricoltura moderna si sono compenetrate con quelle del capitalismo, della tratta globale degli schiavi e della scienza, sotto il principio decisamente diverso e a doppio senso, del crescere-o-morire.[23]
Dalla prima esplorazione portoghese in poi, la scienza guidata dal capitale venne reclutata per decodificare (e ricodificare) i nuovi paesaggi e i popoli che le potenze coloniali espropriavano per la produzione di materie prime.[24] Dai primi circuiti di accumulazione del capitale attraverso l’Eurasia e l’Africa fino alle Americhe, al Caucaso e ai tropici, i terreni coltivati e i pascoli su larga scala dal 1700 al 2007 si sono quintuplicati a 27 milioni di km2, in gran parte sostituendo foresta, savana, macchia e prateria.[25]
La produzione guidata dal capitale si è ramificata nelle  variazioni regionali di un sistema integrato a livello globale.[26]
Dall’accumulazione primitiva caratterizzata dalla forza delle armi e dalla costrizione economica, l’esportazione dell’estrattivismo tramite questi circuiti si è intrecciata con una vasta gamma di biogeografie attraverso le diverse combinazioni di animali e piante che le genti di ogni luogo hanno contribuito a costruire per le proprie necessità fino al momento del loro incontro con capitale.[27]
I cambiamenti nei regimi alimentari attraverso le merci e la geografia segnarono  il periodo capitalista che seguì.[28]
Nell’attuale momento storico, centri di produzione agricola variabili, collegati in rete attraverso i circuiti globali del capitale e del consumo, alimentano volumi ed estensioni crescenti dello scambio di merci in animali vivi, prodotti agricoli, germoplasma e alimenti trasformati.[29]
Le espansioni sono legate a monocolture la cui diversità declina sia nelle varietà animali e che in quelle agricole.[30] La produzione industriale di linee limitate di specie monogastriche, principalmente suini e pollame, sta sostituendo le razze adattate localmente nei paesi non industriali e nella foresta primaria.[31]

Wallace5

Il gruppo dell’ecologo delle malattie Marius Gilbert si occupa di mappare il passaggio dalla produzione estensiva di maiale e pollo a quella semi-intensiva e intensiva nelle economie in transizione del Sud del mondo – tra cui Bangladesh, Brasile, Cina, Indonesia e Vietnam – correlandoli all’aumento delle fusioni di aziende agricole, della diminuzione dei contadini, dell’impoverimento del suolo e dell’inquinamento da letame.[32]
Lo scienziato dell’uso del suolo Kees Klein Goldewijk e i suoi colleghi mostrano come i pascoli utilizzati intensivamente per sostenere questo bestiame rappresentino il 6% dell’utilizzo del suolo per l’agricoltura, i pascoli convertiti [usati meno intensivamente NdR] il 2,4%, e i pascoli naturali non convertiti il 16,5%.[33]
Tendenze simili si riscontrano nelle colture che alimentano le popolazioni umane e il bestiame. Lo scienziato dei sistemi alimentari Luis Lassaletta e il suo team – rilevando un aumento di quattro volte del consumo di carne di maiale negli ultimi cinquant’anni – prevedono che il consumo di mangimi per suini raddoppierà entro il 2050 in assenza di un intervento in materia.[34]
L’ingegnere agricolo Ulrich Kreidenweis e colleghi prevedono che la superficie coltivata globale aumenterà complessivamente di 400 milioni di ettari entro il 2050, principalmente in Africa e America Latina.[35]
L’analista di sistemi Steffen Fritz e il suo gruppo hanno mappato la percentuale di terreno coltivabile IIASA-IFPRI e le dimensioni dei campi, mostrando che i campi dalle dimensioni più vaste sono distribuiti tra i terreni coltivati in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Sudafrica, Stati Uniti e paesi dell’Europa orientale e dell’ex Unione Sovietica.[36]
Per sette combinazioni fra coltivazioni e Stati, utilizzando set di dati satellitari Landsat a 25 anni di distanza, i geografi Emma White e David Roy ipotizzano che gli aumenti rilevati delle dimensioni mediane dei campi siano determinati dalle politiche governative e dai progressi tecnologici, sebbene si astengano dall’analizzare il capitale dietro entrambi i fattori.[37]
Le complicazioni abbondano poiché le dimensioni dei campi variano da un posto all’altro. L’aumento della capitalizzazione, ad esempio, può ridurre la dimensione del campo, un’osservazione registrata da tempo, perfino mentre aumenta anche l’uso complessivo del suolo.[38]
Sebbene non si occupino per niente di proprietà, l’analista spaziale Jie Wang e colleghi riferiscono che le dimensioni medie delle aree coltivate a riso sono in rapido calo nella provincia di Jiangsu, in Cina, a causa della pressione demografica, del rapido sviluppo economico, dell’urbanizzazione e della concorrenza sulla terra arabile.[39] I cambiamenti nelle dimensioni dei campi, nella struttura della proprietà e nella diversità delle colture sono spesso reciprocamente dipendenti. Come succede per il bestiame, l’accorpamento dei terreni agricoli nei paesi industrializzati – riducendo il numero di aziende agricole mentre, d’altra parte, aumentano le dimensioni aziendali, la capitalizzazione degli input e il rapporto fra l’indebitamento e il patrimonio netto – ha ridotto la diversità delle colture tra le specie e all’interno delle specie.[40]
Delle colture rimaste, i cereali – riso, frumento e mais – sono aumentati in termini di resa totale, sistematicamente reinvestita in doppi e tripli raccolti, ove possibile.[41]
Le colture oleaginose – palma da olio, colza e soia – sono aumentate sia nella resa totale che nella zona di raccolta. Di conseguenza, l’agricoltura industriale sta invadendo anche l’ultima parte della foresta equatoriale.

Wallace3

Sotto il neoliberismo, l’ultimo regime alimentare globalizzato, i mezzi con cui il capitale si scontra con le biogeografie locali sembrano cambiare di nuovo.
Insiemi mercificati vengono riconfigurati attraverso i confini in reti multiscalari e spazialmente discontinue di radicamento territoriale variabile.[42]
La nuova multidimensionalità si riflette nei cambiamenti nella gestione aziendale, nella capitalizzazione, nei subappalti, nelle sostituzioni nella catena di approvvigionamento, nel leasing e nel land pooling transnazionale.[43]
Queste reti all’avanguardia sono integrate in modo flessibile in territori biologici e politici non contigui, ogni nodo solo opportunisticamente attento alle esigenze e alle aspettative locali, sebbene a volte l’agribusiness sia costretto a esserlo, facendo affidamento su infrastrutture locali o su un piccolo pool di piccoli proprietari a contratto, legati al marchio, per le competenze locali e l’intermediazione sociale.
Queste “Repubbliche della Soia” sembrano esemplificare la fase successiva nel modello spazializzato del geografo David Harvey della teoria generale del valore di Marx.[44]
La produzione e la circolazione del capitale si modellano a vicenda, qui all’interno di una nuova geometria socio-spaziale, che si auto-riproduce e che aumenta vertiginosamente il valore verso l’esterno. Le risultanti geografie centro-periferia, su scala nazionale e internazionale, sono sorvegliate attraverso un continuum di violenza, dalle imposizioni strutturali avvertite dall’individuo e dalla popolazione alla palese repressione armata.[45]Nell’ articolo tracceremo la relazione tra questi nuovi modi di produzione di valore in agricoltura – bestiame e pollame in primo luogo – e una gamma crescente di agenti patogeni di origine agricola e alimentare.
Una fiorente letteratura suggerisce che le crescenti concentrazioni di produzione monocolturali just-in-time, diffuse attraverso le vaste catene delle merci che qui discutiamo, amplificano l’evoluzione e la diffusione degli agenti patogeni e dei parassiti che le agricolture ospitano.[46]
Suggeriamo che questi focolai rappresentino un secondo ordine di specie invasive, che si agganciano alla stessa agricoltura industriale e si riversano anche nelle agroecologie locali che rimangono solo tangenzialmente connesse al paradigma guidato dal capitale.[47]   

(1. Continua)

Glossario:

Antropogenico: derivante da attività umane.
Bioma: vasta regione del mondo caratterizzata da forme dominanti di piante e clima, che interagiscono producendo una comunità biotica distinta e unica.
Biosecurity: insieme di misure utilizzate per fermare la diffusione o l’introduzione di organismi nocivi.
Introgressione:  anche detta “ibridazione introgressiva”, può essere definita come l’incorporazione permanente di geni da un gruppo geneticamente distinto (specie, sottospecie, popolazione, varietà) ad un altro, originatasi dal reincrocio di un ibrido con uno dei gruppi parentali.
Specie monogastriche: dotate  di un solo stomaco (ad esempio i suini), al contrario delle specie poligastriche (ad esempio i ruminanti) il cui stomaco è preceduto da prestomaci.
Taxa: raggruppamento di organismi, distinguibili morfologicamente dagli altri per una caratteristica comune.
Xenospecifiche: relative ad innesti fra specie diverse.

Note:

[1] Broswimmer FJ (2002). Ecocide: A Short History of the Mass Extinction of Species. Pluto Press, London; Dawson A  2016) Extinction: A Radical History. OR Books, New York.
[2] Foley J, N Ramankutty, KA Brauman, ES Cassidy, JS Gerber, et al. (2011). “Solutions for a cultivated planet.” Nature 478: 337 42; Valladares G, L Cagnolo, and A Salvo (2012). “Forest fragmentation leads to food web contraction.” Oikos 121(2): 299–305; Sinclair ARE and A Dobson (2015). “Conservation in a human-dominated world.” In ARE Sinclair, KL Metzger, SAR Mduma, and JM Fryxell (eds), Serengeti IV: Sustaining Biodiversity in a Coupled Human-Natural System. University of Chicago Press, Chicago, IL, pp 1-10; Ferreira S, F Martínez-Freiría, J-P Boudot, M El Haissoufi, and N Bennas (2015). “Local extinctions and range contraction of the endangered Coenagrion mercuriale in North Africa.” International Journal of Odonatology 18(2): 137–152; Wolf C and WJ Ripple (2017). “Range contractions of the world’s large carnivores.” Royal Society Open Science 4: 170052.
[3] Crowl TA, TO Crist, RR Parmenter, G Belovsky, and AE Lugo (2008). “The spread of invasive species and infectious disease as drivers of ecosystem change.” Frontiers in Ecology and the Environment 6(5): 238–246; Paini DR, AW Sheppard, DC Cook, PJ De Barro, SP Worner, and MB Thomas (2016). “Global threat to agriculture from invasive species.” PNAS 113(27):7575–7579; Chapman D, BV Purse, HE Roy, and JM Bullock (2017). “Global trade networks determine the distribution of invasive non-native species.” Global Ecology and Biogeography 26(8): 907–917; Wyckhuys KAG, AC Hughes, C Buamas, AC Johnson, L Vasseur, L Reymondin, J-P Deguine, and S Sheil (2019). “Biological control of an agricultural pest protects tropical forests.” Commun Biol. 2: 10.
[4] Hoffmann I (2010). “Livestock biodiversity.” Rev Sci Tech. 29(1): 73–86.
[5] Bast F (2016). “Primary succession recapitulates phylogeny.” J Phylogenetics Evol Biol 4: 1.
[6] Lefebvre H (1974; 2000). The Production of Space. Blackwell Publishers, Oxford; Foster JB (1999). “Marx’s theory of metabolic rift: Classical foundations for environmental sociology.” American Journal of Sociology 105(2): 366–405; Malm, A (2016) Fossil Capital: The Rise of Steam Power and the Roots of Global Warming. Verso, New York; Okamoto, KW, A Liebman, and RG Wallace (2020) “At what geographic scales does agricultural alienation amplify foodborne disease outbreaks? A statistical test for 25 U.S. States, 1970–2000.” medRxiv, 8 January. Wallace RG, K Okamoto, and A Liebman (2020) “Gated ecologies.” In DB Monk and M Sorkin (eds), Between Catastrophe and Redemption: Essays in Honor of Mike Davis. Terreform/OR Books, New York.
[7] Illich I (1971; 2000) Deschooling Society. Marion Boyars Publishers, London; Illich I (2013). Beyond Economics and Ecology: The Radical Thought of Ivan Ilich. Marion Boyars Publishers, London; Ehgartner U, P Gould, and M Hudson (2017). “On the obsolescence of human beings in sustainable development.” Global Discourse 7(1): 66–83; Galluzzo A (2018). “The singularity in the 1790s: Toward a prehistory of the present with William Godwin and Thomas Malthus.” B20, 17 September.
[8] Gignoux CR, BM Henn, and JL Mountain (2011). “Rapid, global demographic expansions after the origins of agriculture.” PNAS 108(15): 6044–6049; Bocquet-Appel J-P (2011). “The agricultural demographic transition during and after the agriculture inventions.” Current Anthropology 52(S4): S497-S510; Wallace RG and R Kock (2012). “Whose food footprint? Capitalism, agriculture and the environment.” Human Geography 5(1): 63–83; Gavin MC, PH Kavanagh, HJ Haynie, C Bowern, CR Ember, et al. (2018). “The global geography of human subsistence.” Royal Society Open Science, 5(9): 171897.
[9] Chappell MJ (2018). Beginning to End Hunger: Food and the Environment in Belo Horizonte, Brazil, and Beyond. University of California Press, Berkeley; Kallis G (2019). Limits: Why Malthus Was Wrong and Why Environmentalists Should Care. Stanford University Press, Stanford, CA.

[10] Stuart D and R Gunderson (2018). “Nonhuman animals as fictitious commodities: Exploitation and consequences in industrial agriculture.” Society & Animals 1 (aop): 1–20; Miles C (2019). “The combine will tell the truth: On precision agriculture and algorithmic rationality.” Big Data & SocietyJanuary-June: 1–12.  Wurgaft, B.A. 2019. Meat Planet: Artificial Flesh and the Future of Food. University of California Press, Berkeley, CA; Wallace RG (2019). “From agribusiness to agroecology: Escaping the market of Dr. Moreau.” 10 November. Session on “Utopia, degrowth, and ecosocialism”, Historical Materialism, London.

[11] Levins R and JH Vandermeer (1990). “The agroecosystem embedded in a complex ecological community.” In CR Carroll, JH Vandermeer, and PM Rosset (eds), Agroecology. McGraw-Hill, New York, pp 341–362; Rosset PM and ME Martinez-Torres (2013). “La Via Campesina and agroecology.” In La Via Campesina’s Open Book: Celebrating 20 Years of Struggle and Hope. http://nyeleni.pl/wp-content/uploads/2018/01/La-Via-Campesina-and-Agroecology.pdf; Perfecto I, J Vandermeer, and A Wright (2019). Nature’s Matrix: Linking Agriculture, Biodiversity Conservation and Food Sovereignty. 2nd Edition. Earthscan, London; Wallace RG, K Okamoto, and A Liebman (2020) “Gated ecologies.”

[12] Alders R, M Nunn, B Bagnol, J Cribb, R Kock, and J Rushton (2016). “Approaches to fixing broken food systems.” In M. Eggersdorfer, et al. (eds), Good Nutrition: Perspectives for the 21st Century. Krager, Basel, Switzerland, pp 132–144; Chappell MJ (2018). Beginning to End Hunger: Food and the Environment in Belo Horizonte, Brazil, and Beyond.

[13] Amin S (1988; 2009). Eurocentrism: Modernity, Religion, and Democracy. Monthly Review Press, New York; Tsing A (2009). “Supply chains and the human condition.” Rethinking Marxism, 21(2): 148–176; Coulthard GS (2014). Red Skin, White Masks: Rejecting the Colonial Politics of Recognition. University of Minnesota Press, Minneapolis; Vergara-Camus L (2014). Land and Freedom: The MST, the Zapatistas and Peasant Alternatives to Neoliberalism. Zed Books, London; Chappell MJ (2018). Beginning to End Hunger: Food and the Environment in Belo Horizonte, Brazil, and Beyond; Giraldo OF (2019). Political Ecology of Agriculture: Agroecology and Post-Development. Springer, Cham.

[14] Foley J, R Defries, GP Asner, C Barford, G Bonan, SR Carpenter, et al. (2005). “Global consequences of land use.” Science 309: 570–574; Ellis EC and N Ramankutty (2008). “Putting people in the map: anthropogenic biomes of the world.” Frontiers in Ecology and the Environment 6(8): 439–447; Alexandratos N and J Bruinsma (2012). World Agriculture Towards 2030/2050: The 2012 Revision. ESA Working Paper 12-03. Agricultural Development Economics Division, Food and Agriculture Organization.http://www.fao.org/fileadmin/templates/esa/Global_persepctives/world_ag_2030_50_2012_rev.pdf; FAO (2013). FAO Statistical Yearbook 2013. Food and Agriculture Organization, United Nations, Rome; Wallace R, L Bergmann, L Hogerwerf, R Kock and RG Wallace (2016). “Ebola in the hog sector: Modeling pandemic emergence in commodity livestock.” In RG Wallace and R Wallace (eds), Neoliberal Ebola: Modeling Disease Emergence from Finance to Forest and Farm. Springer, Cham; Ramankutty N, Z Mehrabi, K Waha, L Jarvis, C Kremen, M Herrero, and LH Rieseberg (2018). “Trends in global agricultural land use: Implications for environmental health and food security.” Annu Rev Plant Biol., 69: 789–815.

[15] Goldewijk KK, A Beusen, J Doelman, and E Stehfest (2017). “Anthropogenic land use estimates for the Holocene–HYDE 3.2.” Earth Syst. Sci. Data, 9(2): 927–953.

[16] Smil V (2002). “Eating meat: Evolution, patterns, and consequences.” Population and Development Review, 28:599–639; Van Boeckel TP, W Thanapongtharm, T Robinson, L D’Aietti, and M Gilbert (2012). “Predicting the distribution of intensive poultry farming in Thailand.” Agriculture, Ecosystems & Environment, 149:144–153; Robinson TP, GRW Wint, G Conchedda, TP Van Boeckel, V Ercoli, E Palamara, G Cinardi, L D’Aietti, SI Hay, and M Gilbert (2014). “Mapping the global distribution of livestock.” PLoS ONE, 9(5): e96084; Nicolas G, TP Robinson, GRW Wint, G Conchedda, G Cinardi, and M Gilbert (2016). “Using Random Forest to improve the downscaling of global livestock census data.” PLoS ONE, 11(3): e0150424.

[17] Wallace R, L Bergmann, L Hogerwerf, R Kock, and RG Wallace (2016). “Ebola in the hog sector: Modeling pandemic emergence in commodity livestock”; FAO (2018). “FAOSTAT: Live animals.” Food and Agriculture Organization of the United Nations.

[18] Steinfeld H, P Gerber, T Wassenaar, V Castel, M Rosales, and C Haan (2006). Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Options. Food and Agriculture Organization, Rome; Herrero M, P Havlík, H Valin, A Notenbaert, MC Rufino, et al. (2013). “Biomass use, production, feed efficiencies, and greenhouse gas emissions from global livestock systems.” PNAS 110(52): 20888–20893; IPCC (2019).Climate Change and Land.

[19] Global Carbon Project (2011). “Global carbon budget archive.” Gerber PJ, H Steinfeld, B Henderson, A Mottet, C Opio, et al. (2013). Tackling Climate Change Through Livestock: A Global Assessment of Emissions and Mitigation Opportunities. FAO, Rome; Rojas-Downing MM, AP Nejadhashemi, T Harrigan, and SA Woznicki (2017). “Climate change and livestock: Impacts, adaptation, and mitigation.” Climate Risk Management 16: 145–163.

[20] FAO (2019). “GLEAM 2.0—Assessment of greenhouse gas emissions and mitigation potential.”

[21] Mészáros I (1970). Marx’s Theory of Alienation. Merlin Press, UK; Ellis EC, PJ Richerson, A Mesoudi, J-C Svenning, J Odling-Smee, and WR Burnside (2016). “Evolving the human niche.” PNAS, 113(31): E4436; Piperno, DR, AJ Ranere, R Dickau, and F Aceituno (2017). “Niche construction and optimal foraging theory in Neotropical agricultural origins: A re-evaluation in consideration of the empirical evidence.” Journal of Archaeological Science 78: 214–220; Arroyo-Kalin, M, CJ Stevens, D Wengrow, DQ Fuller, and M Wollstonecroft (2017). “Civilisation and human niche construction.” Archaeology International 20: 106–109; Levis C, et al. (2018). “How people domesticated Amazonian forests.” Front. Ecol. Evol.; Badiou A (2019). I Know There Are So Many of You. The Polity Press, Cambridge.

[22] Marx K (1857; 1965). Pre-Capitalist Economic Formations. International Publishers, New York; Wood EM (1999; 2002). The Origins of Capitalism: A Longer View. Verso, New York; Perelman M (2000). The Invention of Capitalism. Duke University Press, Durham, NC; Carlson C (2018). “Rethinking the agrarian question: Agriculture and underdevelopment in the Global South.” Journal of Agrarian Change 18(4): 703–721.

[23] Mészáros I (1970). Marx’s Theory of Alienation; Arrighi G (1994; 2010). The Long Twentieth Century: Money, Power and the Origins of Our Times. Verso, London; Van Bavel BJP (2010). Manors and Markets: Economy and Society in the Low Countries 500-1600. Oxford University Press, Oxford, UK; Ratcliff J (2016). “The great data divergence: Global history of science within global economic history.” In P Manning and D Rood (eds), Global Scientific Practice in an Age of Revolutions, 1750–1850. University of Pittsburgh Press, Pittsburgh; Rieppel L, W Deringer, and E Lean (2018). Science and Capitalism: Entangled Histories. Osiris, Volume 33. University of Chicago Press, Chicago.

[24] Rodney W (1972; 2018). How Europe Underdeveloped Africa. Verso, New York; Moore, J (2016). “The rise of cheap nature.” In J Moore (ed), Anthropocene or Capitalocene? Nature, History, and the Crisis of Capitalism. PM Press, Oakland, CA.

[25] Ramankutty N, Z Mehrabi, K Waha, L Jarvis, C Kremen, M Herrero, and LH Rieseberg (2018). “Trends in global agricultural land use: Implications for environmental health and food security.” Annu Rev Plant Biol., 69: 789–815.

[26] Harvey D (1982; 2006). The Limits to Capital. Verso, New York; Van Boeckel TP, W Thanapongtharm, T Robinson, L D’Aietti, and M Gilbert (2012). “Predicting the distribution of intensive poultry farming in Thailand.” Agriculture, Ecosystems & Environment, 149: 144–153; Wallace RG (2016). Big Farms Make Big Flu: Dispatches on Infectious Disease, Agribusiness, and the Nature of Science. Monthly Review Press, New York; Bergmann LR and M Holmberg (2016). “Land in motion.” Annals of the American Association of Geographers, 106(4): 932956; Bergmann LR (2017). “Towards economic geographies beyond the Nature-Society divide.” Geoforum, 85: 324–335; Holt-Giménez E (2017). A Foodie’s Guide to Capitalism: Understanding the Political Economy of What We Eat. Monthly Review Press, New York.

[27] Lefebvre H (1974; 2000). The Production of Space.; Tsing, A (2009). “Supply chains and the human condition.” Rethinking Marxism, 21(2): 148–176; Patel RAJ and JW Moore (2017). A History of the World in Seven Cheap Things. University of California Press, Berkeley; Quintus S and EE Cochrane (2018). “The prevalence and importance of niche construction in agricultural development in Polynesia.” Journal of Anthropological Archaeology, 51: 173–186; Morrison KD (2018). “Empires as ecosystem engineers: Toward a nonbinary political ecology.” Journal of Anthropological Archaeology, 52: 196–203; Ficek RE (2019) “Cattle, capital, colonization: Tracking creatures of the Anthropocene in and out of human projects.” Current Anthropology, 60(S20): S260-S271.

[28] Arrighi G (1994; 2010). The Long Twentieth Century: Money, Power and the Origins of Our Times; Araghi F (2009). “The invisible hand and the visible foot: Peasants, dispossession and globalization.” In AH Akram-Lodhi and C Kay (eds), Peasants and Globalization: Political Economy, Rural Transformation and the Agrarian Question. Routledge, New York, pp 111–147; McMichael P (2013). Food Regimes and Agrarian Questions. Fernwood Publishing, Black Point, Canada.

[29] Arrighi G (1994; 2010). The Long Twentieth Century: Money, Power and the Origins of Our Times; Bergmann, LR (2017). “Towards economic geographies beyond the Nature-Society divide”; Zerbe N (2019). “Food as commodity.” In JL Vivero-Pol, T Ferrando, O De Schutter, and U Mattei (eds), Routledge Handbook of Food as a Commons. Routledge, New York, pp 155–170; Wallace R, LF Chaves, LR Bergmann, C Ayres, L Hogerwerf, R Kock, and RG Wallace (2018). Clear-Cutting Disease Control: Capital-Led Deforestation, Public Health Austerity, and Vector-Borne Infection. Springer, Cham.

[30] Gilbert M, G Conchedda, TP Van Boeckel, G Cinardi, C Linard, G Nicolas, et al. (2015). “Income disparities and the global distribution of intensively farmed chicken and pigs.” PLoS ONE, 10(7): e0133381; Fritz S, L See, I McCallum, L You, A Bun, E Moltchanova, M Duerauer, et al. (2015). “Mapping global cropland and field size.” Glob Chang Biol., 21(5): 1980–1992.

[31] Hoffmann I (2010). “Livestock biodiversity”; Wallace R, L Bergmann, L Hogerwerf, R Kock, and RG Wallace (2016). “Ebola in the hog sector: Modeling pandemic emergence in commodity livestock.”

[32]  Gilbert M, et al. (2015). “Income disparities and the global distribution of intensively farmed chicken and pigs.”

[33] Goldewijk KK, A Beusen, J Doelman, and E Stehfest (2017). “Anthropogenic land use estimates for the Holocene—HYDE 3.2.” Earth Syst. Sci. Data 9(2): 927–953.

[34] Lassaletta L, F Estellés, AHW. Beusen, L Bouwman, and S Calvet (2019). “Future global pig production systems according to the Shared Socioeconomic Pathways.” Science of the Total Environment, 665: 739–751.

[35] Kreidenweis U, F Humpenöder, L Kehoe, T Kuemmerle, BL Bodirsky, H Lotze-Campen, and A Popp (2018). “Pasture intensification is insufficient to relieve pressure on conservation priority areas in open agricultural markets.” Glob Chang Biol., 24(7): 3199–3213.

[36] Fritz S., et al. (2015). “Mapping global cropland and field size.”

[37] White EV and DP Roy (2015). “A contemporary decennial examination of changing agricultural field sizes using Landsat time series data.” Geo., 2(1): 33–54.

[38] Wallace RG (2018). “Vladimir Iowa Lenin 1: A Bolshevik’s study of American agriculture.” Capitalism Nature Socialism 29(2): 92–107.

[39] Wang J, X Xiao, Y Qin, J Dong, G Zhang, W Kou, C Jin, Y Zhou, and Y Zhang (2015). “Mapping paddy rice planting area in wheat-rice double-cropped areas through integration of Landsat-8 OLI, MODIS, and PALSAR images.” Sci Rep. 5: 10088.

[40] Pereira HM, LM Navarro, and IS, Martins (2012). “Global biodiversity change: the bad, the good, and the unknown.” Annu. Rev. Environ. Resourc. 37: 25–50; Lowder SK, J Skoet, and T Raney (2016). “The number, size, and distribution of farms, smallholder farms, and family farms worldwide.”World Dev. 87: 16–29.

[41] Ramankutty N, et al. (2018). “Trends in global agricultural land use: Implications for environmental health and food security.”

[42] Haesbaert R (2011). El Mito de la Desterritorializacíon: Del Fin de los Territorios a la Multiterritorialidad [The Myth of De-territorialization: From the End of Territories to Multiterritoriality]. México: Siglo XXI.  Craviotti C (2016). “Which territorial embeddedness? Territorial relationships of recently internationalized firms of the soybean chain.” Journal of Peasant Studies, 43(2): 331–347; Wallace R, et al. (2018). Clear-Cutting Disease Control: Capital-Led Deforestation, Public Health Austerity, and Vector-Borne Infection.

[43] Jepson W, C Brannstrom, and A Filippi (2010). “Access regimes and regional land change in the Brazilian Cerrado, 1972–2002.” Annals of the Association of American Geographers 100(1): 87-111; Garrett RD, EF Lambin, and RL Naylor (2013). “The new economic geography of land use change: Supply chain configurations and land use in the Brazilian Amazon.” Land Use Policy 34: 265–275; Meyfroidt P, KM Carlson, MF Fagan, VH Gutiérrez-Vlez, MN Macedo, et al. (2014). “Multiple pathways of commodity crop expansion in tropical forest landscapes.” Environ. Res. Lett. 9:074012; Geldes C, C Felzensztein, E Turkina, and A Durand (2015). “How does proximity affect interfirm marketing cooperation? A study of an agribusiness cluster.” Journal of Business Research 68(2): 263–272; Oliveira GLT (2016). “The geopolitics of Brazilian soybeans.” The Journal of Peasant Studies 43(2): 348–372; Godar J, C Suavet, TA Gardner, E Dawkins, and P Meyfroidt (2016). “Balancing detail and scale in assessing transparency to improve the governance of agricultural commodity supply chains.” Environ. Res. Lett. 11: 035015.

[44] Turzi M (2011). “The soybean republic.” Yale Journal of International Affairs 6(2): 5968; Harvey D (2018). “Marx’s refusal of the labour theory of value: Reading Marx’s Capital with David Harvey.” 14 March.

[45] Araghi F (2009). “The invisible hand and the visible foot: Peasants, dispossession and globalization”; Mastrangelo ME and S Aguiar (2019). “Are ecological modernization narratives useful for understanding and steering social-ecological change in the Argentine Chaco?” Sustainability 11(13): 3593; Wallace R, A Liebman, L Bergmann, and RG Wallace (2020). “Agribusiness vs. public health: Disease control in resource-asymmetric conflict.”

[46] Wallace RG (2009). “Breeding influenza: the political virology of offshore farming.” Antipode 41: 916–951; Messinger S and A Ostling (2009). “The consequences of spatial structure for pathogen evolution.” The American Naturalist 174: 441–454; Atkins KE, RG Wallace, L Hogerwerf, M Gilbert, J Slingenbergh, J Otte, and A Galvani (2010). Livestock Landscapes and the Evolution of Influenza Virulence. Virulence Team Working Paper No. 1. Animal Health and Production Division, Food and Agriculture Organization of the United Nations, Rome; Atkins KE, AF Read, NJ Savill, KG Renz, AF Islam, SW Walkden-Brown, and ME Woolhouse (2013). “Vaccination and reduced cohort duration can drive virulence evolution: Marek’s disease virus and industrialized agriculture.” Evolution 67(3): 851–860; Wallace R and RG Wallace (2015). “Blowback: new formal perspectives on agriculturally-driven pathogen evolution and spread.” Epidemiology and Infection 143(10): 2068–2080.

[47] Wallace R, et al. (2018). Clear-Cutting Disease Control: Capital-Led Deforestation, Public Health Austerity, and Vector-Borne Infection; Porter N (2019). Viral Economies: Bird Flu Experiments in Vietnam. The University of Chicago Press, Chicago; Wallace RG, R Alders, R Kock, T Jonas, R Wallace, and L Hogerwerf (2019). “Health before medicine: Community resilience in food landscapes.” In M Walton (ed), One Planet, One Health: Looking After Humans, Animals and the Environment. Sydney University Press, Sydney.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

AGROINDUSTRIACORONAVIRUS

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Autonomia differenziata: rompere la solidarietà per liberare ancora la ferocia del mercato

Quando si parla di Autonomia Differenziata il rischio è quello di credere che dietro questa formulazione si nasconda nient’altro che il secessionismo leghista della prima ora agghindato in chiave “riformista”. In realtà quanto abbiamo di fronte è ben più complesso ed attuale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Le capacità diagnostiche dell’IA ed il capitalismo dei big data

Il cammino dell’innovazione tecnologica è sempre più tumultuoso e rapido. Lo sviluppo in ambito di intelligenza artificiale è così veloce che nessun legislatore riesce a imbrigliarlo negli argini delle norme. Stai ancora ragionando sull’impatto di ChatGPT sulla società che è già pronto il successivo salto quantico tecnologico. da Malanova.info In un recente studio del 28 […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Bill Gates, il miliardario che sta industrializzando l’agricoltura mondiale

Utilizzando milioni di dollari, la Fondazione Bill & Melinda Gates sta aggirando e plasmando le politiche agricole internazionali. I grandi vincitori di questo gioco antidemocratico sono le aziende agro-industriali.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

2.9 Radura || Le catene agricole. Agroindustria e lavoro in Piemonte

In questa nuova puntata di Radura torniamo a parlare di agricoltura. Lo facciamo a partire da un approfondimento delle catene del valore in un territorio specifico che è quello del Piemonte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Lacrimogeni e cannoni ad acqua: la rabbia degli agricoltori si riversa sulle strade di Bruxelles

A Bruxelles, un migliaio di trattori ha bloccato il quartiere europeo a margine di una riunione dei ministri dell’Agricoltura dell’UE-27. Gli agricoltori hanno difeso un reddito equo, la fine del libero scambio e, in alcuni casi, le norme ambientali.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Megaprofitti e sfruttamento degli agricoltori: occupazione della sede di Lactalis

“Lactalis, restituisci i soldi”: invasa l’azienda che strangola gli agricoltori mentre il suo amministratore delegato è multimiliardario

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

India: come non sfamare un pianeta affamato

In India è scoppiato un nuovo ciclo di proteste degli agricoltori contro il governo Modi con scontri e lanci di lacrimogeni alle porte di Nuova Delhi.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La Terra Trema: appunti sulle mobilitazioni di questi giorni degli agricoltori

Le mobilitazioni di questi giorni degli agricoltori, che stiamo seguendo e attraversando, ci danno la possibilità di ribadire alcune questioni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La lezione della rivolta dei trattori: l’ecologia sarà contadina e popolare o non sarà

Mentre i blocchi continuano un po’ ovunque, presentiamo alcune posizioni circa la presente situazione espresse dal punto di vista dei Soulèvements de la terre.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il campo (agricolo) di battaglia

Tutto quello che vorreste sapere sulla cosiddetta «rivolta dei trattori» e che non avete osato chiedere. (Spoiler: la posta in palio è il concetto di «sovranità alimentare»)

Immagine di copertina per il post
Culture

Contadini

La premessa: alla base di tutta la nostra vita c’è la produzione agricola.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

“Difendiamo la nostra terra!” Reportage dalle proteste degli agricoltori Piemontesi

Si tratta di un racconto situato e parziale, a metà strada tra la cronaca e l’analisi, che speriamo possa servire da spunto tanto per una riflessione più ampia quanto per la scrittura di altre analisi situate.