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Megaprofitti e sfruttamento degli agricoltori: occupazione della sede di Lactalis

“Lactalis, restituisci i soldi”: invasa l’azienda che strangola gli agricoltori mentre il suo amministratore delegato è multimiliardario

da Contre Attaque

Gli “agricoltori” non sono un insieme omogeneo: da una parte ci sono i grandi agricoltori che cercano di guadagnare sempre di più con metodi sempre più inquinanti, dall’altra ci sono i piccoli agricoltori che lottano e subiscono tutta la forza della concorrenza e del liberismo.

Macron ha ceduto solo ai primi, facendo un regalo alla FNSEA, la lobby dell’agroalimentare, autorizzando l’uso massimo di fertilizzanti chimici. D’altra parte, non ha fatto nulla per risolvere i problemi dei piccoli agricoltori. Quindi c’è ancora molto da fare.

Uno dei principali nemici degli agricoltori è il gruppo Lactalis, il numero uno al mondo nel settore lattiero-caseario, proprietario dei marchi Lactel, Président, Société, Galbani e La Laitière. Lactalis è l’azienda alimentare numero 1 in Francia, davanti a Danone. È un vero e proprio impero che regna incontrastato sull’industria del latte e sfrutta i produttori. Il suo capo, Emmanuel Besnier, è il sesto uomo più ricco di Francia, con un valore di oltre 20 miliardi di euro.

Non contenta di spremere gli agricoltori per ottenere mega-profitti, Lactalis evade il fisco. Il 6 febbraio, il gruppo è stato perquisito dagli investigatori della Procura Nazionale Finanziaria (Parquet National Financier) presso la sede centrale, la villa parigina dell’amministratore delegato e i suoi uffici nella torre di Montparnasse, nell’ambito di un’indagine per “frode fiscale aggravata” e “riciclaggio di frode fiscale aggravata”.

Per un periodo di oltre 10 anni, dal 2009 al 2020, Lactalis avrebbe utilizzato accordi finanziari per evadere somme colossali di tasse: si parla di diverse centinaia di milioni di euro!

La Confédération Paysanne, un sindacato agricolo di sinistra, aveva già denunciato Lactalis al Parquet National Financier nel 2019 per aver “messo in piedi un sistema particolarmente complesso di rifatturazione infragruppo nonché un sistema di acquisto fittizio di azioni”.

Quest’anno, anche prima dell’esplosione mediatica delle azioni degli agricoltori alla fine di gennaio, in tutta la Francia si sono svolte proteste contro il prezzo imposto da Lactalis ai produttori di latte.

Sì, un’azienda così grande opera come una mafia: controlla il mercato e può quindi fissare i prezzi di acquisto. Lactalis aveva proposto un prezzo di 405 euro per tonnellata di latte, “completamente fuori dal mercato e dalle aspettative dei produttori”, secondo la Confédération Paysanne. Dall’inizio di gennaio si sono tenute diverse manifestazioni davanti agli stabilimenti di Lactalis. Sotto pressione, il gruppo ha presentato una nuova proposta: 420 euro per tonnellata. Questo dimostra che la lotta sta funzionando, ma non è ancora sufficiente.

Médiapart ricorda che nel 2001 un cartone di latte veniva venduto in media a 55 centesimi al lordo delle imposte, un prezzo sul quale gli allevatori guadagnavano 25 centesimi di euro, ovvero il 45% del prezzo. Oggi, su un cartone a 83 centesimi, gli agricoltori guadagnano solo 24 centesimi, ovvero solo il 29% del prezzo. In altre parole, gli agricoltori hanno perso denaro, mentre i grandi magazzini e le aziende come Lactalis hanno visto i loro margini esplodere! Questo aumento di prezzo, pagato dal consumatore, non va agli agricoltori, ma alle tasche degli intermediari che si comportano da parassiti.

Per questo motivo, la Confédération Paysanne ha deciso di battere i pugni sul tavolo. Mercoledì 21 febbraio, 200 dei suoi membri hanno organizzato un’azione contro la sede di Lactalis a Laval, in Mayenne. L’edificio è stato invaso per chiedere un incontro con l’amministratore delegato del gruppo.

Davanti e dentro la sede sono stati esposti cartelli al grido di “Lactalis! Lacto-terrorista!”. I CRS sono stati inviati per sgomberare gli occupanti.

Visti i mega-profitti del boss di Lactalis e la crescente insicurezza degli agricoltori, la richiesta è più che giustificata. Sorprendentemente, però, i media danno meno spazio a questa giusta occupazione, che è stata rapidamente sgomberata, rispetto ai blocchi della FNSEA di qualche settimana fa.

Spetta quindi a noi diffondere la notizia che la lotta per un reddito equo per gli agricoltori e contro l’agrobusiness continua, in vista della fiera dell’agricoltura che inizierà questo sabato e che si preannuncia turbolenta.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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