Niscemi: dopo il 9 agosto fermare il muos si può!
Le giornate che hanno preceduto il corteo di oggi non lasciavano spazio a passeggiate che stessero a guardare la base muos, oggi invasa da quasi 5000 manifestanti che non si sono fermati e arresi alle cariche di polizia, carabinieri e finananza.
Le occupazioni dei comuni di molte città in queste settimane e l’azione di giorno 8 Agosto, che ha visto 10 no muos violare la base e arrampicarsi sulle antenne fino allo sfilare della manifestazione, sono iniziative, soprattutto quest’ultima, che con il corteo di oggi, ci parlano di una crescita, di una raggiunta maturazione, che permette a un movimento, facendo ricchezza della sua eterogeneità e composizione allargata, di essere in grado non solo di creare attorno a se consenso e solidarietà, ma con una puntuale organizzazione e pratica dell’obiettivo, di mettere realmente in discussione gli squilibrati rapporti di forza con la controparte. Non che i blocchi stradali per fermare i lavori in questi mesi non l’abbiano fatto, ma una dimostrazione determinata e massificata del movimento era da tempo necessaria, a cui il dietrofront di Crocetta ha evidentemente dato definitivamente sfogo.
L’invasione della base, che ieri ha visto migliaia di persone distruggere e oltrepassare la recinzione è un atto di forza pensato, approvato e organizzato da tutte le componenti del movimento, dalle mamme no muos alle soggettività più radicali del presidio permanente; come lo è stata l’iniziativa di lancio mediatico della vittoria ottenuta ieri, che ha visto il giorno antecedente 10 no muos occupare 4 antenne. Anche mediaticamente, nulla da dire sulla capacità di gestione, sia nell’ante che nel post.
Negli articoli di stampa e media oggi, ben poca rilevanza è data ai black block o ai giovani dei centri sociali (che pure c’erano e anche in tanti), perché va be’ che i servi son servi, ma la realtà è la realtà. Vedere migliaia e migliaia di donne, bambini, uomini, giovani, adulti, anziani, cercare di forzare direttamente o indirettamente per una buona mezz’ora, i cordoni della polizia che proteggevano le recinzioni, e vederli tutti in giubilo pur avendo invaso una zona militare (le cui sanzioni penali sono gravissime), deve aver turbato non poco gli animi di chi quando l’esercizio della volontà popolare si esprime conflittualmente, sta a cercare in giro i “facinorosi”. Si scherza, sappiamo bene come anche gli ordini del discorso dominanti siano sottoposti solo ai rapporti di forza che la lotta ha raggiunto.
Adesso però c’è una battaglia tutta da affrontare, una lotta da portare avanti senza dimenticare la vittoria di ieri certo, ma bisogna pensare a programmarne delle altre. Le assemblee a Niscemi sono serrate al momento a conferma che se la soddisfazione è di casa, si deve comunque andare avanti, e l’incapacità politica del presidente Crocetta che si sente vittima di infiltrazioni mafiose presenti nel movimento, da non pochi argomenti di discussione su chi o su cosa, l’amministrazione regionale, si possa indirizzare la protesta ed esercitare pressione.
Ma ciò che ci pare al momento la cosa più importante è che, da ieri, l’idea e la percezione che quel “fermarlo si può e fermarlo tocca a noi”, sia stato finalmente toccato con mano da tutto il movimento, grazie alla lucidità e capacità di esprimere una legittimità di difendere la propria terra dalla devastazione che la legge autorizza e i manganelli difendono. E quando quest’idea comincia a diventare consapevolezza tutto può succedere, Val Susa docet. Non si stanno qui azzardando ovviamente ardui paragoni, anche perché nel caso siciliano i lavori dell’impianto sono a uno stato molto avanzato; ma la lezione di ieri ci insegna, nonostante il tempo sia limitato per il movimento, che fermarlo si può e fermarlo tocca a noi!
Redazione Infoaut Palermo
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