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#NuitDebout: una convergenza di lotte prende forma in Francia

Il movimento #NuitDebout si è radicato da una semplice domanda: “come facciamo a spaventarli?” La risposta è stata ovvia: passando la notte in piedi!!

Il movimento #NuitDebout (“notte in piedi”), che ha avuto inizio a Parigi il 31 marzo in seguito ad uno sciopero generale e manifestazioni di massa contro le proposte riforme del lavoro francesi, ha giurato di non prostrarsi più ai poteri forti.

Il “sogno popolare” è stato istituito per un periodo di tempo indefinito. Nelle città di tutta la Francia, tra cui Parigi in Place de la République, occupazioni e manifestazioni popolari stanno spingendo le persone a riflettere e lavorare verso la convergenza delle lotte, un quadro ampio che promette speranza.

Dammi un pizzicotto. Penso di sognare. Passano i giorni e il sole non è tramontato sulla #NuitDebout. Non volevano tornare a casa dopo le manifestazioni del 31 marzo contro le riforme del lavoro proposte, e un divario si è ormai aperto.

Non è stato un pesce d’aprile. La vecchia guardia politica – caratterizzata da divisioni e sterili polemiche – è arrivata ad un punto morto in questo spazio, emancipato dai vincoli di una realtà che è stata per troppo tempo sinonimo di frustrazione. L’atmosfera è ora quella di un “sogno popolare”, definito da un potente desiderio per il futuro, un terribile atto di sovversione in questa epoca di paura.

Attraverso l’occupazione di spazi pubblici, in particolare l’emblematica Place de la République a Parigi, un movimento trasversale composto da atomi di organizzazioni, particelle di attivisti ed elettroni follemente liberati ha deciso di fondersi e convergere in un’esplosione di gioia. L’accoglienza è così calorosa che ha permesso ai suoi occupanti di sfidare il freddo fino all’alba.

Purtroppo, però, la loro colazione è regolarmente guastata da coloro che vengono a spegnere il fuoco nel loro ventre. Il terzo giorno, gli occupanti sono stati in grado di difendere il terreno in Place de la République, ma la notte è stata insonne a seguito dei tentativi di infiltrazione – sventati – dei raduni da parte del movimento di estrema destra 14 luglio.

Un tag ispirato nella facoltà Tolbiac occupata presso l’Università Panthéon-Sorbonne si chiede: “Dove disperderemo le ceneri del vecchio mondo?” Forse nell’immagine dell’occupazione della #NuitDebout che dura da diverse notti, ci saranno i primi carboni del mattino a riaccendere la fiamma ogni notte, mentre il vento di rivolta la trasporta e diffonde attraverso il paese.

 

Il sogno infranto del capitalismo a buon mercato

Non lo si può negare: “le loro notti sono più belle dei vostri giorni”, questi giorni maledetti di paura e divisione. I poveri temono di perdere il tetto sopra le proprie teste, i lavoratori temono di perdere il posto di lavoro, i ricchi temono le ritorsioni per i miliardi accumulati in Svizzera …

In questo periodo, i padroni, l’oligarchia delgli ultraricchi e dei potenti, il famigerato “1%”, tremano nella colpevole inquietudine di essere spogliati delle loro ricchezze per aver trasformato la bellezza del mondo in un’opera volgare di narrativa finanziaria, lasciando dietro di sé un’eredità pietosa e trascurabile.

Il paradiso è ormai fiscale, ma la dannazione è certamente una realtà per i poveri: “62 persone possiedono la stessa quantità di ricchezza della metà della popolazione del mondo”, secondo Oxfam. I restanti sono condannati al purgatorio da questi padroni privi di giustizia o magnanimità, questi “tiranni che sono alti solo perché siamo in ginocchio”, per come la metteva un giovane Etienne de La Boétie.

Cosa direbbero oggi i giovani Bergson aggrediti e gli altri? Forse che la servitù offerta loro come unico destino non ha più nulla di volontario…

Quando il ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron, ha incoraggiato i giovani a unirsi ai ranghi del club dei miliardari, egli è stato più realistico che provocatore – il futuro è, infatti, così binario per i giovani: salario minimo per i fortunati, ricchezza per i cattivi.

Purtroppo per la classe dominante, la comodità “Made in China” di un monolocale di 20m² non si può vendere altrettanto bene che la casa promessa ai nostri genitori. La pubblicità kitsch del capitalismo a buon mercato si dipana anche prima che il credito sia rimborsato.

In questo paradiso in pericolo, sembrerebbe che il rito di passaggio di un adulto sia costituito dall’impantanarsi ulteriormente nel debito, col tintinnio di catene intorno al collo di coloro che marciano a capo chino e doloranti.

Eppure, c’è qualcosa di incongruo rispetto all’accattonaggio in ginocchio davanti a tali venditori di spazzatura, tanto avari quanto meschini. A tal fine, i partecipanti dell’occupazione hanno scelto di non chiedere nulla, di non implorare e non di prostrarsi. Frédéric Lordon ha calorosamente precisato questa ambizione nel solo ed unico discorso della manifestazione del 31 marzo:

Grazie ad El Khomri, Valls e Hollande per averci finalmente aperto gli occhi e per averci mostrato il punto in cui siamo. Non vi è più niente da negoziare, non vi è più nulla da chiedere. […] Da parte nostra, siamo ora determinati a battere un percorso diverso. Il percorso che rimuove quadri, ruoli e compiti. Il percorso affermato e consolidato del desiderio politico!

Quando non c’è niente da perdere, c’è tutto da guadagnare, e così i disperati finiscono per liberarsi dalle proprie paure. Questi occupanti sono incoraggiati al punto di “voler tutto, prendere tutto, e non lasciar loro nulla”, ma tutto questo lo si dovrà strappare, e non proprio come si fa ad una vecchietta dallo scooter…

 

La convergenza delle lotte: una bestemmia politica?

Il movimento # NuitDebout si è radicato da una domanda semplice, ispirata dal satirico, sovversivo documentario Merci Patron di François Ruffin, fondatore del giornale Fakir: “come facciamo a spaventarli?”

Nel corso di un dibattito pubblico presso il Trade Union Center, un migliaio di persone hanno risposto all’unisono: “dopo le proteste, non andiamo a casa, cerchiamo di passare la notte in piedi!” Uno slogan era nato, ma era ancora da decidere cosa fare di queste notti. Hanno deciso di sfondare la cupezza, richiamando Seneca: “La vita non è l’attesa che la tempesta passi, si tratta di imparare a ballare sotto la pioggia,” al fine di fare appello alla convergenza delle lotte.

Questa convergenza è un’idea allo stesso tempo così semplice, eppure così difficile da istituire: come ci uniamo tutti, quando ci sono tante lotte quante sono le persone? Questa questione strategica è al cuore della #NuitDebout.

La convergenza è principalmente volontaria, come le centinaia di persone coinvolte nell’organizzazione preliminare delle diverse commissioni. L’obiettivo dichiarato era un mix accorto di modestia e ambizione:

Noi crediamo che la macchina debba essere messa in funzione. Poi, ci auguriamo che viva! #NuitDebout è l’inizio di un movimento.

La convergenza è complessa in quanto richiede la rinuncia ed il lasciarsi andare, lontano dall’iper-controllo istituzionale che è così caro alle strutture tradizionali politiche (partiti, sindacati, associazioni, ecc). Il movimento #NuitDebout rifiuta di incarnarsi, preferendo un approccio indubbiamente multiforme, tanto sfuggente quanto autenticamente rappresentativo.

La convergenza delle lotte rimane una bestemmia politica per coloro le cui rigide posizioni a volte malcelano una forte personalizzazione delle idee. #NuitDebout sta inventando i propri strumenti per cancellare la terra e invita ciascuno e tutti a partecipare come costruttore ed architetto, al fine di gettare le basi per una nuova cattedrale democratica e popolare.

Allora cosa rischiamo potenzialmente nel risvegliare questi sonnambuli politici i cui sogni sono stati sostituiti dall’ambizione?

I maestri equilibristi di questo mondo disincantato potrebbero senza dubbio dover cadere per risvegliare se stessi da questo incubo in cui ci hanno precipitato. Nel passare le notti in piedi, i nostri cittadini forse si arrenderanno all’aspettativa febbrile dell’alba per ammirare un mondo che si sveglia per un nuovo giorno.

di Benjamin Sourice

 

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