Quando la Procura diventa azione anti-antifascista
E’ primavera e Lecce, reduce da un 25 aprile stranamente partecipato e significativo, accoglie di buon grado la notizia che sarà ospitante di un raduno nazionale di Casapound. La voglia di sapere modalità e luogo dell’iniziativa è tanta quanta lo schifo provocato dal sapersi, di lì a pochi mesi, a qualche chilometro da un concentrato di feccia neofascista.
Aumenta la rabbia e l’insofferenza e si cerca di contrastare questo rigurgito tricolore con ogni mezzo: impedendo praticamente ai fascistellli di portare avanti una propaganda mascherata da iniziative informative e di solidarietà e smascherando gli appoggi politico-istituzionali di questa avanguardia nazi-hipster, senza ignorare nessuna via praticabile.
La classe politica leccese sussulta, tra la destra che si scaglia famelica e la sinistra che batte un colpo (così…per far vedere che non è morta), i giornalai…i giornalieri…i giornalisti -scusate- si indignano, mentre la città è terrorizzata da questi violenti dallo spray facile che hanno addirittura acceso due rauti per le vie del centro! Ma la procura tranquillizza e si può tornare a dormire serenamente. A quanto emerge nei giorni successivi i fascisti a Lecce non ci sono mai stati. E invece noi li abbiamo visti e li vediamo ancora oggi in qualche loro tana o su qualche poltrona, da viale Otranto a palazzo Carafa.
“Si deve senza dubbio alcuno dare una risposta a questi anarcautonominsurrezionalcombattentisti: non si possono permettere di prendere in ostaggio una città, sono loro i veri fascisti…a no, “fascisti” non si può dire, pardon!”
Scherzi a parte, la risposta arriva veramente, da ottobre ad oggi dalla Procura di Lecce partono decine e decine di denunce a vari compagni responsabili, per l’appunto, di aver legittimamente difeso un caposaldo politico e ideologico: l’ANTIFASCISMO.
L’antifascismo quello vero, quello attuato per le strade, e non nei salotti della sinistra istituzionale incapace, a Lecce come altrove, di difendere i valori dell’antifascismo.
Fa riflettere la rapidità e la strana geografia politica degli attacchi della repressione, fa riflettere vedere ripetersi alcuni nomi e fa riflettere la modalità con cui queste carte giungono alle nostre dimore. Si delinea art. dopo art. un fantastico quadro investigativo in cui soggetti sovversivi si organizzano per minare gli ordini democratici dello stato organizzando poi, nella realtà dei fatti, una risposta antifascista ad una presenza nel territorio che non poteva, non può e non potrà mai essere tollerata e legittimata, una presenza fascista, xenofoba e razzista, un aggregato di picchiatori e nuovi intellettuali d’assalto. Tutelati per l’ennesima volta dai politicanti vari e da una magistratura che decide di colpire chi fa di libertà e uguaglianza parole d’ordine, chi oppone l’internazionalismo al principio discriminatorio di identità, chi come alternativa all’assistenzialismo sceglie la solidarietà e il conflitto.
Si tenta di informare la cittadinanza di ciò di cui, suo malgrado, si sta rendendo protagonista e si costruisce quella che sarà l’opposizione alla tre giorni tartarugata: dibattiti veri e costruttivi, riappropriazione di spazi (perché noi viviamo per le strade, le piazze e i parchi, e non nelle sale conferenze) e per finire un corteo che esprime, nei suoi limiti politici e territoriali, un antifascismo esplicito, chiaro ed inequivocabile.
La rivendicazione politica di quelle azioni è totale, dai cortei del 25 aprile e del 6 settembre, nelle sue modalità, agli attacchinaggi, alle azioni specifiche fino a sprazzi di militanza, là dove è stata possibile. Difendere le città dall’avanzata di chi vuole propugnare paura e odio, razzismo e intolleranza è prima che un diritto un dovere, e in quanto tale è stato praticato.
Non si vuole fare del vittimismo, né invitare i giudici a punire i fascisti perché “sono loro i veri colpevoli”, non ci aspettiamo che chi con la repressione tenta di tenere in piedi un sistema autoritario e violento riconosca in chi, più o meno esplicitamente, rivendica u modello di Stato di questo tipo. La giustizia verrà da se e non dalle aule. Però è necessario sottolineare come, ancora una volta, si vuole mettere a tacere quella parte politica in grado di essere espressione sincera di un sentimento condiviso: la piazza antifascista il 6 settembre era variegata e bellissima, ma ad essere colpita è stata la componente di movimento, troppo scomoda per i vertici di questa città, che hanno deciso di scagliarsi, colpo dopo colpo contro una realtà che sta riuscendo ad esprimersi e farsi comprendere sempre di più. Non possono tollerare che in questa città si faccia seriamente una politica conflittuale, attenta realmente alle problematiche che la attanagliano. Viene il dubbio se la questione antifascista sia stata solo un pretesto per attaccare questa realtà e le sue componenti. Quale momento migliore per distruggere chi concepisce il dissenso e la lotta se non all’indomani di un corteo che vede le prime pagine dei quotidiani scagliarsi contro due scritte e due botti, e le aree potenzialmente vicine prendere le distanze: dividi et impera. Un operato perfetto da parte dei poteri forti della città che forse non vogliono più accettare questa presenza. Ma non basteranno né qualche denuncia nè improbabili castelli di sabbia a fermare le lotte. Se per la procura di Lecce essere libertari e antifascisti è un reato, siamo colpevoli tutti di esserlo. Una cosa è certa questa repressione non scalfirà il nostro odio verso l’infame camicia nera e i suoi sostenitori, questi attacchi non indeboliranno la nostra forza di ribadire domani e ogni volta che sarà necessario che Lecce è antifascista.
E’ per questo che con ancora più convinzione sabato 7 febbraio saremo nuovamente in piazza, per opporci a questi attacchi repressivi, per ribadire che l’antifascismo è una pratica quotidiana e non cerimoniale e per contrastare il disgustoso revisionismo storico che come ogni anno, in questo periodo, i neofascisti insieme ai più nostalgici pensano bene di riproporre.
SABATO 7 FEBBRAIO, PRESIDIO ANTIFASCISTA, ORE 18.00 in P.za S. ORONZO
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