Staveco cos’è? Per un dibattito pubblico sull’università che verrà
Un progetto ambizioso e definito strategico che però, in linea con il modo in cui si sta affrontando la crisi in Italia, richiede tanti sacrifici. Il recupero dei 70 milioni necessari per l’opera ha infatti reso necessaria la messa in vendita di vari immobili di proprietà dell’ateneo. Dagli stabili in via Ranzani ai palazzi storici di Zamboni 22 e Via Barberia sono infatti diversi gli edifici, di recente costruzione o di altissimo valore storico, a dover essere sacrificati per le nuove strategie di Ateneo.
E’ quindi necessario partire da una considerazione: il progetto Staveco è indubbiamente un progetto centrale a livello strategico per l’Alma Mater e per l’Università di Bologna che verrà. Le politiche dell’ateneo si intrecciano all’interno e a partire da questo progetto: dalla ristrutturazione e la delocalizzazione fuori dal centro di svariati dipartimenti alla cessione di beni pubblici a privati, fino alla gestione complessiva delle risorse.
Data la centralità di questo progetto sono molte le domande, le perplessità, le opacità che necessitano di dibattito, e chiarimento.
La prima questione riguarda il problema della trasparenza nei processi capaci di determinare il futuro dell’ateneo. Candidati rettore, docenti, studenti e lavoratori hanno più volte in questo anno sollevato il problema della mancata partecipazione, condivisione e trasparenza nei processi decisionali che stanno accompagnando il progetto, senza ricevere risposta. Ci chiediamo quindi: è normale che un passaggio così importante si svolga nella mancanza di informazione e partecipazione dei soggetti che ogni giorno attraversano e costruiscono l’università?
Da tempo inoltre sono stati pubblicati i progetti del nuovo polo. I vertici dell’università hanno spesso parlato dello spostamento alla Staveco di quei dipartimenti coinvolti nella vendita degli immobili dell’ateneo, eppure dai progetti non sembra ci sia lo spazio per accogliere tutti i poli che dovranno essere spostati. Il progetto Staveco sembra invece puntare su strutture e presunti servizi per la città, sull’intrattenimento, l’immagine dell’ateneo, piuttosto che sui bisogni reali degli studenti.
Ci sarà spazio quindi, nel momento della costruzione del progetto attuativo, per una decisione condivisa con i soggetti che vivono l’università ogni giorno, per decidere cosa dovrà essere fatto alla Staveco e per accogliere i dipartimenti che verranno spostati?
L’ultima questione riguarda le risorse.
Diversi beni storici verranno venduti in fase di crisi, e quindi saranno difficilmente valorizzabili. Questo non potrà che cadere unicamente a vantaggio dei privati, pronti a cogliere l’occasione di una simile svendita.
E’ questa l’unica strategia capace di finanziare il progetto? Ma soprattutto, siamo sicuri che delocalizzare l’Università dai suoi luoghi storici, aprendo la zona universitaria al profitto privato, sia il modo migliore per rispondere ai bisogni degli studenti e alle problematiche della stessa zona universitaria?
E ancora: in una fase di crisi, è veramente il rilancio in chiave internazionale e meritocratica la linea di tendenza che deve seguire l’ateneo, mentre il diritto allo studio viene compromesso per molti e in tanti incontrano sempre più difficoltà nel portare avanti il proprio percorso formativo?
Per rispondere a queste e altre questioni lanciamo quindi una tavola rotonda, un momento di dibattito per fare chiarezza sul progetto Staveco. Un confronto aperto a tutte le componenti dell’università, dai vertici che stanno mettendo in campo il progetto ai direttori di dipartimento che ne verranno investiti, a studenti, docenti e lavoratori.
Per capire se il progetto Staveco rappresenta un’opportunità di scelta e di condivisione su risorse e politiche dell’Unibo, oppure un’opzione di chiusura, un’imposizione dei meccanismi che riguardano l’immagine e il profitto di un’università, purtroppo sempre più azienda.
Incontriamoci mercoledì 22 aprile alle ore 17 alla sede di Palazzo Malvezzi in Via Zamboni 22, uno degli immobili che verranno ceduti per finanziare il progetto Staveco, per un confronto su questi temi.
tratto da: Univ-aut
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.