InfoAut
Immagine di copertina per il post

Tra inclusione ed esclusione..quale reddito, per quale cittadinanza?

La prima mossa l’ha fatta ieri il governo Gentiloni che, in un evidente sforzo di recuperare consensi intorno ad un PD martoriato da scissioni e scandalo Consip, ha approvato il cosiddetto reddito di inclusione. Il ministro Poletti, quello dei giovani che devono scaricare cassette di frutta e stare zitti, o per il quale chi emigra è un rompicoglioni in meno, parla di “momento storico”.

Per questo provvedimento sono stati stanziati 1,6 miliardi che nelle parole di Poletti potrebbero diventare anche 2 se integrati con fondi europei. Ben poca cosa rispetto ai 20 miliardi stanziati dal governo di recente per salvare le banche in difficoltà.

L’obiettivo è di raggiungere 1,77 milioni di persone sotto la soglia di povertà attraverso una carta prepagata di circa 400 euro ricaricata mensilmente, di cui beneficeranno soltanto le famiglie con minori a carico, a patto però che i riceventi sottoscrivano un “patto con la comunità”.

Questo “patto” va dal buon comportamento civico (leggasi mai alzare la testa in ambiti di conflittualità sociale pena l’annullamento dell’erogazione) all’accettazione delle proposte di lavoro che verranno fatte dagli sportelli regionali (leggasi condizionamento dell’erogazione all’accettazione di qualunque tipo di mansione, ovvero instaurazione di un sistema di workfare).
Di fatto, bisogna accettare un palliativo alla povertà – cosa ci fa una famiglia con 3 figli con 400 euro al mese? – in cambio dell’accettazione della propria condizione di miseria. Si escludono inoltre dal provvedimento i migranti che lavorano regolarmente sul nostro territorio da meno di cinque anni.

Il dato di povertà assoluta nel nostro paese è inoltre ben più alto, arrivando a toccare circa 4,6 milioni di persone, e soprattutto la logica del governo, un po’ in stile 80 euro renziani, aggiunge da una parte mentre sottrae dall’altra.

E’ notizia recente infatti che il governo, tramite il ministro per gli affari regionali, ha approvato un taglio di 211 milioni di euro al fondo delle politiche sociali (portato da 311 a 99 milioni) e di 50 milioni a quello che riguarda le non autosufficienze (da 500 a 450). Questi tagli andranno a colpire gli asili nido, i centri antiviolenza, l’assistenza domiciliare e le politiche di sostegno a disabili e anziani.

Se da un lato quindi si annuncia a reti unificate una grande misura di inclusione sociale, dall’altra nuove politiche di tagli ampliano la platea degli esclusi dalla redistribuzione della ricchezza sociale. Ancora più interessante è affrontare però la questione a partire dalle “filosofie” che ispirano il conflitto sulle categorie di cui sopra.

Da un lato abbiamo Renzi, che propone come progetto del nuovo PD a sua immagine e somiglianza, il “lavoro di cittadinanza”, vale a dire un progetto in cui lo Stato mira a fornire a tutti i cittadini un impiego, che nell’ottica renziana rimane il fondamento della dignità umana. Resta difficile capire come Renzi abbia in mente di portare avanti questo progetto, dopo il fallimento gigantesco delle sue politiche sul lavoro nell’invertire i dati sulla disoccupazione e sul rilanciare l’economia.

Renzi di fatto ha risposto, cercando di rassicurare i poteri che lo sostengono, al presumibile cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle verso il probabile voto del 2018. Ovvero la loro proposta di reddito di cittadinanza, che in realtà è un sostegno ai redditi più bassi, condizionato anche qui da una accettazione di proposte di lavoro e soprattutto a partire da precisi requisiti anagrafici.

Il tema quindi di entrambi, al di là delle differenze nelle proposte, che senza dubbio ci sono, viene sviluppato eludendo il tema fondamentale: la crisi del lavoro e di un sistema basato sulla corrispondenza tra questo e il salario. Ad essere privilegiata invece è la costruzione di una società che sottostà a questo discorso, da intendere nel senso della delimitazione di chi potrà ottenere alcuni benefit, peraltro parziali, e chi no.

Uno dei punti focali è infatti come questo tema si collega alle politiche relative alla cittadinanza: i privilegi in oggetto in termini di reddito e di lavoro andrebbero ad affermarsi in un contesto nel quale chi non ha lo status pieno di cittadino viene sempre più marginalizzato e sfruttato, e dove l’inasprimento di processi repressivi come quelli presenti nel decreto Minniti, nonché gli accordi internazionali con la Libia, servono solamente a intensificare la malleabilità della forza lavoro migrante. E’ un cane che si morde la coda: da un lato non c’è lavoro, dall’altro si sfruttano sempre di più il migrante..e la compagine giovanile.

I dati sulla disoccupazione sotto i 35 anni sono infatti uno specchio evidente del fallimento annunciato di queste proposte: non è infatti credibile un sistema dove si blatera da un lato di slogan vuoti come “far ripartire la crescita” , mentre dall’altro i dati su alternanza scuola-lavoro e Garanzia Giovani ci parlano di una sempre più forte creazione di forza-lavoro a basso costo che va a rimpinguare gli organici delle imprese, e che ha come conseguenza quella di disincentivare le stesse ad assumere.

Perchè del resto dovrei fare un contratto a tempo indeterminato se posso sfruttare uno studente nuovo ogni 6 mesi, venendo pure acclamato per avergli dato delle opportunità e una nuova frasetta da inserire nel curriculum?

La cultura lavorista, dell’equiparazione tra lavoro e salario e della visione del lavoro come dignità, sempre più smentita e sconfitta dalla realtà, è quindi sempre più da intendersi come l’elemento reazionario e conservatore, come l’immaginario da distruggere. Essa si afferma come specchio per le allodole non soltanto su scala nazionale ma internazionale: l’esempio che viene facile fare è quello di Trump, che basa il suo Make America Great Again proprio sul ritorno di posti di lavoro in massa negli States.

Un programma irrealizzabile dai dati della struttura dell’economia-mondo, sempre più basata sule delocalizzazioni per essere redditizia. Ma anche e soprattutto da quelli sulla disoccupazione tecnologica, ripresi e promossi anche dagli avversari a livello di elite capitalistica di Trump, ovvero il capitalismo della Silicon Valley che proprio sulla questione del reddito e della crescita sta iniziando a immaginare nuovi cicli di innovazione sistemica.

L’Unione Europea non fa eccezione: del resto sotto la patina del progetto Erasmus quello a cui abbiamo assistito negli scorsi anni è esattamente una accelerazione su scala continentale dei processi di espropriazione e sfruttamento sul lavoro: come valutare, nella stessa Germania, provvedimenti come le leggi Hartz che sono funzionate da precursore di tutti i JobsAct e le Loi Travail che sono state approvate all’interno dei confini dell’Europa?

E’ evidente che non si riuscirà mai a proseguire nell’equazione lavoro-reddito, ma è altrettanto vero che non saranno campagne d’opinione o generici inviti alla mobilitazione a smuovere dal torpore un soggetto precario sempre più immerso in una profonda ricattabilità e ancora speranzoso di farcela nella lotta tutti contro tutti a cui ci ha condotto il trionfo del neoliberismo su scala globale.

Saranno battaglie lacrime e sangue, da ottenere attraverso un conflitto duro all’interno soprattutto della composizione giovanile e del mondo del lavoro migrante, all’interno di un quadro in questi due segmenti di classe verranno sempre più descritti e narrati come nemici al “popolo ufficiale” del capitalismo, quella classe media sempre meno esistente in termini reali ma che rimane ancora elemento narrativo, immaginifico che fa presa e permette di scatenare dinamiche di guerra tra poveri.

Resta da capire come si potrà parlare di reddito di cittadinanza, quindi di una misura di livello universale – e che può funzionare unicamente se applicata in tal senso – nel momento in cui ampie parti della cittadinanza sono e rimarranno escluse dal sistema di confini fisici e politici che contraddistinguono la Fortezza Europa e i suoi stati-nazione. Il 25 Marzo è un primo momento per andare all’attacco contro tutto questo.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gaza, un futuro di controllo della AI che ci riguarda

Se andiamo a leggere i piani di controllo dell’ordine pubblico prefigurati per la nuova amministrazione di Gaza, vediamo come questi convergano sulla previsione di un modello di sicurezza basato sull’integrazione di Intelligenza Artificiale (IA), robotica avanzata e sorveglianza aerea.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Colonialismo accelerato: un piano contro la Palestina

Qual è la logica del piano Trump su Gaza? La costruzione di spazio meticolosamente controllato e depoliticizzato, cioè pacificato, per la circolazione, il consumo e la produzione del capitale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il bluff dell’ intelligenza artificiale

Perché la bolla speculativa è solo la punta dell’iceberg di un piano per consolidare il potere.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’ottavo fronte: la Cupola di Ferro Digitale di Israele e la battaglia narrativa

Mentre i suoi militari bombardano Gaza, nonostante l’accordo per un cessate il fuoco, Tel Aviv lancia un’offensiva parallela su internet volta a mettere a tacere le narrazioni della Resistenza, manipolare le percezioni globali e riprogettare la memoria digitale dei suoi Crimini di Guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ecocidio, imperialismo e liberazione della Palestina/1

La devastazione di Gaza non è solo genocidio, ma anche ecocidio: la distruzione deliberata di un intero tessuto sociale ed ecologico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché Trump vuole “salvare” Milei

Swap multimilionario del Tesoro Usa in cambio dell’impegno a cacciare la Cina dall’Argentina. Sospetti di fuga di fondi speculativi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché la Silicon Valley sostiene Trump

Nei racconti della Silicon Valley scritti da sé medesima, tutti disponibili in rete o in libreria, si legge di un capitalismo eccezionale, guidato da uomini fuori dal comune.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Lo storico israeliano Avi Shlaim ha abbandonato il sionismo molto tempo fa. Ora è al fianco di Hamas

Shlaim, dell’Università di Oxford, sostiene che Hamas incarna la resistenza palestinese e si allontana persino dai suoi colleghi più radicali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra la base del Tuscania al CISAM con il genocidio in corso in Sudan?

In Sudan si consuma un massacro che il mondo continua a ignorare.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Tubercolosi al Neruda: no alle speculazioni sulla malattia

Riprendiamo il comunicato del Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure del Piemonte sulla vicenda che vede coinvolto lo Spazio Popolare Neruda.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Milei-Trump hanno vinto e si sono tenuti la colonia

Il governo libertario ha imposto la paura della debacle e ha vinto nelle elezioni legislative.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il treno che non arriva mai: altri otto anni di propaganda e devastazione

Telt festeggia dieci anni e annuncia, ancora una volta, che la Torino-Lione “sarà pronta fra otto anni”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina libera, Taranto libera

Riceviamo e pubblichiamo da Taranto per la Palestina: Il porto di Taranto non è complice di genocidio: i nostri mari sono luoghi di liberazione! Domani, la nostra comunità e il nostro territorio torneranno in piazza per ribadire la solidarietà politica alla resistenza palestinese. Taranto rifiuta di essere zona di guerra e complice del genocidio: non […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Intelligenza artificiale: l’umanità è diventata obsoleta per i padroni?

La distopia è già qui. Negli Stati Uniti, negli ultimi giorni, una pubblicità che sembra uscita da un film di fantascienza è apparsa ovunque.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I “potenti attacchi” su Gaza ordinati da Netanyahu hanno ucciso 100 palestinesi

I palestinesi uccisi ieri dai raid aerei israeliani sono un centinaio, tra cui 24 bambini, decine i feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Monza: martedì 4 novembre corteo “contro la guerra e chi la produce”

Martedì 4 novembre a Monza la Rete Lotte Sociali Monza e Brianza e i Collettivi studenteschi di Monza hanno organizzato un corteo “Contro la guerra e chi la produce “.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Occupazioni a Torino: cronaca di un mese senza precedenti.

Una cronaca dalle occupazioni e autogestioni delle scuole torinesi del mese di ottobre.