Una lotta di lavoratori latini nel Bronx
Erano alcuni mesi che i lavoratori del Liberato Restaurant, nel Bronx, si organizzavano segretamente per dare avvio ad una lotta contro le loro condizioni di lavoro. I loro padroni, oltre ai frequenti maltrattamenti verbali ai quali spesso si associa anche il furto delle mance (che sono la vera fonte di reddito per i dipendenti dei ristoranti), violano in molti casi apertamente la legge sul salario minimo e sulle ore di lavoro. Da Liberato si lavora sette giorni su sette, dieci ore al giorno, senza pausa pranzo. Una condizione purtroppo piuttosto comune per i lavori a basso reddito, che in questa zona della città vedono per lo più impiegata una mano d’opera latina. Infatti parlano tutti quasi solo spagnolo i lavoratori di Liberato, molti dei quali sono lì da sette-otto anni. Sanno bene che nessun sindacato (e tantomeno nessun controllo di polizia) potrà modificare la loro condizione. E’ per questo che si sono rivolti ed organizzati nel Laundry Workers Center (LWC), un gruppo che nonostante il nome non si limita a sviluppare lotte e solidarietà tra i lavoratori delle lavanderie e dei ristoranti, ma è attivo anche rispetto ai problemi legati alla casa e ha aiutato a formare un gruppo di donne in un quartiere del Bronx.
Il 19 aprile al Liberato Restaurant entra un gruppo di clienti ben vestiti. Ordinano da bere, ed iniziando in maniera sempre più rumorosa a brindare ai cuochi, ai camerieri, agli addetti alle pulizie, dicendo che dovrebbero essere trattati molto meglio. Dopo un pò iniziano ad affluire nel ristorante decine e decine di persone, lavoratori e solidali. Accompagnati da una band composta da tre clarinetti, un trombone e un percussionista, battono le mani e cantano in spagnolo “Sì ai lavoratori, No agli sfruttatori”. Con un ritmo sempre più travolgente la sala si riempie di più di un centinaio di persone, che poi escono dal locale per rimanere lì fuori un paio d’ore continuando la rumorosa protesta. Si alternano vari interventi, alcuni in spagnolo altri in inglese, di vari attivisti di gruppi politici che sostengono la lotta. L’obiettivo dei lavoratori è andare a trattare direttamente coi padroni. Un passaggio anche politicamente molto significativo. Infatti non c’è nessun sindacato in questa lotta. E la Laundry Workers Center è una struttura molto leggera: non ha uffici o impiegati né una definita leadership, non ha una cassa significativa né una struttura per la formazione. I suoi membri vivono tutti nel Bronx e sono latinos e afroamericani impiegati in piccoli posti di lavoro (per lo più, come si diceva, ristoranti e lavanderie, che complessivamente a New York impiegano circa duecentocinquantamila lavoratori). Una forza lavoro che nessun sindacato ha mai nemmeno provato ad organizzare. Questo Workers Center è dunque assolutamente autorganizzato e indipendente, si basa esclusivamente sull’impegno e la solidarietà dei suoi partecipanti, resa possibile da un’esperienza comune non solo lavorativa, ma anche rispetto ai problemi che incontrano quotidianamente nelle loro comunità.
Nella lotta al Liberato Restaurant si sono avvicinati al LWC anche altri gruppi: i Jornaleros Unidos, un piccolo gruppo di lotta che organizza i lavoratori giornalieri; ci sono attivisti di 99 Pickets (un gruppo formatosi dopo Occupy che cerca di comporre le lotte sui luoghi di lavoro) e di altri gruppi politici. Ma ci sono anche personaggi come Fabian, un pastore della chiesa luterana di Manhattan, St. Peter’s: di origne argentina, prima di uscire con gli altri dal ristorante fa un piccolo intervento dicendo che tutte le persone credenti in fondo credono nello stesso Dio, e che anche i non credenti credono nella vita comune e nel fatto che sia necessario sostenersi a vicenda. Concludendo che spera che Dio favorisca la lotta per la giustizia dei lavoratori e possa intaccare il cuore dei padroni per far loro cambiare atteggiamento.
Il fatto che i lavoratori di Liberato siano riusciti a fare questa prima iniziativa non è un fatto assolutamente scontato. Sono d’altro canto consapevoli che si tratterà di una dura e lunga lotta. Sentono l’importanza dei molti attivisti che li sostengono, ma il vero cuore che ha dato loro l’impulso ad iniziare a combattere è sostanzialmente la loro appartenenza comunitaria. E’ in essa che essi possono parlare la loro lingua e anche condividere i valori religiosi, una religiosità agli antipodi rispetto a quella che si può immaginare in Europa. Essi hanno infatti forti sentimenti anticlericali, e le chiese che frequentano sono per lo più evangeliche o protestanti. Ma uno dei maggiori militanti dei Laundry Workers è un ebreo sefardita della Repubblica Domenicana. Bisogna insomma lasciare da parte i pregiudizi per guardare a queste lotte, che al di là di tutto hanno un forte collante nell’appartenenza di classe che condividono nell’esperienza quotidiana nei loro barrio.
Anche le forme organizzative di questi immigrati sono assolutamente peculiari: spesso le loro assemblee cominciano con preghiere gioiose, canti al ritmo di chitarra di canzoni di lotta o letture di poesie di autori come Neruda e César Vallejo. Al Bronx ci sono anche altre forme di organizzazione dei migranti. Se il Laundry Workers è quello più autonomo, altri Workers Center sono qui legati a chiese o sindacati, oppure sono parte di reti nazionali come la National Day Laborers Network. Ci sono anche forme più istituzionali, che ricevono fondi da alcune fondazioni o sono direttamente legate a organizzazioni governative o non governative, oppure costituite direttamente con qualche politico col quale sviluppano una sorta di rapporto clientelare. Oppure ci sono organizzazioni basate sui servizi come la Make the Road New York, che offre assistenza legale, per il pagamento delle tasse, per salute, educazione e problemi con la casa o con la lingua.
Quella dei Workers Center è dunque un’esperienza molto variegata, eterogenea e composita, dentro la quale si trova veramente di tutto. E’ tuttavia una forma organizzativa piuttosto recente ed in rapida espansione, che laddove si riproduce come contesto di lotta pare in grado di sviluppare una connessione tra lavoro e lotta territoriale che è assolutamente irrintracciabile nelle altre esperienze di lotta cittadine.
nc
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