22 denunce per il presidio sotto casa di Cosimi
La misura è colma!
Livorno – Dopo cinque giorni di delirio è arrivato il momento di fare il punto della situazione sull’iniziativa che ha portato gli occupanti della Ex caserma Del Fante e alcune famiglie di sfrattati a manifestare sotto la casa del sindaco Cosimi.
Cinque giorni in cui è stato detto di tutto e di più ed in cui il triste teatrino della politica si è compattato in comunicati di solidarietà al sindaco e di condanna ai manifestanti. Il sindaco, invece, si è trincerato dietro al silenzio facendo agire, su proprio input, gli uomini della questura, con il vicequestore Rossi, uomo di fiducia del Pd, che ha svolto il ruolo repressivo conclusosi con 22 denunce e il questore D’Agostino (in tandem con Il Tirreno) che invece si è esposto mediaticamente.
Sui fatti c’è poco da dire e ci sembra assurdo soffermarcisi più di tanto. Andare sotto casa del Sindaco aveva una valenza simbolica e tutta l’operazione è stata portata avanti in modo equilibrato proprio perché l’alto contenuto simbolico dell’atto non aveva bisogno di altro e inoltre c’era bisogno di tutelare quelle famiglie, e in particolare i loro bambini, che già stanno vivendo una situazione difficile. Non c’è stato né un fischio né’ un coro, tanto che in via Roma, secondo alcune testimonianze, molti residenti nemmeno si sono accorti cosa stava succedendo.
Ma andiamo ad analizzare diversi aspetti che rendono questa vicenda paradigmatica del momento storico che stiamo vivendo.
Il teatrino della politica
l Consiglio comunale ormai è un teatrino dove si può stare una giornata intera a parlare di un presepe e di una capannuccia mentre si può tranquillamente essere saltati a pié pari se c’è da parlare di temi cruciali come varianti urbanistiche o privatizzazioni e sapere le cose solo a giochi fatti.
È il risultato del bassissimo livello di capacità politiche che esprime questa città, ma soprattutto il frutto di una personalizzazione della politica che fa degli organi collettivi rappresentativi un timido orpello al ruolo di colui che per mandato diretto dei cittadini è stato investito del ruolo di sindaco e della sua giunta.
Le parole di Cosimi a seguito dei vari terremoti di maggioranza e delle battaglie all’ultima offesa fra Del Corona e Romano sono state esemplificative di questo concetto: “Se lo decido io – ha detto il sindaco nell’infuocato e tristemente famoso consiglio di qualche settimana fa – si va tutti a casa”. La Giunta, la maggioranza e il Consiglio stanno dunque in piedi finché lo vuole il Sindaco, che allo stesso tempo fa da garante ai creditori con le proprie politiche (basta vedere come niente conti l’esito del referendum in confronto agli interessi del Monte dei Paschi). La domanda allora sorge spontanea: dove si decide e qual è dunque il luogo più adatto per manifestare? Piazza del Municipio, via Roma o via Cairoli? Non sarebbe male che Questura e Sindaco lo comunicassero alla popolazione, naturalmente motivandolo, visto che la risposta “piazza del Municipio” è abbastanza scontata quanto fuorviante. Inoltre vorremmo ricordare a tutti che il portone principale del Municipio è chiuso ormai da tempo proprio per evitare le continue proteste dei cittadini, mentre le scalinate sono diventate un feticcio del potere tanto che viene sistematicamente vietato di salirci o attaccarci uno striscione a fine corteo. Addirittura per la questione delle scalinate ci sono denunce in corso (naturalmente solo contro il movimento perché le donne del Pd e i dipendenti di Bellabarba su quelle scalinate possono farci cosa vogliono). Un modo brusco ma efficace per risolvere il problema delle contestazioni.
Le reazioni isteriche
Se l’opportunità o meno di manifestare sotto l’abitazione privata del Sindaco è un argomento che può avere diversi punti di vista e tutti legittimi, i comunicati delle varie forze politiche di punti di vista ce n’hanno uno solo: quello della sottomissione al Sindaco.
L’oscar della tristezza però l’ha vinto la conferenza stampa del PD con il trio Ruggeri, De Filicaia, Filippi. Non tanto per la tenacia con cui hanno difeso il loro Sindaco, che di per sé è del tutto normale, ma per gli argomenti portati. Oltre al solito ingigantimento dei fatti, come un adolescente che al ritorno dalle vacanze estive racconta agli amici le prime conquiste amorose, non potevano mancare i riferimenti ad un manovratore occulto e la consueta accusa di squadrismo. Un disco rotto riproposto già in passato quando il Sindaco prese i fischi durante lo sciopero generale (quella volta secondo il PD il manovratore occulto era Sinistra Critica), oppure ogni qualvolta qualcuno protesta in Consiglio comunale. In quest’ultimo caso non manca mai un menestrello del PD a ricordare al popolo che nella storia della città solo i fascisti si macchiarono dell’infamia di interrompere un Consiglio comunale.
Ma queste reazioni non sono altro che il sintomo di un’amministrazione comunale e di un partito di maggioranza che non sa più quali pesci prendere, con poche idee, poche risorse e del tutto staccato dal tessuto sociale: spostare l’attenzione sull’ordine pubblico è diventato ormai l’unico salvataggio in calcio d’angolo che si possono permettere quando qualcuno gli presenta problemi concreti e urgenti.
Ritardi e fallimenti ultimamente emergono quasi quotidianamente: dai ritardi dei quartieri nord e il pasticcio di via Giordano Bruno passando per i ritardi della ex caserma Lamarmora e i progetti fantasma di Cisternino 2020, la chiusura della Fortezza Nuova e l’ultimo patatrac chiamato parcheggio dell’Odeon. Solo per citarne alcuni.
Emergenza casa
In mezzo a reazioni isteriche e comunicati, nessuno ha saputo rispondere con soluzioni o contenuti politici. Che saremmo arrivati a questo punto lo sappiamo almeno da 3 anni, quando tutti erano al corrente che col passare della crisi e il progressivo esaurimento degli ammortizzatori sociali sarebbe scoppiato un serio problema di reddito per un’ampia fetta di popolazione. I morosi di oggi, cioè coloro che non ce la fanno più a pagare l’affitto, sono i figli prediletti della crisi, i cosiddetti “incolpevoli” che perdendo il lavoro perdono anche la casa. Per loro non ci sono né punteggi per le case popolari né possibilità di rientrare nel mercato degli affitti, ma solo la cosiddetta “emergenza abitativa”, termine col quale si identificano quelle strutture comuni dove una famiglia viene temporaneamente ospitata. Ma l’emergenza abitativa a Livorno è satura e i lavori alla ex caserma Lamarmora sono in ritardo. Senza considerare il fatto che i giovani al mercato degli affitti nemmeno possono accedere.
Molti di quelli che erano sotto casa del sindaco hanno trovato momentanea soluzione all’interno della Ex caserma Del Fante occupata la scorso ottobre dall’Assemblea Spazi Sociali e da cui è stata ricavata una parte abitativa che al momento dà un tetto ad oltre 20 persone fra cui 3 nuclei familiari che altrimenti sarebbero in mezzo di strada. L’occupazione e la riappropriazione di uno spazio abbandonato che il Comune non ha volontà o possibilità di riscattare gratuitamente per mettere in piedi politiche abitative si è mostrato una soluzione concreta ai problemi abitativi. Basta parlare con queste famiglie per capire come la loro partecipazione all’occupazione non è stata solo il frutto della disperazione ma piuttosto una scelta coraggiosa e una dimostrazione di dignità. Perché oggi quando si parla di sfratti non bisogna pensare a situazioni marginali o questioni da assistente sociale: si parla direttamente di crisi, di lavoro e di futuro.
Dall’occupazione di una caserma abbandonata è nato uno spazio sociale con aule studio, sale prove per la musica, sedi di associazioni di volontariato e iniziative pubbliche oltre che una soluzione diretta al problema abitativo.
Ma ciò è solo una goccia nell’oceano. Sicuramente il presidio sotto casa del Sindaco ha avuto un grosso risultato politico: l’emergenza sfratti è da 5 giorni in testa all’agenda mediatica. Speriamo che diventi presto argomento prioritario nell’agenda politica.
Repressione
In questo contesto sono uscite 22 denunce fra i partecipanti al presidio. E c’è un preciso orchestratore: Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno. Secondo voci più che attendibili che ci sono state riferite direttamente è stato lui in persona a chiedere l’intervento della Questura con mano pesante. La Questura si sarebbe fermata al reato di “manifestazione non autorizzata”, ma dopo il suo intervento ha rincarato la dose aggiungendovi ipotesi di reato ben più gravi quali “violenza privata” e “minacce”.
Il provvedimento è chiaramente assurdo. Probabilmente diranno che è solo per da re una lezione a chi s’è macchiata della grave colpa di lesa maestà.
In realtà la questione è molto più delicata. La questione repressiva sta degenerando e questo è solo l’ennesimo capitolo di una serie di assurdi attacchi di cui il Movimento è stato ultimamente vittima, probabilmente perché è l’unico soggetto che sta tentando di creare un’opposizione di piazza su temi concreti in questa città. Negli ultimi due anni il movimento studentesco e il gruppo che ha poi occupato l’ex caserma Del Fante sono stati colpiti da decine di denunce, nella quasi totalità dei casi con la volontà di reprimere a prescindere dalla reale gravità dei fatti. Ma ciò solitamente accade quando si vuole colpire politicamente un soggetto politico. Basti pensare al nuovo protagonista della Procura di Livorno, il pm Masini, riuscito nell’impresa di far processare un ragazzo per un tatuaggio e di mandare due minorenni a Firenze a farsi prendere le impronte digitali per l’affissione di adesivi goliardici in città con su scritto “Combatti il sistema” sulla grafica di una mascherina di errore di Windows. Ma queste sono solo la punta più ridicola dell’iceberg di provvedimenti che ammontano a qualche decina. La loro repressione è la risposta preventiva di chi sa che, a causa del crescente impoverimento generale, per difendersi e rendersi affidabili agli occhi dei cittadini dovrà stringersi sempre più intorno al proprio potere e alle proprie istituzioni. In tal senso, le grandi operazioni mediatiche di piazza della Repubblica sono un’altra di queste operazioni d’immagine.
E qui non c’è tanto da rivolgersi al Sindaco o al Questore, che probabilmente queste strategie le elaborano o le benedicono. Ci rivolgiamo piuttosto a quelle forze politiche che quotidianamente si fingono alternative al PD ammiccando a sinistra ma che in realtà sono sempre pronte ad assecondare sindaco e partito in ogni loro avventura.
Non ci rivolgiamo per chiedere qualcosa ma per fare chiarezza. Tutti coloro che in questi giorni si sono sbracciati per correre in soccorso di Cosimi, fra cui Sel, IdV e Cannito, o che hanno taciuto come Rifondazione, cosa pensano della situazione appena descritta? Qui non si tratta di pensarla tutti alla stessa maniera o di aderire a idee o strategie di movimento. Non sarebbe possibile e nemmeno giusto visto che si parla di soggetti diversi come natura, ruolo e obiettivi. Non si tratta neppure di pensare tutti che è giusto andare sotto casa del Sindaco a protestare. Si tratta solo di capire che la misura è colma e che il momento è talmente delicato da non ammettere tentennamenti o doppi giochi. Si tratta di esprimersi su questa assurda e gratuita repressione come unica risposta a un vuoto politico.
Come redazione pensiamo che al di là delle visioni e delle strategie politiche, questa situazione è arrivata ad un bivio. O ci rendiamo conto che c’è un problema politico e repressivo o ci si butta fra le braccia del Sindaco e del Questore in modo passivo e acritico. Da oggi chi sceglie di stare dall’altra parte non avrà più sconti: non ci saranno più gli amici, i conoscenti, i compagni o le persone stimabili. Chi sta di là, da parte nostra riceverà solo guerra. Una guerra mediatica, quella che noi possiamo fare, ma dura, determinata e senza sconti.
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