Arresti G7: Uno, Nessuno, Centomila Verità
Mercoledì 17 si svolgerà il riesame degli arresti relativi ai fatti del G7 del 2017 .
A più riprese, gli atti d’accusa sembrano frutto di un grande sforzo immaginativo. Gli imputati “parlano con altri soggetti“, “ricevono cenni di assenso dalle prime file“, “sono nelle immediate vicinanze dei facinorosi“, “precedono lo striscione“, addirittura “PRESENZIANO“! Queste impalpabili evidenze costituirebbero le prove del loro inequivocabile ruolo di dirigismo del conflitto. Non occorre esser dei periti giuristi per notare che tali deduzioni si avvicinano più alle ricostruzioni mitologiche di chi soffre di sindrome di persecuzione.
Ogni fantasia che intende realizzarsi ha bisogno di un apparato tecnico all’altezza, il quale si compone di un metodo e di strumenti materiali adeguati. Il plico, che si accompagna al dossier d’indagine, redatto dal Politecnico di Torino, in collaborazionismo stretto con la questura, è molto eloquente a tal proposito. Gli strumenti utilizzati per riconoscere “i soggetti d’interesse” ibridano tecnologie futuristiche a software del pleistocene informatico.
Sempre di più vediamo la scienza piegata e stirata a piacimento anche nelle aule dei tribunali. I giudici sono passati dall’essere i periti tra i periti a custodi di un sapere scientifico. Ma questo sapere, se costruito sul nulla può assumere molte forme. Ed è con questa apparente presa di coscienza che i consulenti del politecnico di Torino mettono le mani avanti. Prima lamentandosi della qualità delle immagini: “Le precisioni di misura sono piuttosto grossolane in particolare quelle legate agli eventi delittuosi e pertanto non permettono di arrivare a valutazioni più accurate.“. Per poi arrivare a certezze assolute parlando di “chiara compatibilità“. Ma sono i numeri e le tabelle a strapparci i sorrisi più amari. Nel passare da una tabella ad un altra i numeri cambiano significato e perdono i loro relativi margini di errore. È così che si arriva ad identificare una persona in base alla sua statura. Valore sicuramente interessante, se non fosse che con quel margine di errore possiamo includere circa il 70% della popolazione adulta di questo paese.
Ma è l’umiltà il valore più romantico degli eroi ed è così che con il cappello in mano, scesi a lato della cattedra, i professori dell’ateneo torinese salutano l’aula ammettendo, non senza un tocco di risentimento, che “la perfezione non può che essere una tendenza del lavoro dell’uomo“. Ed è con questa pomposa arroganza che la scienza assume tutte le verità possibili, essendo allo stesso tempo una, nessuna e centomila; facile strumento di tante inchieste ad orologeria.
Tutt* Liber*.
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