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Articolo 18 verso il tramonto?

Fra le citazioni freudiane di Valter Veltroni e le dichiarazioni di Monti sulla riforma del mercato del lavoro, che si farà con o senza l’accordo dei sindacati, l’articolo 18 è sulla via del tramonto.

Un oggetto l’articolo 18, che ormai ben in pochi conoscono all’interno della nuova composizione tecnica del lavoro che negli ultimi decenni è diventata prevalentemente precaria. Un oggetto che, nonostante sia sconosciuto a molti, tutti vorrebbero usufruirne se ne avessero la possibilità.

Invece di questo oggetto se ne è voluto fare l’ultimo baluardo di resistenza di un solo segmento del lavoro, per una difesa simbolica dell’identità del sindacato. Dell’articolo 18 è importato soltanto il piano puramente formale quasi calligrafico “art. 18”. Non comprendendo, o meglio, facendo finta di non capire che una resistenza per quanto grande o piccola se non allarga la sua solidarietà è destinata alla sconfitta. Figuriamoci se non spinge per allargarne la base sociale al resto dei lavoratori!

Poteva essere un perno per ripartire ed allargare a tutto il mondo del lavoro una battaglia di cui si sente il bisogno. Invece, negli anni si è lavorato per dividere e mai per ricomporre ed adesso se ne pagano i frutti.  Nel momento in cui molte crepe si sono aperte nel discorso del nemico fatto di “bene dell’azienda”, “flessibilità” non si riesce ad aprire una battaglia sul lavoro.

Anche Napolitano inizia a sentire il bisogno di dire che lui non è il presidente delle Banche, perché come abbiamo già scritto in un editoriale e come hanno dimostrato le contestazioni di ieri a Cagliari, l’incantesimo si è rotto. E Napolitano conoscendo il peso della tragedia ancora tutta da venire, cerca di cautelare la sua onorabilità.

Ieri Guido Viale su il Manifesto ha scritto “la Grecia è solo un anno più avanti di noi sulla strada disastro“. Spiegandoci come in una fase di recessione nessun economista sa come raggiungere gli obiettivi del Fiscal Compact e come nessuno si ponga il problema delle conseguenze sociali di questi obiettivi.

Ma intanto, su pensioni e contratto nazionale si è lasciato fare e adesso si avvicina l’articolo 18. Una battaglia che avrebbe dovuto guardare avanti, che doveva puntare al suo allargamento ma che invece ormai fuori tempo massimo risuonerà come probabile sconfitta o peggio ancora non risuonerà neanche! Per la felicità dei vari Ichino e Veltroni e… per la rabbia di milioni di precari e precarie che in Italia è ancora tutta da organizzare.

 

Bada Nasciufo

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