Job Act, il mondo del lavoro secondo Renzi
Sarà il nuovo che avanza o il fascino di nuove proposte ma quello che salta agli occhi sono solo vecchie proposte condite in una salsa nuova, tra cui il classico tentativo di eliminare l’articolo 18, o per lo meno mettere a segno un ulteriore passo in avanti verso la sua cancellazione.
Vediamo quali sono le proposte più significative del Job Act.
Come prima cosa prevede la cancellazione dell’articolo 18 ai neo assunti per i primi tre anni, durante i quali gli imprenditori sarebbero privati dal pagamento dei contributi che andrebbe a carico dello stato; un altro punto prevede il superamento dei numerosi contratti di lavoro per arrivare alla realizzazione di un contratto unico, così come sarebbe unico il sussidio di disoccupazione che andrebbe a sostituirsi all’attuale cassa integrazione. Sussidio che sarebbe vincolato a un corso obbligatorio di formazione.
Questi i punti più importanti che verranno sviscerati solo, a detta di Renzi, nel mese di Gennaio. Ma vediamo quelli potrebbero essere i riflessi politici e sociali se questa proposta dovesse prendere piede.
Le dichiarazioni della Cgil a nome di Landini (oramai portavoce della Cgil dopo il riallineamento della Fiom alla casa madre), non hanno chiuso a questa proposta, concentrata soprattutto sull’idea di un contratto unico che andrebbe a facilitargli il compito nella gestione del mondo del lavoro. Su questo aspetto nell’ultimo anno la Cgil attraverso i suoi giovani ha fatto diversi studi e cominciato a ragionare su ipotesi di sindacalizzare i non sindacabili, ovvero fare tessere e gestire anche il mondo del precariato. La non chiusura però non significa che la partita sia chiusa perché rimane lo spigoloso problema dell’articolo 18 che oltre al sindacato fa storcere il naso anche a una parte dello stesso Pd. E’ evidente che su questo fronte è partita la concertazione tutta interna all’asse Pd – Cgil (anche se nei giorni scorsi Renzi ha preso le distanze dalla stessa Cgil), il solito teatrino per poi uscirne più amici di prima.
Concertazione che sembra invece non necessaria con gli imprenditori, i quali, con a capo Confindustria, hanno plaudito alla nuova proposta, allettati dal fatto di fare profitto sfruttando le nuove generazioni a costi zero e con la possibilità di licenziare in qualsiasi momento. Perché è proprio questo il rischio di questa proposta. L’eliminazione delle decine di contratti per un contratto unico, ma la possibilità di assumere forza lavoro a costo zero, sfruttarla perché di fatto per tre anni con la prospettiva del posto fisso si è tenuti sotto ricatto, e licenziare per qualsiasi motivo senza incorrere in “ fastidiose” grane giudiziarie o reinserire soggetti magari non più graditi.
Questo lo scenario che il reazionario e conservatore Renzi vede per il futuro del mondo del lavoro. Una prospettiva che ancora una volta va a sposarsi con gli interessi dei padroni e non dei lavoratori.
E’ evidente che nel mondo del lavoro la controparte ha facilità a muoversi vedendo la scarsa sollevazione che questa parte della società sta avendo in questa fase. Salvo alcune eccezioni, come i facchini della logistica, le poche lotte che abbiamo potuto assistere hanno avuto carattere conservativo, guidate da confederali interessati solo a tessere e gestione di quella parte e molto abile a spegnere le lotte, preferendo in molti casi i tavoli per trattare casse integrazioni o mobilità. Le uniche vittorie, anche se indolori, le vediamo quando la lotta assume carattere autonomo da parte dei lavoratori e presenta un sindacato che si presta in toto alle decisioni dei lavoratori: logistica docet.
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