#Assemblea territoriale Ostia. Periferia che viene
“Chi lascia distruggere l’euro si assume la responsabilità del risorgere dei conflitti sul nostro continente” N. Sarkozy.
“Se cade l’euro cade l’Europa. Nessuno prenda per garantiti altri 50 anni di pace in Europa” A. Merkel
Quattro anni sono passati dall’inizio della crisi economica. Dagli Stati Uniti l’epicentro si è spostato nell’Eurozona, provocando una spirale recessiva che non sembra destinata a fermarsi. Il duo Merkel-Sarkozy discute di “exit strategy” cercando di disegnare un Europa a due velocità, arrivando a mettere in discussione la moneta unica. L’Europa è il campo di battaglia dove il capitalismo mondiale gioca la sua partita più importante. Il default dell’Italia sembra ormai dietro l’angolo.
La Goldman Sachs nel 2008 era la banca che aveva innescato la bomba speculativa. I suoi uomini sono quelli che dovrebbero salvarci: Mario Draghi (presidente BCE) ne è stato vice-presidente per l’Europa dal 2002 al 2005, Mario Monti consigliere internazionale dal 2005, mentre Lucas Papademos, nuovo premier greco, era governatore della banca centrale del suo paese quando Goldman Sachs truccò i conti della Grecia. La tecnocrazia bancaria, made in U.S.A., è al governo in Grecia e in Italia senza nessun voto democratico a legittimarla. Il dopo Berlusconi non poteva essere più amaro.
Ma non c’è solo il “protagonismo” bancario all’interno dei parlamenti. Il vento dei movimenti “occupy” negli Stati Uniti, le piazze dell’indignazione spagnola, gli scioperi conflittuali in Grecia, il secondo atto dell’insorgenze egiziane, sono alcune espressioni di quel protagonismo dal basso che apre una nuova stagione costituente nello scenario internazionale. In Italia sono le battaglie per la difesa dei beni comuni, dall’acqua fino alla resistenza della Val di Susa, a dare alcune dimostrazioni di come una rivendicazione possa diventare terreno di nuove forme d’autorganizzazione. Niente di simile al dualismo maggioranza-opposizione che caratterizza la dialettica parlamentare, ma democrazia diretta che supera la mediazione della rappresentanza.
Nei territori sentiamo da tempo l’esigenza di aprire la nostra fase costituente. Ostia, periferia di Roma, è terra dove le contradizioni del capitalismo sono evidenti per chiunque viva le sue strade. Il Welfare è in via d’estinzione, dalle scuole in rovina alla sanità in affanno. Tanti ragazzi e ragazze, nel municipio più giovane di Roma, che vivono sulla loro pelle la disoccupazione giovanile al 30%. Tanti in cassaintegrazione come i lavoratori dell’Alitalia. Tantissimi senza un lavoro, senza un reddito e senza la possibilità di uscire fuori di casa. Tantissime le famiglie in grave situazione d’emergenza abitativa. Il quadro è quello di generazioni precarie senza risposte sul proprio presente.
E’ arrivato il momento di iniziare un percoso che parli il linguaggio dell’indipendenza.
Difronte a progetti di speculazione che colpiranno il nostro territorio e le nostre vite, sentiamo il bisogno di confrontarci con tutti gli individui e le soggettività che desiderano cooperare in uno spazio autunomo. Un luogo che risponda alla teoria dei bisogni e che smascheri le menzogne della società del debito. Con la voglia di riappropriarci dei tempi della nostra vita, coscienti della barbarie possibile, ci aspettiamo un 2012 ricco di battaglie. Non sarà tumulto rivoluzionario ma neanchè il silenzio degli schiavi.
Collettivo L’Officina – Studenti medi Ostia (periferia/città/quartiere di Roma)
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