Bologna: “La violenza delle uova” e la furia del capo celerino
A margine della manifestazione degli studenti medi di Bologna di oggi, i quotidiani locali e la pagina online di Repubblica nazionale danno gran risalto allo “sfogo” del capo della celere “indignato” per il lancio di uova con cui il corteo ha sanzionato la sede elettorale di Fratelli d’Italia, colpendo anche alcuni “suoi ragazzi”. A Repubblica non è parso vero! Da giorni infatti annoiava i suoi lettori con quella che una giornalista ha definito “la violenza delle uova”. Eppure la narrazione criminalizzatrice di Repubblica non ha funzionato visto che i suoi stessi lettori, commentando il video del capo della mobile lo invitano a minimizzare o solidarizzano esplicitamente con i manifestanti. Interessante notare l’abisso che separa il sentimento dell’opinione pubblica dallo sfogo del (ben pagato) capo della mobile, e dalla narrazione di Repubblica che questa giornata di lotta non ha proprio voluto digerire. D’altronde sono pochi nell’Italia della disoccupazione, della scuola e dell’università a pezzi, dei lavoratori che si danno fuoco per protesta a simpatizzare per le rivendicazioni dei poliziotti che chiedono sempre maggiori armamenti, impunità e quattrini (solo per loro, of course!!!). Il capo dei celerini bolognesi cosa avrebbe voluto fare visto tanto sfogo?
Mancano pochi giorni alle elezioni. Tutto il sistema istituzionale e mediale si sta prodigando per curare l’immagine patinata di una società italiana tutto sommato pacificata, dove la povertà, la sofferenza diffusa dalla precarietà e dalla crisi non esiste. Ma bastano poche uova di vernice contro le banche e le sedi elettorali per sciupare i teatrini e i siparietti del sistema dei partiti, e rompere l’immagine dell’Italia serena e quieta quanto il sorriso di Fabio Fazio. Al contrario dietro quell’immagine c’è il celerino infuriato che protegge la casta politica e gli interessi di pochi, e ci sono gli studenti, i facchini, i precari, e i disoccupati che lottano contro le politiche di austerità e per una vita degna. Il paese reale è questo, e vadano come vadano le elezioni, c’è da credere che gli sfruttati, i poveri, gli esclusi e i disprezzati dalle istituzioni della crisi ben presto torneranno con maggiore forza da protagonisti per riprendersi la scena.
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