Bologna: Piano Casa e famiglie in cantina. I conti non tornano!
Anche oggi sulla sezione bolognese del quotidiano on-line di Repubblica vediamo prender spazio il tema della problematica degli alloggi, tema caldissimo anche dopo l’uscita del decreto Lupi sul piano casa, che ha scatenato in tutta Italia una violenta ondata di sgomberi di intere famiglie che sono state gettate in mezzo alla strada, fortunatamente non prede della disperazione grazie alla rete di solidarietà e lotta che i movimenti per il diritto ad abitare sono riusciti a costruire negli ultimi anni. Sicuramente questa lotta che anche a Bologna sta vedendo sempre più occupazioni di palazzine, resistenze agli sfratti e iniziative che portano sotto i riflettori la mala gestione e la speculazione che sta dietro alle politiche (o non politiche) abitative cittadine, ha incalzato sindacati e l’assessore al welfare Frascaroli ad appellarsi a proprietari come Poste Ausl e Inps richiedendo la donazione quanto meno di una parte dell’enorme patrimonio di alloggi sfitti e inutilizzati che questi detengono per poterli immettere sul mercato a canone concordato.
I dati parlano infatti di ben più di 7000 case vuote censite a Bologna, come ricorda lo sportello per la casa Social Log che ha occupato temporaneamente a inizio aprile l’’Ufficio notifiche, esecuzioni e protesti. Numeri che potrebbero tranquillamente risolvere le richieste in coda di casa popolare che al momento sono attorno alle 6000, mentre vediamo che nell’attesa più di 400 famiglie sono costrette a vivere in alloggi di fortuna, tra roulotte, baracche e cantine, le quali avevamo già scritto su InfoAut vengono spesso utilizzate da agenzie immobiliari cittadine senza scrupoli per offrire a famiglie disperate posti invivibili per di più a prezzi da strozzinaggio. Numeri che con la crisi vediamo continuano ad aumentare, e quindi le contraddizioni sempre più a ingigantirsi: triplicano in 10 anni le famiglie in alloggi di fortuna, da 112 ad appunto più di 400, aumentano le esecuzioni di sfratto da 1200 di 6 anni fa (comunque tantissime) a 1600 di quest’anno, e guarda un po’ aumentano anche le case vuote, con palazzinari che continuano a costruire alloggi inaccessibili ai più alimentando la speculazione edilizia e la devastazione del territorio.
Come si può vedere la crisi è tutt’altro che finita, e possiamo addirittura registrare nuove espressioni di una povertà crescente quando riscontriamo che anche le famiglie bolognesi legalmente residenti sono sempre di più costrette ad accontentarsi di monolocali e bilocali (aumento dal 16 al 20%) e che tantissime, più di 5000, risiedono in alloggi privi di termosifoni, spesso sostituiti da stufe che non permettono di più che un riscaldamento parziale dell’appartamento.
A differenza quindi dei rosei proclami del solare Renzi, nei territori la situazione è ancora ben lungi dall’essere risolta, ma siamo sicuri che a chi di dovere non conviene procrastinare oltre l’attuazione di misure di risoluzione dell’emergenza abitativa, sotto la spinta della lotta per la casa che anche a Bologna vediamo crescere giorno per giorno. Sorrisi, sì, questi, che fanno dimenticare la miseria di prospettive offerta dai governi, mondiali, nazionali e cittadini, e risollevano il desiderio di dignità di tanti e tante.
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