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Bologna – Roma: metropoli meticcia in sollevazione!

Era il 22 marzo 2013, primo grande sciopero generale della logistica, e i facchini, provenienti da ogni latitudine del mondo, si incontravano all’Interporto di Bologna e poi davanti ai magazzini della Coop, parlando una sola lingua insieme ai tanti solidali accorsi: la lingua del conflitto sociale e della dignità. Inizio brusco, di rottura, antagonista, come sempre succede quando gli sfruttati compiono un primo grande balzo in avanti: si organizzano e cominciano la lotta.

Nei picchetti ai cancelli dei magazzini della logistica a Bologna, come altrove, qualche mese fa, si stava facendo largo qualcosa di sorprendente che solo ora si va affermando come una tendenza politica interna ai processi possibili di ricomposizione di classe: la condizione migrante da determinazione della subalternità, si rovescia nel suo contrario e si afferma come componente antagonista di classe in lotta contro la crisi. In pochi si sono soffermati, dopo il 19 ottobre, su quanto avvenuto alla testa della sollevazione, come sempre c’è stata la rincorsa al discorso “egemonico” di chi se ne è stato sul marciapiede a guardare, pronto a scrivere le sue tre pagine word, scomodando tutti gli artifici retorici e non pochi filosofi, pur di arrivare primo nel dare un nome e un senso all’Evento… nel più totale disinteresse dei protagonisti sociali e politici di quella giornata di lotta (tanto meglio, segno che anche quel tappo può saltare!).

Eppure da dentro la sollevazione mentre il corteo si muoveva da Piazza San Giovanni verso l’assedio cresceva tra le prima fila il grande balzo politico che aveva mosso i primi passi a Bologna pochi mesi prima: i migranti erano Gli Occupanti di Case, che insieme ai proletari nativi, si stringevano in cordone e difendevano l’iniziativa di massa che puntava su Porta Pia dalle provocazioni e dalle aggressioni di fascisti e polizia. Da quell’altezza della sollevazione si poteva scorgere la metropoli meticcia e antagonista pronta all’assedio dell’austerità, con le sue stratificazioni generazionali e determinazioni di genere, con i suoi idiomi e i suoi comportamenti multiformi, con il suo farsi largo mai prevedibile e sempre spiazzante le ritualità dell’esserci in piazza. Come si era giunti al balzo meticcio della sollevazione? Non per caso e per spontaneità! Ma con alle spalle mesi, se non anni, di duro lavoro militante tra ipotesi di organizzazione e forme di soddisfazione di bisogni sociali repressi e umiliati dai regimi della crisi, che si sono incontrate in un processo collettivo praticato con l’umiltà di chi mastica asfalto e polvere ai picchetti della logistica e delle occupazione delle case insieme ai poveri e alle povere, con l’unico scopo di mettere la parola fine a questa storia infame. Chi vive lì la propria militanza sa bene che non si può più essere argini della mediazione simulatrice e simbolica, o cantori del mesto e carezzevole paternalismo, pena l’essere travolti dalla propria stessa gente. La preoccupazione oggi deve essere mantenere e sviluppare uno spazio ampio e antagonista dove la nostra metropoli meticcia e conflittuale possa esprimersi, sia al centro di Roma come nella periferia industriale di Bologna e delle altre città. Quanto accaduto a Roma il 31 ottobre non può che essere la direzione giusta che ha preso la continuità di iniziativa dopo la sollevazione del 19 ottobre: a spingere in avanti c’era la stessa piazza, politica e sociale, di Porta Pia, con la tuta celeste dell’Adidas del ragazzino di chissà quale occupazione di casa, e il velo rosa sul capo della signora stretta in cordone ad un passo dai carabinieri, c’era la maglietta di Totti e la maschera di V, c’erano gli slogan arrabbiati e slangati in tutti gli accenti del mondo… c’erano le stesse mani a spingere in avanti, o che si arrampicavano sui defender. Questa istantanea del conflitto sociale che sta emergendo sicuro di sé e determinato ci parla anche dell’assalto alla Bossi-Fini: la minaccia del permesso di soggiorno scivola via sui corpi della sollevazione, e chi la paventa viene guardato con il disprezzo di chi un tempo potente ora non può fare altro che minacciare a vuoto (proprio come il questore di Bologna che ha promesso 180 denunce contro i facchini in lotta!). Tra i facchini di Bologna e gli occupanti di case di Roma si conosce bene il prezzo delle lotte (a differenza di chi ne parla ai lati!), e il rischio da affrontare per conquistarsi dignità, reddito e un tetto. E’ una vita che si corre questo rischio!

In pochi se ne sono accorti, ma anche un certo antirazzismo in lotta contro la Bossi-Fini praticato nel mix paternalistico di morale alla Concita De Gregorio e con la sociologia di Fabio Fazio, non regge più dopo il #19O, e salta come un tappo, incalzato dalle lotte contro lo sfruttamento e per la dignità! E’ finito il tempo dei cartelli al collo con scritto “basta Bossi-Fini!”, non c’è più spazio dei cartelli al collo, che affermano la condizione di subalternità tra i cordoni della metropoli meticcia e antagonista, perché passo dopo passo la subalternità si sta rovesciando in potenza collettiva, in appartenenza politica di classe. Ed è su questo rovesciamento che bisogno stare e di cui bisogna prendersi cura!

Ai giovani proletari della periferia bolognese che con i loro comportamenti ambivalenti si sono ribellati al disprezzo aggressivo dei loro ricchi coetanei difendendosi a mani nude dalle loro lame, chi metterà il cartello al collo? Durante uno sciopero degli operai della logistica, proprio ora che la lotta più dura è iniziata davvero, chi porterà il cartello? Agli uomini e alle donne degne della prima fila della sollevazione romana chi si azzarderà a biasimarli perché indifferenti alla minacce questurine? Diciamocelo: il tempo dell’amministrazione umanitaria della Bossi-Fini è finito!

Oggi con coraggio e determinazione dobbiamo dare continuità alla spinta delle metropoli meticcia e ribelle del #31O nei nostri territori e aprire spazi antagonisti, dove la straordinaria logistica delle lotte che ha preso corpo con la prima sollevazione possa potenziarsi di partecipazione e iniziativa. Un grande balzo è stato compiuto adesso ai movimenti la sfida di compiere il prossimo!

Laboratorio Crash!

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