Cagliari. Operai Alcoa contestano Bersani
Bersani affrontava oggi nell’Isola quattro tappe del suo tour per le primarie. In mattinata a Sassari poi a Olbia e a Macomer, cuore del Marghine nella Sardegna centrale, e infine a Cagliari. Il segretario PD ha, a più riprese, sponsorizzato il progetto Chimica Verde per il rilancio del polo petrolchimico di Porto Torres, ennesimo caso di sfruttamento di una terra utilizzata al meglio come discarica: l’ENI punta a realizzare una centrale a biomasse, ma come specifica il dott. Vincenzo Migaleddu (associazione medici per l’ambiente), “Enipower, usa la chimica detta “verde” come cavallo di troia per conquistare un suo spazio in Sardegna nella produzione di energia a prezzi incentivati da “biomasse”. Termine, questo, ambiguo in Italia, dove anche i copertoni sembrerebbero poter avere origine vegetale: motivo per cui l’Europa ci tiene sotto infrazione, sanzionandoci. Eni sembra volere in questo modo evitare i costi della bonifica nel sito industriale, il cui inquinamento ormai non è più delimitato alla falda, ma sconfina oltre il perimetro industriale“.
Si tratta dell’ennesima conferma dell’autoreferenzialità e dell’isolamento di una politica direttamente nemica dei bisogni dei territori.
La contestazione di questa sera davanti al teatro Massimo di Cagliari, in una città per metà militarizzata e paralizzata nella sua viabilità, aggredisce questa distanza per disfarsene, per cacciare via i pifferai che pretondono di strappare consensi facendo schierare la celere contro chi, oltre le parole, mostra con i propri corpi la dimensione sociale della crisi, fatta di territori desertificati e impoverimento. Bersani, fischiato, è costretto a entrare da un’entrata secondaria del teatro Massimo, di nascosto. Fuori gli operai si sfogano con i loro conterranei, in fila per un posto in platea, ma bloccati anche loro dalla polizia: un attempato elettorato piddino che, scontrandosi con la realtà, s’imbarazza, prova a mettere la testa sotto la sabbia o non capisce.
Ancora una volta chi vorrebbe parlare per tutti scappa. Resta la necessità di ripartire dalle persone, dalla scelta di iniziare a rifiutare chi usa le nostre vite, l’appello minimo degli operai è questo: non votiamoli più.
La disaffezione nei confronti di un’intera rappresentanza politica senza distinzioni si traduce in un atto di accusa collettivo verso chi fa della vita delle persone un terreno di conquista per i profitti di pochi. Allo stesso tempo il vuoto creatosi, riempito fin’ora solo da quel lamentoso “ci hanno lasciati soli” troppe volte sentito in Sardegna, attende di essere colmato dalla volontà di riscatto di tutti.
“La lotta dell’Alcoa ormai è finita” ci confida Michele, operaio. “Dopo gli scontri di Carbonia questa è diventata una lotta di tutti”.
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