Centri Sociali al fianco dei “forconi” in lotta! Breve rassegna stampa.
Centri Sociali al fianco dei “forconi” in lotta!
Oggi per tutta la giornata una trentina di compagni/e dei centri sociali palermitani Anomalia e Laboratorio Arrigoni hanno partecipato e sostenuto il presidio del Movimento dei Forconi e degli autotrasportatori, svoltosi all’altezza di via oreto – rotonda di via regione siciliana – imbocco dell’autostrada, dove i manifestanti circa centocinquanta, hanno piu’ volte attuato dei blocchi stradali a singhiozzo mandando in tilt l’intero traffico in entrata e in uscita da Palermo.
La protesta popolare che si sta diffondendo in Sicilia come tutte le proteste di questo tipo sono complesse, di massa e contradditorie, ma di sicuro parlano il linguaggio della lotta contro la globalizzazione, contro equitalia e lo strozzinaggio legalizzato che sta mettendo in miseria larghe fasce della societa’ siciliana , contro la casta politica di destra e di sinistra che sta mettendo in ginocchio i lavoratori e le loro famiglie , contro l’aumento dei prezzi della benzina . Soprattutto il movimento dei forconi quello che richiede lo vuole conquistare con la lotta. Blocchi stradali, fermo di tutti i tir che entrano ed escono dalla citta’, e momenti di propaganda contro i governi regionale e nazionale che incontrano a differenza di cio’ che dicono i media ufficiali la gran simpatia della popolazione.
Serve un po’ di chiarezza su alcuni punti, secondo noi, determinanti.
Tante critiche sono state fatte ai soggetti promotori di queste manifestazioni.
Una di queste è che sarebbero gestiti e organizzati in maniera strumentale da alcuni personaggi vicini al partito di Lombardo (Mpa). Senza voler fare del becero moralismo o inviti alla comprensione pietistica rispondiamo col potere dei dati empirici e non della retorica: chi ascolta i soggetti protagonisti dei blocchi e delle manifestazioni a cui stiamo assistendo; chi legge i loro cartelli e volantini; chi incrocia i loro megafoni sa quanto peso abbia nei loro linguaggi la competa sfiducia verso tutta la classe politica (tutta!). Se poi a parlare per loro sono stati anche quel politicante dell’Mpa o quell’altro di Forza sud non ci stupisce più di quando assistevamo alle becere vetrine costruite attorno a presunti portavoce di altri movimenti (gli studenti in primis) che altro non erano che la “cattura partitica” di lotte e vertenze. Eppure, anche in questi anni di lotte studentesche e universitarie, qualcuno si costruiva legittimità per provare successivamente a vendere i movimenti al partito di “sinistra” o al sindacato di “sinistra”.Questo ci ha mai impedito di stare dentro tali movimenti? Di provare a portare in essi i contenuti di una lotta antisistemica e autonoma? Quante volte dietro battaglie (in molti casi figlie dello stesso qualunquismo che ora si imputa ad altri) in difesa di “cultura e formazione” abbiamo dovuto convivere con le più fantasiose manovre elettoralistiche senza mai perdere di vista ciò che più ci interessa – soggetto, pratiche, linguaggi – ? Per fortuna abbiamo avuto ragione.
Una risposta veemente va data a chi agita lo spauracchio “fascista” a proposito delle lotte in questione. Il fatto che in alcuni contesti venga dato spazio a certe forze di estrema destra – crediamo sia “biologico”, nella origini di questi movimenti, che venga ricercato supporto in chiunque lo conceda – non è forse più significativa la colpa di chi, non riconoscendo tutto quello cui abbiamo già accennato, rimanendo distante dalla materialita’ dei rapporti sociali, lascia spazio di agibilità a costoro che, ovviamente (e dove sta la novità?), cercano di agire questo spazio attraverso il loro sporco populismo? Non è forse il solito esercizio retorico di “sinistre da salotto” in attesa di momenti messianici già pronti e confezionati e mai pronta a “sporcarsi le mani” in dinamiche che vanno irradiate di contenuti, non certo tenute a distanza…eppure tanti di questi “manifestanti”erano venuti a bussare alle porte dei nostri centri sociali e delle sedi della sinistra “radicale”: sono fascisti? Non crediamo!
Noi, militanti di centri sociali e di spazi occupati dellla citta’ di Palermo, sosterremo la lotta di “forconi” e autotrasportatori perchè frutto di una giusta battaglia e perchè ricca di positive e “incompatibili” energie; per questo, come sempre, saremo al fianco di chi lotta contro la crisi e questo intollerabile sistema.
Studentato Autogestito Anomalia
Laboratorio Vittorio Arrigoni
I Forconi siciliani sono l’emblema di un mondo che cambia
Marco Cedolin
Non so quanta “fortuna” avrà la protesta dei Forconi che sta paralizzando la Sicilia, così come non conosco le prospettive di una movimentazione che sembra manifestarsi (per la prima volta in Italia) realmente trasversale, abiurando i partiti e tentando di mettere nel cassetto le divisioni settarie fra “rossi e neri” che da sempre minano alla radice qualsiasi battaglia in questo disgraziato paese, conducendola ogni volta sul binario morto della diffidenza e dei distinguo.
Ma la protesta dei Forconi mi piace, non solamente perché da l’impressione di un movimento di popolo che si ritrova nella difesa del proprio futuro e sputa in faccia alle differenze, ma anche perché rompe profondamente con un passato fatto di manifestazioni in piazza con le varie bandierine di partito……
tutti lì, a discutere quale striscione debba sfilare prima dell’altro, in base a gerarchie decise la notte prima durante concitate riunioni fra i vari gruppi, partiti e partitucoli. Tutti lì a marciare in fila come pecore belanti, per fare folklore e difendere una causa (quale essa sia) che sistematicamente resterà inascoltata. E poi tutti a casa, compiaciuti per una reazione, ahimè immaginifica, dopo non aver ottenuto alcun risultato che prescinda dalla costruzione della carriera politica di qualche leader rampante in cerca di gloria.
Un passato fatto di banchetti, finalizzati alle firme per un referendum che non verrà mai realizzato e anche se arrivasse fino alle urne non cambierebbe assolutamente nulla.
Un passato fatto di volantinaggi nei mercati e nei centri cittadini, come tanti Don Chisciotte, impegnati nel tentativo di alfabetizzare l’un per cento dell’opinione pubblica teledipendente, mentre il restante 99% si divide fra chi passa oltre infastidito e chi ha ormai realizzato che non serve a nulla.
Un passato di coreografie, colorate del colore dei partiti, utili solo all’autocompiacimento, che non hanno mai spostato di una virgola le decisioni di chi gestisce il potere, ma hanno sempre indotto i cittadini a sostare su un binario morto, in attesa non si comprende di che e in ossequio al politicamente corretto.
La protesta dei Forconi, caso più unico che raro, esce da questa logica consolidata, cogliendo l’unico vero senso di una protesta, consistente nell’ottenere qualcosa di concreto. E comprende che per ottenerlo non bastano girotondi e marcette folkloristiche, occorre detrminare disagi, tentare di paralizzare il paese e creare un problema politico che costringa il governo a tornare sui propri passi.
Probabilmente i Forconi siciliani non riusciranno ad ottenere tutto ciò, magari cadranno rovinosamente a terra, ammazzati dalle calunnie e dal discredito che i “dipendenti” dei partiti e partitucoli già stanno riversando loro addosso in quantità industriale, o magari riusciranno, nonostante il fango a far sentire a lungo la propria voce, come gli auguro di cuore.
Una cosa però è certa, i Forconi hanno tracciato una via diversa e praticabile, che mette in luce tutta l’ipocrita messinscena che ha menato per il naso fino ad oggi chi voleva protestare con tanta buona fede e altrettanta buona volontà. A questo punto si tratta solo di percorrerla.
IL MOVIMENTO DEI FORCONI È IL RISCATTO DEL SUD
di Pino Aprile.
Li ho incontrati alla scuola di politica di Filaga sui monti Sicani. Mi dissero: siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader. Ed io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare! Non rivogliono il Regno delle due Sicilie ma sono stanchi di essere depredati e di recitare il ruolo di “Bancomat d’Italia”
In Sicilia il Movimento dei Forconi blocca la regione. I giornali ignorano il fatto. E c’è chi ipotizza strani legami politici dietro queste proteste. Lei cosa ne pensa?
Ogni volta che il Sud protesta, e vi assicuro che ha tonnellate di ragioni per farlo, si trova sempre qualche motivo per infamare le ragioni della protesta. Io a questo movimento ho dedicato un capitolo del mio ultimo libro “Giù al sud”, quando non ne parlava nessuno. Li avevo incontrati alla scuola di politica di Filaga sui monti Sicani, creata da padre Ennio Pintacuda, e avevo scoperto un mondo di cui l’Italia non sa nulla, perché se il Sud non è mafia, non è camorra, non è notizia.
Mi raccontarono che in 3 anni, su 200 mila aziende agricole, 50 mila erano state sequestrate, messe all’asta; mi raccontarono di gente che da generazioni coltivava quelle terre, che era scomparsa dall’oggi al domani in silenzio per pudore…tragedie vissute nel silenzio, all’interno delle famiglie.
Qualcuno mi si avvicinò e mi disse: noi siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader e io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare!
Questo è emblematico del grado di disperazione di questa gente.
Il Regno delle due Sicilie era ricchissimo. Poi l’impoverimento, la fuga del Sud. Un’emigrazione che continua anche oggi. Perché?
Ci sono almeno tre argomenti enormi nella sua domanda. Il primo, è l’impoverimento del Sud, un territorio che è esistito per oltre 700 anni con quei confini, con quella gente, e che il Regno delle due Sicilie ereditò e poi gestì per 127 anni. Per chi voglia fare dei paragoni, 127 anni è più di quanto è durato il Regno d’Italia, 85 per i Savoia, è più di quanto è durata la Repubblica italiana, è quasi quanto sono durati il Regno d’Italia e la Repubblica italiana messi insieme. Quella era una dinastia divenuta autoctona, perché creò le prime aree industriali in Italia: basta andarsi a leggere i documenti de “L’ Invenzione del mezzogiorno” scritto da Nicola Zitara, e anche tanti altri libri.
L’invasione del sud con annessione comportò la distruzione dell’economia del Sud, la chiusura dei più grandi stabilimenti siderurgici d’Italia che erano in Calabria, l’eccidio, con sparatorie, delle maestranze che volevano impedirlo, la devastazione delle più grandi e efficienti officine meccaniche d’Italia che erano nel napoletano, l’asportazione dei lingotti d’oro, della ricchezza del Regno delle due Sicilie. Tutto questo comportò una ventina d’anni dopo, oltre alla reazione armata di quelli che furono chiamati briganti, che agivano per difendere il proprio paese, l’abbandono della propria terra da parte dei meridionali, un fatto questo che non era mai accaduto in decine di millenni. L’emigrazione dal sud, secondo varie stime, ha portato via 20/25 milioni di meridionali in 90 anni.
Rispetto al passato oggi è cambiato poco o nulla. Un esempio? Il Comitato interministeriale di programmazione economica divide le quote da sbloccare, che spesso sono soldi destinati al sud, per 200 quote e destina 199 quote al nord e una al sud. Con Monti le quote, anche perché i soldi sono diminuiti, sono state circa 40, di cui 39 al nord e una al sud e in tutto il programma di Monti non c’è una parola per il sud. E poi ci si meraviglia delle proteste? I cittadini del Sud vogliono solo rispetto, attenzione ed essere considerati alla pari degli altri cittadini di questo paese.
Del movimento dei forconi fanno parte anche i pastori sardi, guidati da Felice Floris. Ricordo che quando ci furono 100 mila forme di parmigiano invendute, l’allora governo a trazione leghista le fece acquistare con i soldi destinati al mezzogiorno; quando ci fu il pecorino invenduto per i sardi, l’allora governo mandò la polizia a spaccare le teste dei sardi a randellate in Sardegna, e quando i sardi presero il traghetto per andare a Roma, li aspettarono sul molo a Civitavecchia a spaccargli le teste preventivamente, prima ancora che arrivassero nella Capitale a manifestare.
I soldi che hanno usano per il parmigiano erano stati stanziati per il sud! Poi ci si meraviglia se la gente si organizza…In Sicilia il movimento dei forconi ha cominciato a protestare dopo l’ennesimo suicidio di un signore che si è lanciato dalla sua terrazza con una corda legata al collo.
E’ ipotizzabile che la crisi economia spazzi via l’Italia e riporti ad assetti pre-unitari?
Queste sono sciocchezze che tendono a nascondere la serietà e la profondità delle argomentazioni per cui il sud protesta.
Dal Meridione sono andati via negli ultimi 10 anni 700 mila giovani laureati. In qualsiasi paese qualunque governo di destra o di sinistra si sarebbe occupato di questo problema. La verità è che nessuno lo vuole risolvere, perché questo è un affare per una parte del paese. Solo per far studiare i suoi figli e poi regalarli al nord, il sud spende circa 3 miliardi di Euro all’anno. Come dimostrano gli studi fatti sull’argomento, formare un laureato costa dalle scuole materne alla laurea 300 mila Euro, ma per quelli fuori sede la cifra aumenta di circa 100 mila. 23 mila studenti meridionali ogni anno si spostano al nord, fate voi i conti.
Una laurea dura in genere, sono calcoli de “Il Sole 24 ore” circa 7 anni, moltiplicate per 7 e avrete il salasso del sud a favore del nord per regalargli una classe dirigente a proprie spese. Questo solo per l’istruzione. Poi pensiamo ai trasporti: sono stati cancellati da un improponibile, impresentabile amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato tutti, ma proprio tutti,
i treni diretti sud – nord, il paese è stato spezzato in due nell’anno del 150° anniversario della cosiddetta unità. E ancora, il 90% degli aerei che partono dal sud deve pagare pedaggio a Malpensa, solo per far vivere un aeroporto che non doveva esistere. Per andare da Palermo a Tunisi bisogna prendere l’aereo per Malpensa e poi da Malpensa andare a Tunisi. Dovrà finire questa porcheria!
Un ultimo aneddoto, che ho raccontato nel mio libro “Terroni”: alcuni miei amici di Bari per andare a Milano si vedevano costretti a pagare all’Alitalia un biglietto più costoso del Bari -New York. Allora, per risparmiare, compravano il biglietto per New York, arrivavano a Malpensa, scendevano, strappavano il biglietto e andavano a Milano! Il sud è il Bancomat d’Italia, continuamente insultato con l’epiteto di “ladro”. In realtà, è l’unico caso al mondo nella storia dell’umanità di un ladro che più ruba e più si impoverisce, di un derubato che più viene derubato e più si arricchisce. Ci sarà qualcosa di strano?
Mi raccontarono che in 3 anni, su 200 mila aziende agricole, 50 mila erano state sequestrate, messe all’asta; mi raccontarono di gente che da generazioni coltivava quelle terre, che era scomparsa dall’oggi al domani in silenzio per pudore…tragedie vissute nel silenzio, all’interno delle famiglie.
Qualcuno mi si avvicinò e mi disse: noi siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader e io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare!
Questo è emblematico del grado di disperazione di questa gente.
L’invasione del sud con annessione comportò la distruzione dell’economia del Sud, la chiusura dei più grandi stabilimenti siderurgici d’Italia che erano in Calabria, l’eccidio, con sparatorie, delle maestranze che volevano impedirlo, la devastazione delle più grandi e efficienti officine meccaniche d’Italia che erano nel napoletano, l’asportazione dei lingotti d’oro, della ricchezza del Regno delle due Sicilie. Tutto questo comportò una ventina d’anni dopo, oltre alla reazione armata di quelli che furono chiamati briganti, che agivano per difendere il proprio paese, l’abbandono della propria terra da parte dei meridionali, un fatto questo che non era mai accaduto in decine di millenni. L’emigrazione dal sud, secondo varie stime, ha portato via 20/25 milioni di meridionali in 90 anni.
Rispetto al passato oggi è cambiato poco o nulla. Un esempio? Il Comitato interministeriale di programmazione economica divide le quote da sbloccare, che spesso sono soldi destinati al sud, per 200 quote e destina 199 quote al nord e una al sud. Con Monti le quote, anche perché i soldi sono diminuiti, sono state circa 40, di cui 39 al nord e una al sud e in tutto il programma di Monti non c’è una parola per il sud. E poi ci si meraviglia delle proteste? I cittadini del Sud vogliono solo rispetto, attenzione ed essere considerati alla pari degli altri cittadini di questo paese.
Dal Meridione sono andati via negli ultimi 10 anni 700 mila giovani laureati. In qualsiasi paese qualunque governo di destra o di sinistra si sarebbe occupato di questo problema. La verità è che nessuno lo vuole risolvere, perché questo è un affare per una parte del paese. Solo per far studiare i suoi figli e poi regalarli al nord, il sud spende circa 3 miliardi di Euro all’anno. Come dimostrano gli studi fatti sull’argomento, formare un laureato costa dalle scuole materne alla laurea 300 mila Euro, ma per quelli fuori sede la cifra aumenta di circa 100 mila. 23 mila studenti meridionali ogni anno si spostano al nord, fate voi i conti.
Una laurea dura in genere, sono calcoli de “Il Sole 24 ore” circa 7 anni, moltiplicate per 7 e avrete il salasso del sud a favore del nord per regalargli una classe dirigente a proprie spese. Questo solo per l’istruzione. Poi pensiamo ai trasporti: sono stati cancellati da un improponibile, impresentabile amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato tutti, ma proprio tutti,
Comunisti e forconi
Da piemonte.indymedia.org
La sinistra che legge il Manifesto e Liberazione è critica verso il movimento dei forconi che sta scuotendo dalle fondamenta la Sicilia. Le organizzazioni sindacali dei lavoratori a cominciare dalla mia CGIL esprimono giudizi negativi e dubbi dietrologici sul cui prodest del movimento che accomuna contadini operai disoccupati autotrasportatori.
Insomma il mondo ufficiale della politica e del sindacato prende le distanze e, con la puzza sotto il naso, condanna. A mio parere commette un errore che non sarà perdonato perchè sta producendo strappi ed amarezza. C’è amarezza in coloro che sono costretti ad usare l’auto o il camion per raggiungere il lavoro o per spostarsi o per vendere i propri prodotti. Una cosa è l’impatto del prezzo della benzina a Vigevano altra e ben diversa cosa è a Ragusa. I prodotti agricoli siciliani si debbono spostare per centinaia e centinaia di chilometri per raggiungere i mercati ed i costi sono diventati insopportabili. Inoltre, come diceva oggi un contadino per la prima volta intervistato dalla TV fellona e disonesta che soltanto oggi comincia a dare conto della agitazione, i prezzi dei prodotti agricoli sono inferiori a quelli di trenta anni fa. Gli oligopoli delle catene di distribuzione spremono fino all’osso i produttori e li condannano alla fame. Molti hanno l’alternativa o il suicidio o la rivolta. E’ una caratteristica dell’agricoltura odierna controllata dalle multinazionali spingere i contadini, i coltivatori diretti al suicidio come avviene in India e altrove. Il mercato globalizzato senza regole è dominato dalle multinazionali che impongono la loro legge senza alcuna pietà per nessuno.
Qualcuno si lamenta che il movimento dei forconi è controllato o ispirato dalla destra. In politica e nella società i vuoti non restano tali a lungo. Se la “sinistra” diventa liberista, perbenista, educata, collaborativa con il potere la società non sta ad aspettarla che finalmente si accorga dei problemi che vengono a maturazione. Ora esprimere giudizi sprezzanti ideologici e salottieri sul movimento non farà bene a nessuno. La Sicilia tagliata fuori da Moretti dal sistema ferroviario nazionale ed europeo ed ora oppressa da un prezzo enorme, patologico dei carburanti non si lascerà morire di fame e di inedia. Quello che accade oggi è il prologo di una stagione di grandi e pericolose agitazioni che, in assenza di forze politiche in grado di capire e di guidare, rischiano di avere sbocchi assai gravi. L’agitazione di oggi segna anche il fallimento dell’Autonomia Siciliana diventata un Palazzo
di ingordi sazi e privilegiati oligarchi tutti con il grado equipollente a quello di senatori della Repubblica. La regione è un buco nero, una terribile idrovora delle risorse a vantaggio di una casta di privilegiati. La Regione è un fallimento prima che politico morale e se non esistesse sarebbe meglio per tutti.
Pietro Ancona
già segretario regionale della CGIL siciliana
Sicilia paralizzata da giorni, movimento dei forconi, parla il leader Mariano Ferro
Da diversi giorni, nel silenzio dei media ufficiali (che pian piano lo stanno scoprendo), si è sviluppato il movimento dei forconi in Sicilia. Che prova ad estendersi anche in Calabria. Un movimento composito, tutto da capire, nel quale non mancano infiltrazioni di Forza Nuova ma anche reali espressioni di protesta popolare. Ritorneremo in modo analitico su questo tema. Intanto proponiamo l’intervista a Mariano Ferro, riconosciuto leader di questa fase del movimento dei forconi. (red) 19 gennaio 2012
Il blocco della Sicilia da parte del Movimento dei Forconi spiegato dal leader Mariano Ferro: “Siamo le vittime del sistema che stanno morendo e che si vogliono svegliare e che non vogliono morire né di depressione e nemmeno vogliono suicidarsi” dice Ferro, in tempi non sospetti. E alla fine “l’incontro voglio farlo col ministro Passera a San Gregorio”, conclude Ferro alla vigilia del blocco.
L’avevano promesso e l’hanno fatto. Il Movimento dei Forconi è riuscito ad effettuare il “blocco della Sicilia” (che si sta estendendo anche in Calabria in queste ore) e non solo “a parole” come notano già molti sui social network. Alcuni infatti sulla rete osservano quanto la differenza tra Forconi e “indignados” nostrani sia inversamente proporzionale alla loro “popolarità” in rete. Mantre per gli “indignados” la rete ed i mezzi di informazione mainstream si sono mossi con entusiasmo (ma i “fatti” non ci sono stati), per i Forconi web e stampa mainstream tacciono, ma i “fatti” ci sono eccome. Naturale quindi, per chi discute sulla rete, sostenere che i veri “indignados” siano proprio i Forconi, e che sui libri di storia, per descrivere la “primavera italiana”, si faranno i loro nomi. Certo è che il fatto che i grandi mezzi di informazione non si occupino del Movimento dei Forconi contribuisce alla confusione sulla vicenda siciliana.
Il blackout di informazioni del “fermo” in Sicilia, non solo è uno scandalo, potrebbe osservare qualcuno, ma anche una cartina di tornasole della “sclerosi culturale” e ” sindrome bipolare” di cui il Paese è malato, dove se non “sei comunista sei per forza fascista”, e dove se le proteste non sono “sistemiche” vengono subito rifiutate dagli “organismi” (in primis di stampa) e soprattutto mai riconosciute come tali, anche se sono eclatanti come questa. Capire le “ragioni” politiche del Movimento dei Forconi, complice la disinformazione, può essere quindi difficilissimo, ma anche molto semplice, quasi istintivo, al tempo stesso. Chi è povero, escluso, insoddisfatto, senza prospettive, speranza, lavoro, futuro, capirà al volo il “perché” dei Forconi. Gli altri, almeno quelli di “buona volontà”, dovranno forse, per capire, informarsi e leggere, perché anche chi può permettersi di prendere un caffé al bar tutti i giorni, comprare un quotidiano, andare a mangiare la pizza regolarmente, avere la casa calda e viaggiare in auto pagando i parcheggi con la “targa giusta”, forse potrebbe stentare a comprendere le ragioni della protesta.
Il nostro blog, uno dei primi ad occuparsi di questo Movimento (parliamo del maggio scorso) anche per la sua “alleanza” con il Movimento dei Pastori Sardi, ha ad esempio pubblicato ieri quello che potrebbe essere il “manfesto politico” dei Forconi (qui http://is.gd/xoMYHB) e che spiega bene la “raison d’être” del Movimento. Sempre per una migliore comprensione della vicenda siciliana e per capire le ragioni di migliaia di cittadini che in piazza chiedono un futuro migliore, segnaliamo oggi un video che può contribure a farsi un’idea del “programma” di questi cinque giorni di “rivoluzione” siciliana. Si tratta di un video su Youtube pubblicato da “Miikjj” (http://is.gd/wGi07J), caricato su Youtube l’11 Gennaio 2012, che mosta uno degli ultimi incontri dei Forconi in preparazione della “rivoluzione” del 16 gennaio.
Il blocco della Sicilia e il suo programma di massima, è preannunciato, in modo molto netto e chiaro nel video, dal leader del Movimento dei Forconi Mariano Ferro. Riportiamo alcuni periodi emblematici. Mariano Ferro prende la parola e dice:
“Amici miei per chi non l’avesse capito io voglio rimarcarlo, quello che stiamo per andare a fare dal 16 al 20, però mettetelo bene nella testa perché deve entrarci (…) non è uno sciopero, non è una manifestazione. Amici miei, se siete convinti che andiamo a fare una manifestazione o uno sciopero (…) perché avviseremo tutti, creeremo caos e poi ce ne andiamo a casa perché ci hanno dato qualcosa, chi la sta pensando così può anche uscire e andarsene via”. Il leader del Movimento dei Forconi continua a descrivere i giorni che verranno con una sintesi ed una chiarezza invidiabile: “Il 16 inizia la rivoluzione in Sicilia (…) vi ricorderete di questa data amici miei (…) c’è la voglia (…) di dire a questa regione e a questo Stato (…) che non non ce la facciamo più. Basta! perché ormai abbiamo superato i limiti”.
Ai molti che oggi, dalle colonne dei grandi giornali “cadono dal pero” sulle mosse del Movimento dei Forconi, Mariano Ferro spiegava per filo e per segno in che cosa la “rivoluzione” sarebbe consistita: “Guardate, ve lo dico, perché sta accadendo anche questo, le questure stanno chiamando dappertutto, e ci chiedono quello che faremo. Stiamo dicendo a tutti che faremo volantinaggio, faremo presidi davanti a tutti i porti della Sicilia, faremo presidi davanti ai caselli di San Gregorio, di Milazzo, nella Catania Siracusa, nella Catania Gela, nella Palermo Agrigento, nell’Agrigento Caltanissetta, nelle raffinerie, tutte le raffinerie. Nessuno ci sta dicendo, state attenti. Io lo dico a tutti anche stasera, visto che c’è l’assemblea di tutti, è l’occasione per dirlo ed è l’occasione giusta, noi faremo la manifestazione giocando a carte, questa rivoluzione la faremo giocando a carte. C’è Niscemi pronta con un camion di legna e 5mila carciofi da arrostire”.
Il leader del Movimento dei Forconi quindi assicura che “la rivoluzione in Sicilia è intanto culturale (…) perché se siamo convinti ancora che qualcuno ci deve risolvere i problemi siamo fuori strada, quelli che sono qua dentro si devono convincere che ormai non ci sono sindacati, associazioni, politica, Confartigianato, Confagricoltura, devono andare tutti quanti a cagare”. E non mancano le prese di distanza da ogni ‘indirizzo politico’, dice Ferro: “noi non siamo di sinistra, di centro, di niente, non siamo niente, siamo le vittime del sistema che stanno morendo e che si vogliono svegliare e che non vogliono morire né di depressione e nemmeno vogliono suicidarsi”. E le “previsioni” per la fine della manifestazione, che vedono chiaramente il suo successo, porta Mariano Ferro a parlare come vero ‘capo popolo’: “Vi dico una cosa: ci dicono che ci chiameranno per andare a Roma, guardate, dipende tutto da quello che c’è sulle strade, io vi dico che l’incontro voglio farlo col ministro Passera a San Gregorio. Ancora non ha capito nessuno che cosa sta accadendo in Sicilia, però dipende da tutti noi”.
Filomena Darelli
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