
Le grandi opere, ovvero i giocattoli di Salvini
Non lo chiamavano “Trinità” ma “bimbominkia” e anche “cialtrone” e “incapace”.
di Giovanni Vighetti, da Volere la Luna
Questi gli appellativi rivolti all’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non dai banchi dell’opposizione ma dalle chat dei suoi alleati di Governo. Definire Matteo Salvini come “bimbominkia” è ingeneroso e ingrato da parte dei Fratelli d’Italia perché in questi anni il ministro ha fatto di tutto e di più per spostare a destra l’elettorato della Lega fino al punto in cui questo ha fatto, in gran parte, il salto proprio verso il partito di Meloni. Molti ex leghisti alla brutta copia della destra hanno preferito l’originale. «Mai al governo con la porcilaia fascista», affermava a suo tempo Umberto Bossi e continuava: «Noi della Lega siamo la continuazione dei partigiani che hanno combattuto per la libertà: la Lega non farà mai un accordo politico con i fascisti, o come cavolo si chiamano adesso» (dichiarazione ripresa di recente dal giornale la Nuova Padania). Ma, mettendo in soffitta le posizioni di Umberto Bossi, Salvini è andato ben oltre l’alleanza con i neofascisti nostrani, avvicinandosi anche all’estrema destra di Vox in Spagna e a quella di Le Pen in Francia.
Allora perché questa ingratitudine verso Matteo Salvini che generosamente ha “foraggiato”, in termini di voti, proprio Fratelli d’Italia? Qual è il motivo? Forse perché a lungo ha puntato i piedi per cercare di tornare al Ministero dell’Interno al posto di Matteo Piantedosi? Forse. Ma, sul punto, come dargli torto? Di sicuro è più facile rilasciare a getto continuo dichiarazioni roboanti e demagogiche e coltivare il bacino elettorale delle Forze di Polizia, piuttosto che cercare di risolvere le carenze del servizio ferroviario delle attuali linee ad alta velocità e del trasporto regionale. O forse perché, con costanti sgomitate, cerca di apparire intestandosi, a danno degli alleati di Governo, il merito di alcune infrastrutture? Difficile che sia per questo motivo perché, ad esempio, non ci si può proprio vantare della recente riapertura, ancora parziale, del tunnel del Tenda dopo anni di ritardi incredibili nell’esecuzione dei lavori, di scandalose incertezze progettuali e di frodi sulla fornitura del materiale. Però è anche vero che tagliare il nastro alle inaugurazioni, a prescindere da ritardi e aumenti dei costi, in fondo è un bel gioco che infetta molti politici scatenando invidie e seminando zizzania verso chi può tenere le forbici in mano.
Certo a Salvini piace spararle grosse, proprio come se tutto fosse un gioco, e in piena campagna elettorale per le Regionali nelle Marche ha annunciato che dal 2027 partiranno i lavori per realizzare l’Alta Velocità sulla linea Adriatica, anche se si tratta, in realtà, di una semplice velocizzazione, in alcuni tratti, dell’attuale linea ferroviaria (Corriere della Sera). Contemporaneamente però evita di parlare dello scandalo dei lavori per l’elettrificazione della linea ferroviaria tra Campobasso e Isernia. La stazione del capoluogo del Molise è stata chiusa nel 2020 per un intervento di elettrificazione della linea che doveva terminare nel 2023, ma per la riapertura adesso si prospetta la fine lavori nel 2028, e il preventivo iniziale di spesa di 80 milioni è salito a quota 400 milioni. Riassumendo, questo vuol dire quasi dieci anni per elettrificare 80 chilometri di ferrovia al costo di quasi 5 milioni di euro al km.
Oggi Salvini vuole intestarsi il “merito” del Ponte sullo Stretto. Tutto è un gioco. Quindi che importa se in precedenza aveva dichiarato la sua opposizione all’opera? Qualche battuta a effetto e voilà si cambia posizione, irridendo i contrari addirittura con video per denigrare, per esempio, uno studente siciliano, colpevole di criticare il progetto, esponendolo a minacce e insulti. Come ha replicato il giovane, non è stato un comportamento da ministro della Repubblica…. E vien da sorridere, senza trovare altra spiegazione del “tanto è tutto un gioco”, guardando un video pubblicato da Messina Today, per alcune sue affermazioni tra cui la promessa di 120.000 posti di lavoro nei cantieri e la previsione di una spesa complessiva di 13 miliardi (calcolati glissando sulla realtà che in Italia, per la poca serietà dei controlli negli appalti e sub appalti, c’è sempre un abisso tra previsione di spesa e saldo finale). New boastful, ovviamente, vanità alla ricerca di applausi che fanno impallidire quelle sui 5.000 posti di lavoro nei cantieri della Torino-Lyon (alzi la mano chi ha mai visto 5.000 lavoratori all’opera in Valle di Susa!), linea i cui costi sono già lievitati in maniera abnorme nonostante si sia ancora molto lontani dalla ipotetica conclusione dell’opera prevista, forse, nel 2033. Di concreto c’è solo che la Francia non ha preso alcun impegno per costruire la tratta ad Alta velocità tra Saint Jean de Maurienne, cittadina posta sul lato francese del tunnel di base fine a se stesso, e Lyon (https://volerelaluna.it/tav/2025/08/04/metti-una-domenica-dagosto-al-tg3-il-tav-costa-troppo-ed-e-di-la-da-venire/).
Anche la previsione di un basso costo del futuro ticket per passare sul Ponte (10 euro per le auto e 20 per i camion) fa sorridere, ed è già stata stroncata dal Centro Studi Unimpresa: «con un piano di ammortamento fissato in 30 anni, il valore cumulato degli utili di circa 3 miliardi rappresenterebbe appena il 23% del costo dell’opera». A parte questa analisi tecnica ci si dimentica che in Italia le infrastrutture vengono costruite con soldi pubblici e poi la gestione viene affidata ai privati che ovviamente puntano, più che al servizio pubblico, al massimo della redditività, ed è la storia delle nostre autostrade che risultano essere le più care d’Europa, sovente affidate senza gara e che garantiscono ai concessionari profitti altissimi mentre di contro non si riesce nemmeno a sapere con precisione a quanto ammontano i canoni a favore dello Stato.
Chissà. Forse l’appellativo “bimbominkia” si riferisce al fatto che tutto viene considerato un gioco. Sarà per questo che in molti pensano che i bimbiminkia in questa maggioranza di Governo non siano pochi…
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