Conferenza stampa congiunta Comitati “no alle cave”
La vittoria ottenuta non è che solo un primo passo, se pur vittorioso, verso una lunga battaglia contro il potere politico modenese il quale ha ben fissato salde radici nei luoghi di potere, nei quali non si fa più politica ma pura e semplice amministrazione di soldi e speculazioni. E’ chiaro ora mai a tutti il ruolo compiacente delle istituzioni modenesi verso questa nuova fonte di reddito che è l’edilizia e la devastazione del suolo per fare cassa, con rapporti stretti verso gli industriali di quel settore.
Quest’ultimi spesso di fronte alla opposizione dei comitati e della cittadinanza, si barricano dietro all’ emergenza lavorativa, accollando le colpe di casse integrazioni e mobilità su questi comitati e sulla cittadinanza che si ribella tutti i giorni verso scelte scellerate che vanno a ledere il loro vita e il loro futuro.
E’ chiaro che la controparte, cavatori e provincia, non starà a guardare e cercherà di tornare all’attacco, come si può leggere dalle dichiarazioni di oggi uscite mezzo stampa sui quotidiani locali, ma dovranno essere consapevoli che troveranno di fronte sempre più la rabbia della gente e dei comitati.
Infoaut Modena
Riportiamo sotto alcuni spunti della conferenza stampa, tratti dal sito www.lacarbonarablog.it e un comunicato congiunto dei comitati e delle associazioni ambientaliste:
Riconoscendo le responsabilità della Provincia, il TAR ha condannato la stessa Provincia e la società proprietaria dell’impianto al pagamento di 15.000 euro per le spese legali a favore del ricorrente, l’associazione Italia Nostra. “La sentenza dimostra come è giusto che il rispetto delle regole non tocca soltanto ai cittadini ma anche e soprattutto alle istituzioni. In particolare coloro che sono preposti alla tutela della salute non possono prendere scorciatoie. Il TAR ha sancito che l’amministrazione provinciale ha sbagliato perché ha esercitato un eccesso di potere, contravvenendo alle regole imposte dalla normativa, con un atteggiamento che conforta unicamente le logiche economiche, a dispetto dei principi di precauzione che in materia di ambiente e salute devono sempre prevalere!”.
Amaro e duro è il commento di Eros Pancaldi, vicepresidente del comitato di Savignano: “E’ ovvio che ci siano motivi di indignazione da parte dei cittadini che si sono visti scavalcati da imposizioni che li hanno solamente danneggiati. Quella gente lì, come l’assessore Vaccari, se ne deve andare, o perché sono in malafede o perché hanno comunque dimostrato la loro totale incompetenza. Lo stesso Vaccari, che per ben due volte ci ha rifiutato l’audizione alla Conferenza dei Servizi, ci dovrebbe intanto chiedere scusa. Questa è una democrazia zoppa, dove manca un confronto alla pari. Se noi come cittadini sbagliamo, paghiamo noi; se sbagliano gli enti pubblici paghiamo comunque noi come contribuenti”.
E’ stato poi il turno di Cesare Volpi, Presidente del comitato Tutela e Territorio di Savignano: “Ormai la politica non rappresenta più i cittadini. Quando un comitato raccoglie più di 2000 firme in due weekend è palese che i politici abbiano completamente perso ogni credibilità. Quei 2000 cittadini dovrebbero essere proprio le amministrazioni pubbliche a tutelarli, invece questa gente ci ha detto per due anni che nell’impianto era tutto regolare. E hanno anche alzato il tiro, arrivando a minacciare il sindaco di Savignano. Questo è un atto intollerabile”. E ancora: “La politica in questo paese non sbaglia mai, perché se lo fa pagano comunque i contribuenti”.
A tal proposito il comunicato diffuso è chiaro: “Sul risarcimento desideriamo sottolineare che la sanzione verrà pagata con i soldi della collettività e non da chi ha realmente sbagliato. Chiediamo pertanto che l’amministrazione provinciale si impegni a recuperare, nei confronti di quei dirigenti che hanno firmato le autorizzazioni annullate da TAR, tutte le somme. Solo vedendo pagare di persona i responsabili di tali errori potremmo dire di avere ricevuto giustizia”.
Durissimo il commento di Eros Pancaldi, che ha tuonato: “Vaccari stia attento, perchè la prossima volta andiamo sul penale, e lo denunciamo”.
“Gli amministratori – ha poi continuato Volpi – non si devono meravigliare se i cittadini di Magazzino protestano: si vedono posizionare un impianto del genere a fondo cava, a 15 metri di profondità e a contatto con le falde acquifere, in centro abitato. Come se a Magazzino non ci fossero già altri gravi problemi come cave e una viabilità disastrata”.
Al momento di parlare di cave è arrivato puntuale l’intervento di Enzo Rubbiani, presidente del Comitato No alle Cave di Piumazzo: “vado dall’amministrazione comunale e chiedo che vengano fatti i controlli, e a parte che non devo essere io a chiederli ma mi rispondono di rivolgermi alle autorità competenti. Ma da chi devo andare se non proprio dal mio sindaco? Siamo alla deresponsabilizzazione più completa”.
Preoccupato della ripresa delle escavazioni, Paolo Pellicciari del comitato di San Cesario ha detto: “attualmente è tutto fermo, ma temo che si riprenda presto a scavare considerando che Donini ha vinto l’appalto per la realizzazione della terza corsia della Modena-Brennero e che presto a S. Cesario verrà realizzata la circonvallazione.
COSA CHIEDONO IL COMITATO TUTELA TERRITORIO DI SAVIGNANO – IL COMITATO BAZZANESE AMBIENTE SALUTE – IL COMITATO SOCCORSO AL TERRITORIO SAN CESARIO – IL COMITATO NO CAVE DI PIUMAZZO – LA CONSULTA AMBIENTE DEL COMUNE DI MODENA – LEGAMBIENTE – WWF – ITALIA NOSTRA
Visto che:
– in Emilia-Romagna esiste una cava ogni 68 km2 e nella sola Provincia di Modena è prevista per i prossimi 10 anni l’estrazione di oltre 5000 m3/giorno di ghiaia. La ghiaia viene trasformata rapidamente in edifici o in strade e i Comuni, attraverso l’uso improprio degli oneri di urbanizzazione, cercano di ripianare i propri bilanci. Il territorio è usato come merce di scambio economico. Circa 1 m2 al secondo di territorio è costantemente perduto nel territorio Regionale da parecchi anni.
– Il territorio provinciale è reso sempre più impermeabile dalla eccessiva cementificazione come rileva il Piano Tutela Acque e che ciò induce riduzioni nei processi di ricarica degli acquiferi che si traducono in sovrasfruttamento di risorse di carattere finito.
– Le aste dei fiumi Panaro e Secchia sono costrette a contenere il massiccio afflusso di acque non drenate e pericolosamente convogliate nei fiumi in tempi rapidissimi a causa dell’eccesso di asfalto e di cemento e che ciò produce alluvioni.
– Nel territorio Regionale si verificano oltre 1000 frane all’anno e che oltre 1000 km di strade sono direttamente o indirettamente minacciate da frane nella sola Provincia di Modena.
– Il rapporto del Consiglio Nazionale dei Geologi pone l’Emilia Romagna al secondo posto in Italia dopo la Campania per dissesto idrogeologico.
CHIEDONO
– Alle Amministrazioni Regionale, Provinciale ed Enti Locali che venga elaborato un piano per la messa in sicurezza del territorio provinciale con la partecipazione dei cittadini, delle Associazioni e dei Comitati locali.
– Che per tale funzione venga predisposto un fondo di copertura economica.
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