Damiano libero, liber* tutt*! Sempre No Tav
All’alba del 26 gennaio, è scattata una vasta “operazione” che ha portato decine di attivisti agli arresti in carcere, agli arresti domiciliari ed ad altre e varie restrizioni della libertà.
I giornali, riportando fedelmente e senza alcun spirito critico come nella migliore tradizione italia (nella quale, spesso, la difesa della libertà di stampa ha significato al piu’ la difesa di qualche lobby, e raramente la difesa di un giornalismo di un qualche spessore), hanno parlato di “attacco all’ara antagonista dal movimento NOTAV”, ricopiando quanto illustrato dalla Procura di Torino.
Lo hanno già scritto in molti, e non ci stanchiamo però di ripeterlo: parlare di buoni o cattivi nel movimento NO TAV è privo di senso. E’ questo un dato di fatto chiaro e lampante a chiunque, per qualche ora o per settimane intere, abbia incontrato e conosciuto questo movimento.
Tutte le decisioni, si trattasse di svolgere una manifestazione “pacifica” quanto di assediare e bloccare un cantiere, sono assunte e portate avanti assieme – attraverso un processo vasto, complesso, costituente.
E’ anche in questo che seonco noi risiede la forza di questo movimento, ed è anche e soprattto per questo che l’ennesimo teorema dei buoni e dei cattivi è’ destinato a rivelarsi inefficace nel tentativo di produrre divisioni interne ai movimenti. Ed i diecimila scesi in piazza a torino in poche ore così come le centinaia di dimostrazioni di solidarietà in tutta italia ne sono la piu’ chiara dimostrazione.
Tuttavia, non possiamo non notare alcuni aspetti quanto mai insidiosi in questa operazione.
Da una parte, come stanno facendo notare diversi tecnici del settore, le sempre maggiori contraddizioni del diritto penale italiano rispetto ai suoi stessi principi fondanti – la responsabilità penale personale, la presunzione di innocenza, il carattere straordinario e temporaneo delle misure cautelari stanno venendo piegati all’esigenza di “emergenza ordine pubblico”, con una ordinanza del GIP che rivendica appieno – ad esempio – che sia superfluo stabilire le specifiche responsabilità dei manifestanti e che il rischio di reiterazione del reato sia derivante dal fatto che il cantiere dal TAV procederà (ipotesi che peraltro fa sorridere, visto che finora non si vede neppure l’ombra di un cantiera, tanto che il movimento ha ribattezzato “non-cantiere” l’area presidiata dalla forze dell’ordine, che – di fatto – presidiano se stesse e basta)..
Dall’altra, un ampia articolazione degli strumenti di limitazione delle libertà personali. In questi mesi agli arresti, vediamo affiancarsi sempre piu’ di frequente gli obblighi di dimora, gli obblighi di firma, i fogli di via, gli avvisi orali, i decreti penali – in una riarticolazine inquietante del dispositivo di controllo, anche per via amministrativa (ricordiamo che in italia sono previsti un ampio numero di c.d. “misure di sicurezza” e “misure di prevenzione”, ovvero limitazioni della libert personale non dipendenti dalla condonna per un reato bensì dalla valutazione di una presunta pericolità sociale – dal daspo all’obbligo di dimora passando per la casa di lavoro e la sorveglianza speciale, questi provvedimenti – pure dal profilo costituzionale controverso – sono in costante aumento nell’ultimo decennio).
Ed in questa riarticolazione non può sfuggire un ulteriore elemento. Sempre piu’ di frequente, ad essere oggetto di provvedimenti restrittivi sono giovani e giovanissimi. Dal 14 Dicembre del 2010, è stato un succedersi di provvedimenti per così dire “fuori prassi” che hanno riguardato minorenni, ventenni incensurati, universitari ai primi anni. La grande operazione contro “l’ala antagonista del movimeno NO TAV” vede uno studente di diciotto anni di Milano costretto all’obbligo di dimora (e quindi impossibilità ad andare a scuola), due minorenni all’epoca dei fatti costretti ai domiciliari, un incensurato di ventidue anni costretto in carcere. Anche al piu’ qualunquista degli osservatori, questi provvedimenti apparirebbero piuttosto insensati. Eppure, forse, un senso ce l’hanno – e si affiancano, ad esempio, alle perquisizioni, alle multe, alle denunce che si sono susseguite sugli studenti e le studentesse di Modena – agli arresti di qualche mese fa a Milano, ai fermi relativi al 14 dicembre ed al 15 ottobre, ed a numerosi e sempre piu’ frequenti episodi in tutta italia. Bisogna educarli da piccoli, deve aver pensato qualcuno, prima che sia troppo tardi. Si sa che la partecipazione, in questo paese, è ritenuta pericolosa.
In questo quadro, crediamo che le riflessioni possano e debbano essere molte – collettive, trasversali, articolate.
Un dato, però, è secondo noi sicuro: non abbiamo paura. Non perchè siamo eroi magari addestrati in qualche campo paramilitare all’esterno come vorrebbe certa stampa, ma perchè – dalla Val Susa alla mobilitazioni giovanili e studentesche – abbiamo saputo in massa disegnare una prospettiva altra e conflittuale di uscita dalla crisi.
Ed un altro dato è certo: la situazione è complessa ma, come si è soliti dire citando qualche proverbio cinese, ricca di opportunità.
Far vivere l’esperienza della Val di Susa nei nostri territori, ovvero esperienze di autogoverno costituente e di contropotere, è la strada attraverso cui praticare la solidarietà, ed è quello che nel piccolo della nostra esperienza intediamo continuare a fare.
Ed è anzitutto così che vogliamo esprimere la nostra rabbia e la nostra vicinanza a Damiano, con il quale molti di noi hanno condiviso tante volte le piazze di questa città, ed a tutti gli attivisti ed i compagni privati della libertà in tutta Italia, quelli che abbiamo conosciuto e quelli che è come se conoscessimo, perchè in Val di Susa c’eravamo tutti.
Generazione P. Rendez-Vous
ex cineteatro Preneste liberato
Pigneto, Roma
DAMIANO LIBERO!
LIBER* TUTT*!
SEMPRE NO TAV
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