Di amianto, autogestione e inconsistenza delle istituzioni
In questa fine di estate 2012 che ci ha visti ancora impegnat* in diverse lotte dobbiamo fermarci un attimo e riprendere parola per
porre al dibattito pubblico una questione molto delicata: quella dell’amianto al centro sociale Gabrio. L’amianto c’è, lo sappiamo, a
Torino lo sanno tutti quelli che hanno minimamente presente il Gabrio.
Negli anni della storia del centro sociale la questione è stata periodicamente strumentalizzata dalla destra cittadina per chiedere lo sgombero, mentre veniva pressoché ignorata dalla sinistra cittadina e dall’amministrazione che avrebbe dovuto tutelare la nostra e
vostra salute.
Anche quando dal Gabrio partì una lettera aperta al Comune per sollecitare un intervento di bonifica rispettoso del centro sociale e che non utilizzasse la questione dell’amianto come pretesto per lo sgombero. Era il 2004 e nessuno si prese la briga di ascoltare e rispondere ai nostri timori sulla salubrità degli edifici. Noi siamo i primi ad essere parte lesa dalla presenza dell’amianto ed i primi a volerlo bonificare, senza interessi se non quello del diritto alla salute.
Negli anni abbiamo aperto le porte a sopralluoghi di tecnici del Comune e dell’ARPA, sempre disponibili ad un confronto che non è mai stato concesso. Negli anni abbiamo fatto esperienza dell’inconsistenza delle Istituzioni ed abbiamo sistematicamente, attraverso l’autofinanziamento, manutenuto i locali del centro sociale, arrivando anche a verniciare con una pittura incapsulante
apposita per cemento-amianto due dei tre tetti del centro sociale: perché nessuno ha mai voluto assumersi la responsabilità di una bonifica ed abbiamo deciso di assumercela noi per quanto ci è stato possibile, perché teniamo alla salute nostra e di tutti.
A febbraio arriva la sentenza che ha inchiodato i vertici della multinazionale Eternit, condannati in primo grado per disastro ambientale doloso e omissione di cautele antinfortunistiche. Secondo le motivazioni, i due, pur di fronte alle manifestazioni dell’inquinamento, «hanno continuato e non si sono fermati né hanno ritenuto di dover modificare radicalmente e strutturalmente la situazione».
Una vittoria importantissima per la salute pubblica ed uno spauracchio per tutti i soggetti che fino ad allora avevano preso il problema amianto sotto gamba.
A fine giugno abbiamo appreso dalla rete che, prontamente, 500Mila euro sarebbero stati introdotti nel bilancio preventivo del Comune per la bonifica dei locali del centro sociale.
A quanto pare il Comune parla di noi ma non parla con noi, ignorando 18 anni di socialità e tutte le realtà che hanno vissuto e vivono il Gabrio. Sappiamo poi che c’è stato un incontro tecnico tra l’ARPA e il Comune. A fine Luglio infine la Lega Nord è tornata a chiedere lo sgombero del Gabrio e questa volta, come non succedeva da un po’ di tempo, la richiesta era incentrata sul “pericolo amianto”.
Noi non abbiamo mai nascosto la testa sotto la sabbia sul problema-amianto! E non intendiamo farlo nemmeno questa volta!
Ecco perché diciamo con chiarezza che la bonifica dall’amianto è un interesse collettivo sacrosanto, ma non vogliamo in nessun modo che la questione venga utilizzata strumentalmente per arrivare ad uno sgombero del centro sociale.
Ora festeggiamo i 18 anni di occupazione, un’esperienza di lotte e di percorsi dal basso che deve continuare a vivere, molto meglio senza amianto ma con l’autogestione che l’ha caratterizzata fin qui. Siamo disponibili ad un confronto tecnico con l’ARPA e il Comune che individui i criteri di una bonifica condivisa, ma non siamo disponili a parlare di istituzionalizzazione dell’esperienza del centro sociale dentro canali associativi o simili.
Pensiamo che il nostro centro sociale con le sue attività ed i suoi percorsi di riappropriazione e di lotta per i diritti e la dignità, rappresenti, senza presunzione, un’esperienza significativa in questa Torino svenduta e strozzata da crisi, precarietà e malgoverno cittadino. Il Gabrio è per tutti e tutte e il Gabrio è di tutti e tutte, un bene collettivo che va sostenuto e difeso.
Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna “I love Gabrio” e l’appello per sostenere il Csoa Gabrio.
Per sostenere la nostra volontà di continuare a vivere come esperienza autogestita e per contro-informare sia sugli sviluppi prossimi
della vicenda, sia sulle tappe della questione-amianto in questi anni.
Lo faremo attraverso un blo dove renderemo pubblica tutta la documentazione in nostro possesso. Lo faremo in occasione dei
festeggiamenti per i 18 anni di occupazione in settembre. Lo faremo nelle strade e nelle piazze del nostro quartiere e di questa città
.
GABRIO PER TUTTI E TUTTE
AMIANTO PER NESSUNO
I LOVE GABRIO
GABRIO PER TUTT* AMIANTO PER NESSUNO
Torino. Città della crisi. Un tasso altissimo di sfratti per morosità. Asili che vengono svenduti e centinaia di precari* lasciat* a casa. Servizi sociali essenziali che non ricevono finanziamenti. Un debito pubblico significativo dovuto alle scelte scellerate legate alle Olimpiadi e ad investimenti finanziari pericolosi. Che aumenterà per colpa del TAV.
Ecco, in una situazioni del genere ci si aspetterebbe che le varie istituzioni abbiano un bel po’ di cose di cui preoccuparsi.
Invece, come per il più classico dei tormentoni estivi, rispuntano i “veri” problemi della città: le occupazioni! Occupazioni da criminalizzare, stabili da svendere per fare cassa, stabili da bonificare per essere rimessi nel ciclo delle speculazioni.
Il Gabrio è stato occupato nel settembre del 1994. Da 18 anni è un punto di riferimento per il quartiere San Paolo e per la città. Da 18 anni “produce socialità”.
In 18 anni abbiamo visto il comune investire migliaia di euri in progetti “aggregativi” o “giovanili”. Abbiamo visto questi progetti naufragare miseramente ed i soldi essere buttati via.
Il Centro Sociale resiste da 18 anni con attività che richiamano centinaia di persone. Come la palestra popolare “Dante Di Nanni” che offre corsi tutti i giorni, dalla boxe all’arrampicata, seguendo logiche che si basano, nel solco dell’autogestione, sulla messa in
comune di risorse e saperi, contro la concezione del moderno fitness e del culto dell’immagine. Come lo sportello il-legale e la microclinica fatih che offrono patrocinio ed assistenza legale e sanitaria gratuita a chiunque lo richieda. Come “Lo sportello diritto alla casa Zona San Paolo” a disposizione per affrontare e risolvere le annose questioni legate agli sfratti, piuttosto che il Punto San Precario, dove i precari torinesi stanno imparando ad autorganizzarsi e a creare conflitto dentro e fuori i luoghi di lavoro. Ed ancora l’infoshock che affronta in maniera non ideologica il tema del proibizionismo. Fino ad arrivare ai nuovi spazi e progetti come quello della Ri-Ciclofficina “Senza Freni” e dell’ Orto Collettivo “Terra ZapPata”.
Il Gabrio è un luogo per organizzarsi per rispondere a istanze e bisogni sociali, ma anche un luogo di contro cultura. Artisti e band più o meno famosi negli anni hanno calcato il palco di Via Revello 3 e migliaia di persone hanno ascoltato musica al di fuori dei canali e dagli schemi imposti dalla omologazione e dal profitto.
Fuori dalle mura di via Revello il Gabrio è soprattutto politica quotidiana, nelle strade. Per questo sta nelle occupazioni abitative (4 solo nel quartiere San Paolo), nelle lotte per i diritti dei migranti ed in tutte quelle lotte che dalla città alla Val di Susa si oppongono, in nome della dignità, all’arroganza del potere. Il Gabrio è stato riaperto al quartiere, riconsegnato al territorio, sottratto alla speculazione e reso fruibile dopo che il comune ha deciso di abbandonarlo alle intemperie e al degrado. Gli/le occupant* si sono prodigati nel tempo per mitigare il rischio amianto, alla faccia di chi avrebbe dovuto pensarci e che solo dopo lo spauracchio della sentenza eternit ha finalmente visto quello che noi già nel 2004 gridavamo a gran voce. Per tutte queste ragioni chiediamo che la questione dell’amianto al Gabrio venga affrontata dalle istituzioni preposte salvaguardando l’esperienza di auogestione del centro sociale.
Chiediamo che il Comune di Torino e la Prefettura non utilizzino strumentalmente la salute pubblica per finalità politiche, per ottenere uno sgombero coatto di una realtà scomoda perché da sempre protagonista nelle lotte sociali.
Chiediamo un intervento di bonifica discusso e partecipato con gli occupanti e le occupanti e con il quartiere.
IL GABRIO E’ DI TUTTE E TUTTI
SOSTENIAMOLO TUTTE E TUTTI
Una breve cronologia della questione amianto:
17 settembre 1994: occupazione degli edifici di proprietà comunale in via Revello 3/5: nasce il csoa gabrio
1995: il Comune di Torino firma con l’Associazione Areazione (un’associazione informale di studenti e studentesse
“ereditata” da una parte del Movimento della Pantera) un pre-contratto in comodato d’uso. Nel testo si parla di un assegnazione da definire e regolamentare con successive delibere. Poi più nulla…
Estate 2004: preparandosi a festeggiare i 10 anni di occupazione l’assemblea del centro sociale invia una lettera aperta al Comune di Torino, indirizzata a Giuseppe Nota (dirigente del settore gioventù) e Marco Calgaro (Vice-Sindaco). Nella lettera si pone con forza la questione dell’importanza degli spazi sociali autogestiti e si chiede di individuare una soluzione condivisa per arrivare a una bonifica dell’amianto presente in alcune parti del centro sociale. Seguono un paio di incontri, a cui seguono alcuni sopralluoghi presso il centro sociale da parte di tecnici dell’ARPA e geometri del Comune. Vengono prelevati campioni da tetto e pareti. Poi più nulla…
Estate 2011: arriva al centro sociale una raccomandata dalla Divisione Gioventù e Rapporti con le Circoscrizioni del Comune indirizzata all’Associazione Areazione: il Comune rispolvera quel pre-comodato mai concluso comunicando al “legale rappresentante dell’associazione” di dover documentare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (bonifica delle parti in amianto) fatti, consentendo un sopralluogo di tecnici all’interno dei locali. Rispondiamo alla lettera come centro sociale dando disponibilità all’ingresso dei tecnici per il sopralluogo ma rispediamo al mittente (cioè al Comune proprietario dell’immobile) le responsabilità relative all’amianto.
5 settembre 2011. Si presentano al Gabrio alcuni tecnici e funzionari di ARPA e Comune. Viene loro consentito l’accesso ma il sopralluogo non viene effettuato in mancanza di un “cestello adeguato”. Poi più nulla…
29 giugno 2012: sul blog del Movimento 5 Stelle Torino compare un articolo dal titolo “Come il Comune spende i nostri soldi. Dall’articolo apprendiamo che sono stati preventivati dal Comune “500.000 euro per la manutenzione straordinaria e bonifica
edifici via Revello 3 e 5”. Il curatore dell’articolo riporta tra parentesi un suo commento personale “ma lo sanno cosa c’è a quell’indirizzo?”. Un paio di settimane prima erano già stati ripresi i “contatti informali” con l’ARPA. Un tecnico ci contatta tramite il blog del centro sociale.
25 luglio 2012: ennesima interpellanza della Lega Nord per chiedere lo sgombero del Gabrio. Questa volta però al centro della richiesta è il “pericolo amianto”.
C.S.O.GABRIO – VIA REVELLO 3 – ZONA SAN PAOLO ANTIRAZZISTA – TORINO
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