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Emilia, zona del sisma, Rivara: si parla ancora del deposito di gas sotterraneo.

A tener viva la partita, che molto probabilmente andrà oltre al novantesimo (per utilizzare termini calcistici), è la commissione di Valutazione Impatto Ambientale (Via) che non ha mutato il parere favorevole alle trivellazioni “diagnostiche” precedenti la costruzione del deposito, ribadendo che non è possibile provare una correlazione diretta tra i test e i terremoti e che gli accertamenti sul campo saranno fondamentali per formulare un parere sull’impianto.

Dunque la saga continua nonostante i pareri negativi della quasi totalità degli ambienti istituzionali. Addirittura il ministro dell’ambiente Clini già il 23 maggio scorso aveva chiesto “ulteriori accertamenti” e “maggiore prudenza” prima di trivellare un sottosuolo “instabile” per depositarvi gas. La posizione contraria al deposito è stata replicata ad agosto dal ministro Passera e ribadita in questi giorni da Clini stesso: “Conclusioni non richieste (quelle del Via), il ministero è per il no”.

Nonostante la quasi totalità delle Istituzioni sia contro il progetto, sebbene a nostro dire non per la consapevolezza dell’impatto ambientale che avrebbe l’eco-mostro ma solo in seguito al verificarsi della catastrofe sismica, c’è anche chi in questi giorni torna ad esultare e prendere parola per il rinnovato parere favorevole della Via. E’ il senatore Carlo Giovanardi che sposta tutta la vicenda sul piano politico: “Dobbiamo dividere la politica dalla scienza – ha commentato soddisfatto, contattato telefonicamente da ilfattoquotidiano.it– perché, come hanno ricordato i membri della commissione nella relazione redatta sulla questione del deposito di Rivara, nel mondo esistono centinaia di siti operanti e anche laddove si sono verificati terremoti, in certi casi di magnitudo ben superiore a quello che c’è stato in Emilia Romagna, non si sono riscontrati danni. I tecnici della Via hanno semplicemente sollecitato ulteriori studi che richiederanno approssimativamente altri 2 o 3 anni, sulla base dei quali prendere una decisione definitiva. Ricerche che, oltretutto, porteranno nuove conoscenze sulla situazione del sottosuolo modenese e che offriranno un contributo anche alla prevenzione dei terremoti”. Insomma, conclude il senatore “è lunare che la politica dica ‘no’ alla ricerca”.

 

A fronte di tutto ciò torna evidente l’importante ruolo che dovranno giocare su più fronti i comitati “No Gas”, nati per contrastare questa grande opera. Infatti, è sempre più evidente come la commissione Ers (Erg Rivara Storage, azienda committente) e quella fetta di politica comandata da Giovanardi con il tempo tentino di far cadere nel dimenticatoio la vicenda del deposito, consapevoli che alla scadenza naturale del governo tecnico, salirà al potere un governo che loro sperano sia molto attivo nella realizzazione di grandi opere come lo stoccaggio del gas a Rivara. E’ possibile che costoro contino sull’insufficienza delle 50mila firme raccolte per bloccarne la costruzione e sul fatto che la memoria del terremoto tra qualche anno potrebbe non contare più così tanto da fermare questo progetto. D’altra parte, la Ers continua ad incalzare anche sul piano giudiziario. Infatti, a luglio ha fatto ricorso al Tar contro la delibera della Regione Emilia Romagna, che nega al ministero dello Sviluppo Economico l’intesa per avviare il programma preliminare di ricerca scientifica atta a verificare la compatibilità geologica dello stoccaggio gas nel territorio di Rivara.

E’ dunque chiaro come diventi sempre più importante costruire un’opinione pubblica, informata e consapevole, che non si limiti ad opporsi al deposito di gas nei territori della Bassa modenese, così che la lotta agli eco-mostri venga generalizzata e si estenda oltre quei confini. In tal senso, l’esempio della lotta contro la Tav è senz’altro il più significativo.

E a proposito di comitati, ancora Giovanardi non esita ad esprimersi negativamente nei loro confronti: “Loro (i comitati) sono il principale problema dell’Italia dal No Tav all’Ilva, non c’è un posto in questo paese dove si possa avviare un progetto senza che si formino comitati su comitati”.

Ma loro (sì ministro, proprio quei comitati che intralciano i vostri piani) controbattono con fermezza, ricordando a tutti che al deposito ci sarà una opposizione sicura!

 

Pubblichiamo l’estratto di una nota dalla pagina facebook del comitato “No Gas” di Rivara, che risale al 31 ottobre:

 

<<Stoccaggio gas Rivara, il caso non è chiuso

 

• Peppe Croce

Come avevamo previsto ai primi di luglio il progetto di uno stoccaggio gas a Rivara, nel centro della zona colpita dallo sciame sismico in Emilia tra il 20 e il 29 maggio, non è stato affatto accantonato dalla Indipendent Resources, società alla quale fa capo Erg Rivara Storage.

L’ultima notizia in merito riguarda il parere favorevole espresso dalla Commissione Via-Vas del Ministero dell’Ambiente, che ha dato il proprio ok alle trivellazioni per eseguire gli studi preliminari necessari a completare il progetto dell’opera. Se le trivellazioni daranno esito positivo e Indipendent Resources vorrà andare avanti dovrà chiedere una Via definitiva. Si tratta della seconda Via concessa dalla Commissione dopo quella di febbraio.

Tutto ciò ha dell’incredibile: il ministro Corrado Clini, a giugno, aveva giurato che il progetto era stato accantonato definitivamente. Queste le parole che aveva usato all’epoca: “Nel 2012 era stata concessa l’autorizzazione per uno studio di fattibilità. Ma nelle ore immediatamente successive al primo degli eventi sismici ho disposto un supplemento di istruttoria per verificare se esistevano le condizioni anche solo per autorizzare lo studio di fattibilità.


Nel frattempo, considerando che la Regione Emilia Romagna aveva dato comunque parere contrario anche allo studio preliminare, il Ministero dello Sviluppo economico, d’intesa con noi, ha negato anche l’autorizzazione agli studi preliminari. Quindi la situazione attuale è che il progetto di studio non è approvato.”

Come è possibile, allora, che la Commissione VIA abbia continuato a esaminare il progetto e lo abbia persino approvato? Lo ha fatto di nascosto? Lo ha fatto ignorando il parere del suo ministro? Clini, da parte sua, ribadisce che il progetto è archiviato.

… A chi credere, allora? Al ministro tecnico smentito dai suoi tecnici o a una commissione che sembra lavorare come se un ministro non ce l’abbia nemmeno?

La questione è molto più semplice, e l’avevamo descritta a luglio commentando il ricorso al TAR di Indipendent Resources contro il blocco “politico” della Regione Emilia Romagna che aveva espresso e inviato al Ministero dello Sviluppo economico (competente sulle risorse minerarie) parere negativo allo stoccaggio. Scrivevamo a luglio:

nei prossimi mesi si saprà se il TAR riterrà opportuno accettare il ricorso di ERS o convalidare la decisione del Governo. Nel primo caso il decreto VIA già emesso tornerebbe in vigore e l’azienda potrebbe procedere con gli studi geologici preliminari alla costruzione dello stoccaggio. Tuttavia, qualora dovesse realmente decidere di costruire il sito sotterraneo dovrebbe chiedere un’ulteriore Valutazione di Impatto Ambientale.
Tutto inutile, quindi? No, assolutamente, perché quando ERS avrà finito la sua ricerca geologica, avrà stabilito che tutto è sicuro (la ricerca la fa l’azienda stessa, quale altro risultato potrebbe emergere?) e avrà presentato la nuova richiesta di VIA, al Ministero dell’Ambiente non ci sarà più Corrado Clini. E tutto tornerà in discussione.

Ora è arrivato l’ok a proseguire la ricerca geologica, cioè le trivellazioni di pozzi esplorativi per vedere cosa c’è nel sottosuolo dove Erg Rivara Storage vorrebbe fare il deposito di gas, ed è arrivato anche prima della sentenza del Tar. Tutto prosegue come preventivato, nessuna stranezza.

Corrado Clini, nel frattempo, si conferma ininfluente su qualsiasi decisione abbia a che fare con l’energia: se con la Strategia Energetica Nazionale si è dovuto piegare al volere del collega ministro Passera accettando il raddoppio delle trivellazioni petrolifere in Italia, con lo stoccaggio di Rivara si dovrà piegare ai colleghi tecnici del suo stesso Ministero. Fonte: Ansa”>>

 

Questi passaggi fanno capire due cose: da un lato che i comitati sanno comprendere i fenomeni con una competenza che è una risorsa per il futuro antagonista e resistente del paese; dall’altro che le multinazionali sono in grado di imporre il loro volere a prescindere dalle decisioni prese dalle Istituzioni e dalla volontà delle popolazioni locali.

Tuttavia, se è vero che le multinazionali trovano appoggio in un politico come Giovanardi, è altrettanto vero che la lotta contro questo impianto trovi una popolazione unita e battagliera, convinta che la salute ed il futuro di questo paese debbano essere difesi, dalla Val Susa a Taranto, perché nulla sia più sacrificato per assecondare gli interessi di pochi speculatori avidi.

 

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